Il contributo illustra il modo in cui nelle due grandi opere volgari poste agli estremi della sua attività di scrittore, i libri De familia (1433-1441 ca.) e il De iciarchia (1465 ca.), Leon Battista Alberti rievoca la figura del proprio avo paterno, messer Benedetto degli Alberti (1320 ca. – 1388), uno dei personaggi di maggior spicco della vita politica fiorentina del suo tempo. Grazie a un’indagine condotta anche con il ricorso a inedite fonti conservate nell’Archivio di Stato di Firenze, emerge che Leon Battista, nel confrontarsi con l’affascinante figura del nonno, tenne ben presente il ritratto di messer Benedetto trasmesso dalla memorialistica cittadina della fine del Trecento e dell’inizio del Quattrocento. Da un lato, viene messo in evidenza perciò come soprattutto nei libri De familia, l’autore abbia fatto proprio il ritratto positivo di messer Benedetto trasmesso dagli scrittori più vicini a posizioni popolari, come l’Anonimo fiorentino (autore della cronaca attribuita un tempo a Piero Minerbetti) o come il memorialista del primo Quattrocento Giovanni di Pagolo Morelli, concordi nel raffigurare l’antenato di Leon Battista come un grande mercante, onesto e leale, e come un cittadino esemplare, desideroso della pace e del bene dei fiorentini (“il più savio uomo di Firenze e il più grazioso ne’ fatti del Comune, lo definisce l’Anonimo). Dall’altro, nelle pagine del De iciarchia, ma anche in quella vera e propria autodifesa della propria azione politica fatta pronunciare allo stesso messer Benedetto nella pagina conclusiva dell’intercenale Divitie, Leon Battista si diede da fare per respingere le accuse di quei cronisti fieramente avversi a messer Benedetto, e ostili alla sua consorteria, che sulla scorta dei forti risentimenti personali sorti in seguito alle drammatiche giornate del Tumulto dei Ciompi, continuavano ad accusare l’avo di Leon Battista di essere un “reo uomo”, che non aveva esitato ad incitare la plebe perché bruciasse le case dei suoi avversari politici, e che aveva agito da cittadino ambizioso, il cui disegno sarebbe stato quello di farsi addirittura, come recita un’altra fonte del tempo, “signore di Firenze”.

Entre mémoire familiale et histoire de la ville. Le portrait de «messer Benedetto» dans le De familia / Boschetto, Luca. - STAMPA. - (2013), pp. 81-94. (Intervento presentato al convegno Le De familia d'Alberti: sources, sens et influence).

Entre mémoire familiale et histoire de la ville. Le portrait de «messer Benedetto» dans le De familia

Boschetto L
2013

Abstract

Il contributo illustra il modo in cui nelle due grandi opere volgari poste agli estremi della sua attività di scrittore, i libri De familia (1433-1441 ca.) e il De iciarchia (1465 ca.), Leon Battista Alberti rievoca la figura del proprio avo paterno, messer Benedetto degli Alberti (1320 ca. – 1388), uno dei personaggi di maggior spicco della vita politica fiorentina del suo tempo. Grazie a un’indagine condotta anche con il ricorso a inedite fonti conservate nell’Archivio di Stato di Firenze, emerge che Leon Battista, nel confrontarsi con l’affascinante figura del nonno, tenne ben presente il ritratto di messer Benedetto trasmesso dalla memorialistica cittadina della fine del Trecento e dell’inizio del Quattrocento. Da un lato, viene messo in evidenza perciò come soprattutto nei libri De familia, l’autore abbia fatto proprio il ritratto positivo di messer Benedetto trasmesso dagli scrittori più vicini a posizioni popolari, come l’Anonimo fiorentino (autore della cronaca attribuita un tempo a Piero Minerbetti) o come il memorialista del primo Quattrocento Giovanni di Pagolo Morelli, concordi nel raffigurare l’antenato di Leon Battista come un grande mercante, onesto e leale, e come un cittadino esemplare, desideroso della pace e del bene dei fiorentini (“il più savio uomo di Firenze e il più grazioso ne’ fatti del Comune, lo definisce l’Anonimo). Dall’altro, nelle pagine del De iciarchia, ma anche in quella vera e propria autodifesa della propria azione politica fatta pronunciare allo stesso messer Benedetto nella pagina conclusiva dell’intercenale Divitie, Leon Battista si diede da fare per respingere le accuse di quei cronisti fieramente avversi a messer Benedetto, e ostili alla sua consorteria, che sulla scorta dei forti risentimenti personali sorti in seguito alle drammatiche giornate del Tumulto dei Ciompi, continuavano ad accusare l’avo di Leon Battista di essere un “reo uomo”, che non aveva esitato ad incitare la plebe perché bruciasse le case dei suoi avversari politici, e che aveva agito da cittadino ambizioso, il cui disegno sarebbe stato quello di farsi addirittura, come recita un’altra fonte del tempo, “signore di Firenze”.
2013
Le De familia d'Alberti: sources, sens et influence, a cura di Michel Paoli, con la collaborazione di Elise Moisson-Leclerc et Sophie Dutheillet de Lamothe
Le De familia d'Alberti: sources, sens et influence
Boschetto, Luca
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