Il contrasto alla povertà costituisce uno degli obiettivi del welfare state fin dalle sue origini. Del resto, i diritti sociali hanno ad oggetto la liberazione dal bisogno e, ove compiutamente realizzati, possono contribuire in modo determinante al miglioramento delle condizioni di vita delle persone. In proposito, il diritto al lavoro e il diritto del lavoro hanno svolto per decenni un ruolo essenziale, atteso che l’accesso all’occupazione e la sua tutela (accanto, ovviamente, a una crescita economica sostenuta) si sono rivelati strumenti assai efficaci per ridurre progressivamente il numero di poveri, fungendo spesso anche da “ascensore sociale”. Negli ultimi anni, purtroppo, questo circolo virtuoso tra occupazione e benessere si è spezzato. Oggi, infatti, la circostanza di svolgere un’attività lavorativa non preserva più dal rischio di incorrere in difficoltà economiche e si assiste così, con sempre maggiore frequenza, a casi di povertà nonostante il lavoro. Si tratta di un fenomeno dovuto a molteplici ragioni (si pensi, a titolo di esempio, alla globalizzazione economica o alla marcata flessibilizzazione dei rapporti di lavoro), che tra l’altro si è significativamente aggravato a seguito della recente crisi economico-finanziaria mondiale. A fronte di tali mutamenti si è deciso di dedicare questo numero della Rivista proprio alla povertà nonostante il lavoro, proponendo un’analisi a tutto campo, multidisciplinare e comparata. I saggi contenuti nella prima parte offrono una ricostruzione del fenomeno, delle sue cause e dei suoi effetti dal punto di vista delle scienze sociali diverse dal diritto (economia, sociologia, psicologia), inaugurando un dialogo che si auspica proficuo per tentare di individuare gli strumenti più idonei a contrastarlo. La seconda parte, quella propriamente giuslavoristica, si occupa dell’incidenza della povertà nei rapporti di lavoro, adottando anche in questo caso una prospettiva ampia. A un primo contributo dedicato alle politiche sovranazionali in materia ne seguono due, per molti versi speculari, concernenti, rispettivamente, il lavoro standard e quello atipico. Completano il quadro tre saggi relativi ad ambiti più specifici (e al tempo particolarmente problematici), ovvero l’economia digitale, il lavoro in agricoltura e quello femminile. Nella terza e ultima parte viene proposta una tavola rotonda tra giuslavoriste e giuslavoristi appartenenti a sei Paesi dell’Unione Europea (Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Svezia, Ungheria), cui sono stati posti gli stessi quesiti a quali si è cercato di dare risposta sul versante nazionale, sia in questo che nel numero 4/2018 dedicato alla povertà del lavoro sotto il profilo del diritto della sicurezza sociale.
La povertà nonostante il lavoro. Introduzione / M.L. Vallauri, Matteo Borzaga, Claudia Faleri. - In: LAVORO E DIRITTO. - ISSN 1120-947X. - STAMPA. - 1/2019:(2019), pp. 3-4.
La povertà nonostante il lavoro. Introduzione
M. L. Vallauri
;Matteo Borzaga
;
2019
Abstract
Il contrasto alla povertà costituisce uno degli obiettivi del welfare state fin dalle sue origini. Del resto, i diritti sociali hanno ad oggetto la liberazione dal bisogno e, ove compiutamente realizzati, possono contribuire in modo determinante al miglioramento delle condizioni di vita delle persone. In proposito, il diritto al lavoro e il diritto del lavoro hanno svolto per decenni un ruolo essenziale, atteso che l’accesso all’occupazione e la sua tutela (accanto, ovviamente, a una crescita economica sostenuta) si sono rivelati strumenti assai efficaci per ridurre progressivamente il numero di poveri, fungendo spesso anche da “ascensore sociale”. Negli ultimi anni, purtroppo, questo circolo virtuoso tra occupazione e benessere si è spezzato. Oggi, infatti, la circostanza di svolgere un’attività lavorativa non preserva più dal rischio di incorrere in difficoltà economiche e si assiste così, con sempre maggiore frequenza, a casi di povertà nonostante il lavoro. Si tratta di un fenomeno dovuto a molteplici ragioni (si pensi, a titolo di esempio, alla globalizzazione economica o alla marcata flessibilizzazione dei rapporti di lavoro), che tra l’altro si è significativamente aggravato a seguito della recente crisi economico-finanziaria mondiale. A fronte di tali mutamenti si è deciso di dedicare questo numero della Rivista proprio alla povertà nonostante il lavoro, proponendo un’analisi a tutto campo, multidisciplinare e comparata. I saggi contenuti nella prima parte offrono una ricostruzione del fenomeno, delle sue cause e dei suoi effetti dal punto di vista delle scienze sociali diverse dal diritto (economia, sociologia, psicologia), inaugurando un dialogo che si auspica proficuo per tentare di individuare gli strumenti più idonei a contrastarlo. La seconda parte, quella propriamente giuslavoristica, si occupa dell’incidenza della povertà nei rapporti di lavoro, adottando anche in questo caso una prospettiva ampia. A un primo contributo dedicato alle politiche sovranazionali in materia ne seguono due, per molti versi speculari, concernenti, rispettivamente, il lavoro standard e quello atipico. Completano il quadro tre saggi relativi ad ambiti più specifici (e al tempo particolarmente problematici), ovvero l’economia digitale, il lavoro in agricoltura e quello femminile. Nella terza e ultima parte viene proposta una tavola rotonda tra giuslavoriste e giuslavoristi appartenenti a sei Paesi dell’Unione Europea (Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Svezia, Ungheria), cui sono stati posti gli stessi quesiti a quali si è cercato di dare risposta sul versante nazionale, sia in questo che nel numero 4/2018 dedicato alla povertà del lavoro sotto il profilo del diritto della sicurezza sociale.File | Dimensione | Formato | |
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