Da alcuni decenni la cocciniglia Matsucoccus feytaudi sta arrecando ingenti danni nelle pinete di pino marittimo che si trovano nella porzione più mediterranea dell’areale di distribuzione. In queste aree la specie viene a trovarsi in condizioni ecologiche non ottimali che ne diminuiscono la resistenza e le infestazioni di questo insetto sono risultate devastanti: migliaia di ettari di pinete di Pinus pinaster sono andati distrutti nel sud della Francia così come in Liguria e in Toscana. Nel Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli (la nostra area di studio) la fascia di vegetazione litoranea costituita dalla pineta di pino marittimo si presentava nel 2010 completamente invasa da Matsucoccus feytaudi. I gestori del Parco hanno così dato avvio agli interventi fitosanitari di lotta obbligatoria, così come previsti per legge, dapprima con tagli a raso su piccole superfici di forma e orientamento diversi, successivamente con tagliate di maggiori dimensioni. Il progetto di ripristino della copertura forestale ha previsto la sostituzione di specie con l’introduzione del leccio: la piantagione è stata realizzata con semenzali di 1 anno allevati in contenitore. Il forte carico di ungulati presenti nella Tenuta di San Rossore risulta da tempo incompatibile con i processi di rinnovazione naturale delle specie arboree ed arbustive e, nel caso specifico, per favorire l’attecchimento e la successiva affermazione delle piantine di leccio sono state utilizzate protezioni individuali (Tubex™ di forma cilindrica, alti 1,2 e di diametro variabile da 9 a 12 cm) contro la bucatura ad opera del daino (Dama dama L.). Negli anni successivi ai tagli a raso il pino marittimo ha manifestato meccanismi di resilienza con una abbondante rinnovazione naturale a ricostituire, potenzialmente, la pineta. Nello studio che viene qui presentato vengono analizzate le relazioni che si sono manifestate tra la rinnovazione naturale di pino marittimo e la rinnovazione artificiale di leccio. In particolare le ipotesi sottoposte a verifica sono state: (i) l’impatto della brucatura dei daini sui lecci circondati da numerose piante di pino marittimo è più basso rispetto a quanto avviene a carico dei lecci cresciuti isolati o circondati da un minor numero di pini; (ii) la protezione fornita dalle piante di pino marittimo dipende da caratteri dimensionali come l’altezza e le dimensioni della chioma. Lo studio mira a quantificare la protezione esercitata dalla rinnovazione naturale nei confronti della piantagione di leccio e a definirne le dinamiche temporali allo scopo di produrre alcune linee guida per la gestione forestale nei casi di ripristino ambientale da attuare in situazione dove la pressione di brucatura si attesta su livelli esiziali. I rilievi effettuati nel 2016 sono stati eseguiti in 12 aree di saggio, ognuna delle quali comprendeva 18 piantine di leccio piantate 7 anni prima. Su ogni leccio sono state rilevate sopravvivenza e crescita e attorno ad esse è stata individuato un sub-plot quadrato di 4 m2 all’interno del quale sono stati effettuati rilievi di dettaglio sulla rinnovazione naturale insediatasi successivamente al taglio raso della pineta. Le variabili prese in considerazione sono state: copertura complessiva, eventuale presenza di rami sovrastanti l’apertura superiore dello shelter, poi, per ogni singola piantina, specie di appartenenza della piantina, posizione rispetto al semenzale di leccio posto a dimora, altezza, sviluppo laterale della chioma e nel caso delle piantine di pino marittimo, la loro età (stimata) e la presenza, o meno, di strobili maturi. La brucatura ripetuta che si verifica quando la piantina di leccio raggiunge il bordo superiore della protezione può compromettere il successo della piantagione ma la probabilità di essere brucata è significativamente maggiore laddove la rinnovazione naturale di pino risulta meno abbondante. La rinnovazione naturale, dove presente, è rappresentata da piante vigorose, non attaccate dalla cocciniglia (almeno fino a quando la corteccia, fessurandosi, diviene ospitale per l’insetto). Quando le piante sono riunite in nuclei consistenti vicino ai lecci piantati queste sono in grado di influenzarne positivamente l’affermazione. In questo le piante di pino marittimo si sono rivelate più efficaci rispetto agli shelter utilizzati e grazie ai risultati dello studio è possibile definire valori discriminanti per quanto riguarda la densità della rinnovazione e le dimensioni delle piante che determinano i fenomeni di facilitazione. In casi analoghi è ipotizzabile un intervento in due tempi con la piantagione (o eventualmente la semina) da effettuarsi in corrispondenza di nuclei di rinnovazione alcuni anni dopo il taglio raso del soprassuolo preesistente; tutto ciò avvalendosi anche della tolleranza dell’ombra che caratterizza il leccio. Durante la stagione vegetativa 2018 sono stati condotti ulteriori rilievi per verificare l’ipotesi di una progressiva azione di facilitazione da parte della rinnovazione naturale del pino marittimo nei confronti della piantagione di leccio.
Dinamiche di facilitazione della rinnovazione naturale di pino marittimo a favore di una piantagione di leccio sottoposta ad un’intensa azione di brucatura nella tenuta di San Rossore (PI) Mechanical facilitation by maritime pine against severe browsing pressure on holm oak plantation in San Rossore forest (Pisa) / Alberto Maltoni, Barbara Mariotti, Francesca Logli, Sofia Martini, Andrea Tani, Roberto Tognetti. - STAMPA. - (2018), pp. 64-66. (Intervento presentato al convegno IV Congresso Nazionale di Selvicoltura Il bosco: bene indispensabile per un presente vivibile e un futuro possibile tenutosi a Torino nel 5-9 Novembre 2018).
