Una particolarità costante delle guerre più recenti, e ancor più quando si tratta di contese a carattere ideologico, è la devastazione del patrimonio culturale. L’odio che nasce verso questi manufatti è tanto maggiore quanto più l’architettura è ritenuta un simbolo della cultura della parte ritenuta avversa. La grande moschea di Aleppo, che rappresenta il principale monumento religioso della città, rientra tra i beni culturali della cittadina dichiarata nel suo complesso Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1986. In questi ultimi anni, le battaglie tendono a svilupparsi con maggiore frequenza nei centri urbani e proprio da questa moschea, il 25 marzo 2011, partirono i primi tumulti della rivoluzione siriana. L’edificio sacro è diventato tragicamente il luogo simbolo della guerra civile posto al centro di una disputa feroce tra l’esercito siriano, i ribelli e alcuni gruppi terroristici. All’inizio del 2013 si è incendiata la biblioteca storica e il suo splendido minbar in legno, danni irreparabili li ha subiti anche il mihrab finemente scolpito in pietra. E ancora il 24 aprile 2013 il minareto è crollato su se stesso dopo un pesante scontro armato. Anche se la città è considerata tra le più antiche del mondo, la grande moschea è poco conosciuta ai non addetti ai lavori. Essa fu fondata agli inizi dell’VIII secolo all’epoca del califfo al-Walid ibn Abd al-Malik e ricostruita e rinnovata numerose volte nel corso dei secoli. I lavori più importanti sono stati effettuati sotto la guida del sultano zengide Nur al-Din Mahmud nel 1174 e, successivamente, del sultano mamelucco Sayf al-Din Qalawun nel corso del XIII secolo. Il minareto è invece una splendida realizzazione selgiuchide, costruito nel 1094, durante il regno del principe Tutush ibn Alp Arslan. Il saggio ripercorre le vicende storico-architettoniche del manufatto religioso e si propone di portare all’attenzione della comunità universitaria italiana quanto sta accadendo in uno dei luoghi ritenuto dai molti il berceau de l’humanité.

Il minareto della grande moschea di Aleppo / Lamia Hadda. - In: BOLLETTINO DELL'ACCADEMIA DEGLI EUTELETI DELLA CITTÀ DI SAN MINIATO. - ISSN 2281-521X. - STAMPA. - 85:(2018), pp. 411-430.

Il minareto della grande moschea di Aleppo

Lamia Hadda
2018

Abstract

Una particolarità costante delle guerre più recenti, e ancor più quando si tratta di contese a carattere ideologico, è la devastazione del patrimonio culturale. L’odio che nasce verso questi manufatti è tanto maggiore quanto più l’architettura è ritenuta un simbolo della cultura della parte ritenuta avversa. La grande moschea di Aleppo, che rappresenta il principale monumento religioso della città, rientra tra i beni culturali della cittadina dichiarata nel suo complesso Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1986. In questi ultimi anni, le battaglie tendono a svilupparsi con maggiore frequenza nei centri urbani e proprio da questa moschea, il 25 marzo 2011, partirono i primi tumulti della rivoluzione siriana. L’edificio sacro è diventato tragicamente il luogo simbolo della guerra civile posto al centro di una disputa feroce tra l’esercito siriano, i ribelli e alcuni gruppi terroristici. All’inizio del 2013 si è incendiata la biblioteca storica e il suo splendido minbar in legno, danni irreparabili li ha subiti anche il mihrab finemente scolpito in pietra. E ancora il 24 aprile 2013 il minareto è crollato su se stesso dopo un pesante scontro armato. Anche se la città è considerata tra le più antiche del mondo, la grande moschea è poco conosciuta ai non addetti ai lavori. Essa fu fondata agli inizi dell’VIII secolo all’epoca del califfo al-Walid ibn Abd al-Malik e ricostruita e rinnovata numerose volte nel corso dei secoli. I lavori più importanti sono stati effettuati sotto la guida del sultano zengide Nur al-Din Mahmud nel 1174 e, successivamente, del sultano mamelucco Sayf al-Din Qalawun nel corso del XIII secolo. Il minareto è invece una splendida realizzazione selgiuchide, costruito nel 1094, durante il regno del principe Tutush ibn Alp Arslan. Il saggio ripercorre le vicende storico-architettoniche del manufatto religioso e si propone di portare all’attenzione della comunità universitaria italiana quanto sta accadendo in uno dei luoghi ritenuto dai molti il berceau de l’humanité.
2018
85
411
430
Lamia Hadda
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