I sistemi di esbosco basati sull’utilizzo di gru a cavo sono generalmente ritenuti tra i meno impattanti, soprattutto nel caso di tagli a raso, in cui non esiste una componente di soprasuolo residuo, e quando il carico viene trasportato completamente sollevato da terra, svincolato dal terreno. Quando le operazioni di esbosco sono condotte in superfici in cui parte del soprasuolo non è stato interessato dall’utilizzazione, impiegando il carrello della gru a cavo sia per il concentramento dei toppi sotto la fune portante, oppure per l’esbosco di piante intere, alcuni impatti sembrano essere inevitabili. In questi casi si verificano, infatti, perturbazioni a livello della superficie del terreno, causate dal passaggio dei tronchi non completamente sollevati da terra. Inoltre, i tronchi, durante l’esbosco, possono colpire gli alberi non interessati dalle operazioni di utilizzazione causando lesioni più o meno gravi ed estese. La letteratura scientifica riporta numerosi lavori condotti al fine di indagare le cause delle ferite provocate in fase di esbosco alle piante rimaste in piedi, pochi tuttavia riguardano il concentramento ed esbosco con gru a cavo. Il presente lavoro indaga i danni dell’esbosco con gru a cavo di piante atterrate dall’eccezionale tempesta di vento del Marzo 2015 nella Foresta di Vallombrosa alla componente del soprassuolo residuo. Lo scopo è stato quello verificare l’esistenza di una relazione tra la distanza della pianta del soprassuolo residuo dalla proiezione a terra della fune portante della linea di gru a cavo e il fatto che la stessa sia stata ferita o meno. I rilievi sono stati condotti su 6 diverse linee dopo la conclusione delle operazioni di cantiere. Per ognuna di esse si sono stati tracciati 3 plot (30 m X 30 m) centrati sulla proiezione a terra della portante e posti alla stessa distanza nota dalla stazione motrice mobile. All’interno di ogni singolo plot è stato eseguito il rilievo totale del soprasuolo, registrandolo stato di salute delle piante e la presenza di ferite. In quest’ultimo caso sono state rilevate posizione, forma e superficie della ferita. Dall’analisi è risultato che il 9,75% delle piante rimaste in piedi è stato lesionato, tra queste oltre il 90% non supera i 4 m di distanza dalla proiezione a terra della portante, il 50% i 3,5 m. Elaborando un modello di regressione di tipo logistico si è osservato che all’aumentare della vicinanza della pianta rispetto alla linea, aumenta anche la probabilità che questa venga ferita, al di sotto di 1,5 m di distanza le possibilità sono maggiori di una su due. Tuttavia, risulta anche che il fenomeno, in minor misura, sia influenzato da altri fattori, non dipendenti dalla distanza della pianta dalla linea.La distanza dalla stazione motrice mobile e la densità del soprassuolo residuo, invece, non risultano influire sulla probabilità di generare ferite durante le operazioni di esbosco, nelle condizioni investigate. La regressione lineare a effetti misti, condotta per indagare in tal senso, ha restituito, infatti, un valore di coefficiente di determinazione non significativo. Interessanti studi futuri potrebbero interessare il monitoraggio delle piante ferite, specialmente quelle in modo più serio, per capire se e in quanto tempo riescono a rimarginare il trauma, cercando quindi di stimare la loro capacità di resilienza.

Quando la fune non è abbastanza: valutazione dell’impatto al soprasuolo residuo di un esbosco con gru a cavo / Cristiano Foderi, Fabio Fabiano, Enrico Marchi, Martina Cambi. - ELETTRONICO. - (2018), pp. 209-210. (Intervento presentato al convegno IV Congresso Nazionale di Selvicoltura IV National Congress of Silviculture Torino, 5-9 Novembre 2018).

Quando la fune non è abbastanza: valutazione dell’impatto al soprasuolo residuo di un esbosco con gru a cavo

Cristiano Foderi;Fabio Fabiano;Enrico Marchi;Martina Cambi
2018

Abstract

I sistemi di esbosco basati sull’utilizzo di gru a cavo sono generalmente ritenuti tra i meno impattanti, soprattutto nel caso di tagli a raso, in cui non esiste una componente di soprasuolo residuo, e quando il carico viene trasportato completamente sollevato da terra, svincolato dal terreno. Quando le operazioni di esbosco sono condotte in superfici in cui parte del soprasuolo non è stato interessato dall’utilizzazione, impiegando il carrello della gru a cavo sia per il concentramento dei toppi sotto la fune portante, oppure per l’esbosco di piante intere, alcuni impatti sembrano essere inevitabili. In questi casi si verificano, infatti, perturbazioni a livello della superficie del terreno, causate dal passaggio dei tronchi non completamente sollevati da terra. Inoltre, i tronchi, durante l’esbosco, possono colpire gli alberi non interessati dalle operazioni di utilizzazione causando lesioni più o meno gravi ed estese. La letteratura scientifica riporta numerosi lavori condotti al fine di indagare le cause delle ferite provocate in fase di esbosco alle piante rimaste in piedi, pochi tuttavia riguardano il concentramento ed esbosco con gru a cavo. Il presente lavoro indaga i danni dell’esbosco con gru a cavo di piante atterrate dall’eccezionale tempesta di vento del Marzo 2015 nella Foresta di Vallombrosa alla componente del soprassuolo residuo. Lo scopo è stato quello verificare l’esistenza di una relazione tra la distanza della pianta del soprassuolo residuo dalla proiezione a terra della fune portante della linea di gru a cavo e il fatto che la stessa sia stata ferita o meno. I rilievi sono stati condotti su 6 diverse linee dopo la conclusione delle operazioni di cantiere. Per ognuna di esse si sono stati tracciati 3 plot (30 m X 30 m) centrati sulla proiezione a terra della portante e posti alla stessa distanza nota dalla stazione motrice mobile. All’interno di ogni singolo plot è stato eseguito il rilievo totale del soprasuolo, registrandolo stato di salute delle piante e la presenza di ferite. In quest’ultimo caso sono state rilevate posizione, forma e superficie della ferita. Dall’analisi è risultato che il 9,75% delle piante rimaste in piedi è stato lesionato, tra queste oltre il 90% non supera i 4 m di distanza dalla proiezione a terra della portante, il 50% i 3,5 m. Elaborando un modello di regressione di tipo logistico si è osservato che all’aumentare della vicinanza della pianta rispetto alla linea, aumenta anche la probabilità che questa venga ferita, al di sotto di 1,5 m di distanza le possibilità sono maggiori di una su due. Tuttavia, risulta anche che il fenomeno, in minor misura, sia influenzato da altri fattori, non dipendenti dalla distanza della pianta dalla linea.La distanza dalla stazione motrice mobile e la densità del soprassuolo residuo, invece, non risultano influire sulla probabilità di generare ferite durante le operazioni di esbosco, nelle condizioni investigate. La regressione lineare a effetti misti, condotta per indagare in tal senso, ha restituito, infatti, un valore di coefficiente di determinazione non significativo. Interessanti studi futuri potrebbero interessare il monitoraggio delle piante ferite, specialmente quelle in modo più serio, per capire se e in quanto tempo riescono a rimarginare il trauma, cercando quindi di stimare la loro capacità di resilienza.
2018
ABSTRACT BOOK Congresso Nazionale di Selvicoltura
IV Congresso Nazionale di Selvicoltura IV National Congress of Silviculture Torino, 5-9 Novembre 2018
Cristiano Foderi, Fabio Fabiano, Enrico Marchi, Martina Cambi
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1142381
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