Dinamiche di facilitazione della rinnovazione naturale di pino marittimo a favore di una piantagione di leccio sottoposta ad un’intensa azione di brucatura nella tenuta di San Rossore (PI) Mechanical facilitation by maritime pine against severe browsing pressure on holm oak plantation in San Rossore forest (Pisa)
Alberto Maltoni
;Barbara Mariotti;Andrea Tani;
2018
Abstract
Da alcuni decenni la cocciniglia Matsucoccus feytaudi sta arrecando ingenti danni nelle pinete di pino marittimo che si trovano nella porzione più mediterranea dell’areale di distribuzione. In queste aree la specie viene a trovarsi in condizioni ecologiche non ottimali che ne diminuiscono la resistenza e le infestazioni di questo insetto sono risultate devastanti: migliaia di ettari di pinete di Pinus pinaster sono andati distrutti nel sud della Francia così come in Liguria e in Toscana. Nel Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli (la nostra area di studio) la fascia di vegetazione litoranea costituita dalla pineta di pino marittimo si presentava nel 2010 completamente invasa da Matsucoccus feytaudi. I gestori del Parco hanno così dato avvio agli interventi fitosanitari di lotta obbligatoria, così come previsti per legge, dapprima con tagli a raso su piccole superfici di forma e orientamento diversi, successivamente con tagliate di maggiori dimensioni. Il progetto di ripristino della copertura forestale ha previsto la sostituzione di specie con l’introduzione del leccio: la piantagione è stata realizzata con semenzali di 1 anno allevati in contenitore. Il forte carico di ungulati presenti nella Tenuta di San Rossore risulta da tempo incompatibile con i processi di rinnovazione naturale delle specie arboree ed arbustive e, nel caso specifico, per favorire l’attecchimento e la successiva affermazione delle piantine di leccio sono state utilizzate protezioni individuali (Tubex™ di forma cilindrica, alti 1,2 e di diametro variabile da 9 a 12 cm) contro la bucatura ad opera del daino (Dama dama L.). Negli anni successivi ai tagli a raso il pino marittimo ha manifestato meccanismi di resilienza con una abbondante rinnovazione naturale a ricostituire, potenzialmente, la pineta. Nello studio che viene qui presentato vengono analizzate le relazioni che si sono manifestate tra la rinnovazione naturale di pino marittimo e la rinnovazione artificiale di leccio. In particolare le ipotesi sottoposte a verifica sono state: (i) l’impatto della brucatura dei daini sui lecci circondati da numerose piante di pino marittimo è più basso rispetto a quanto avviene a carico dei lecci cresciuti isolati o circondati da un minor numero di pini; (ii) la protezione fornita dalle piante di pino marittimo dipende da caratteri dimensionali come l’altezza e le dimensioni della chioma. Lo studio mira a quantificare la protezione esercitata dalla rinnovazione naturale nei confronti della piantagione di leccio e a definirne le dinamiche temporali allo scopo di produrre alcune linee guida per la gestione forestale nei casi di ripristino ambientale da attuare in situazione dove la pressione di brucatura si attesta su livelli esiziali. I rilievi effettuati nel 2016 sono stati eseguiti in 12 aree di saggio, ognuna delle quali comprendeva 18 piantine di leccio piantate 7 anni prima. Su ogni leccio sono state rilevate sopravvivenza e crescita e attorno ad esse è stata individuato un sub-plot quadrato di 4 m2 all’interno del quale sono stati effettuati rilievi di dettaglio sulla rinnovazione naturale insediatasi successivamente al taglio raso della pineta. Le variabili prese in considerazione sono state: copertura complessiva, eventuale presenza di rami sovrastanti l’apertura superiore dello shelter, poi, per ogni singola piantina, specie di appartenenza della piantina, posizione rispetto al semenzale di leccio posto a dimora, altezza, sviluppo laterale della chioma e nel caso delle piantine di pino marittimo, la loro età (stimata) e la presenza, o meno, di strobili maturi. La brucatura ripetuta che si verifica quando la piantina di leccio raggiunge il bordo superiore della protezione può compromettere il successo della piantagione ma la probabilità di essere brucata è significativamente maggiore laddove la rinnovazione naturale di pino risulta meno abbondante. La rinnovazione naturale, dove presente, è rappresentata da piante vigorose, non attaccate dalla cocciniglia (almeno fino a quando la corteccia, fessurandosi, diviene ospitale per l’insetto). Quando le piante sono riunite in nuclei consistenti vicino ai lecci piantati queste sono in grado di influenzarne positivamente l’affermazione. In questo le piante di pino marittimo si sono rivelate più efficaci rispetto agli shelter utilizzati e grazie ai risultati dello studio è possibile definire valori discriminanti per quanto riguarda la densità della rinnovazione e le dimensioni delle piante che determinano i fenomeni di facilitazione. In casi analoghi è ipotizzabile un intervento in due tempi con la piantagione (o eventualmente la semina) da effettuarsi in corrispondenza di nuclei di rinnovazione alcuni anni dopo il taglio raso del soprassuolo preesistente; tutto ciò avvalendosi anche della tolleranza dell’ombra che caratterizza il leccio. Durante la stagione vegetativa 2018 sono stati condotti ulteriori rilievi per verificare l’ipotesi di una progressiva azione di facilitazione da parte della rinnovazione naturale del pino marittimo nei confronti della piantagione di leccio.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.