Nelle tante riflessioni svoltesi recentemente sul rapporto fra élite e popolo è stato più volte sottolineato come anche la rappresentazione della realtà proposta dall’informazione giornalistica venga sempre più frequentemente letta come condizionata dall’appartenenza dei giornalisti a una ristretta cerchia contigua al potere, con la conseguente perdita di fiducia per come presenta i fatti e i principali fenomeni sociali. L’articolo analizza questa perdita di fiducia alla luce di 3 paradossi: innanzitutto, tale calo nella fiducia è maggiore nei Paesi con democrazie più solide, dove il giornalismo ha conquistato nel tempo più autonomia; in secondo luogo, è inversamente proporzionale al numero d’informazioni circolanti; infine, si afferma proprio quando cresce la centralità sociale dei media. È come se ci si trovasse davanti a una crisi di bulimia del giornalismo, in difficoltà proprio mentre penetra con maggiore frequenza e costanza gli immaginari collettivi. In the reflections that have taken place over the past few months on the relationship between the elite and the people, it has been repeatedly stressed that even the representation of reality proposed by journalistic information is more and more frequently read as conditioned by the belonging of journalists to a small circle contiguous to power, with the consequent loss of trust in how he presents the facts and the main social phenomena. The article analyzes this loss of trust in light of 3 paradoxes: first of all, the loss of trust is greatest in countries with more solid democracies, where journalism has gained more autonomy over time; secondly, it is inversely proportional to the number of circulating information; finally, it is stated precisely when the social centrality of the media grows. It is as if we were facing a crisis of journalism bulimia, in difficulty just as it penetrates the collective imaginations more frequently and consistently.

Perché crediamo sempre meno nel giornalismo / L. Solito, C. Sorrentino. - In: NUOVA ANTOLOGIA. - ISSN 0029-6147. - STAMPA. - 620:(2019), pp. 210-216.

Perché crediamo sempre meno nel giornalismo

L. Solito;C. Sorrentino
2019

Abstract

Nelle tante riflessioni svoltesi recentemente sul rapporto fra élite e popolo è stato più volte sottolineato come anche la rappresentazione della realtà proposta dall’informazione giornalistica venga sempre più frequentemente letta come condizionata dall’appartenenza dei giornalisti a una ristretta cerchia contigua al potere, con la conseguente perdita di fiducia per come presenta i fatti e i principali fenomeni sociali. L’articolo analizza questa perdita di fiducia alla luce di 3 paradossi: innanzitutto, tale calo nella fiducia è maggiore nei Paesi con democrazie più solide, dove il giornalismo ha conquistato nel tempo più autonomia; in secondo luogo, è inversamente proporzionale al numero d’informazioni circolanti; infine, si afferma proprio quando cresce la centralità sociale dei media. È come se ci si trovasse davanti a una crisi di bulimia del giornalismo, in difficoltà proprio mentre penetra con maggiore frequenza e costanza gli immaginari collettivi. In the reflections that have taken place over the past few months on the relationship between the elite and the people, it has been repeatedly stressed that even the representation of reality proposed by journalistic information is more and more frequently read as conditioned by the belonging of journalists to a small circle contiguous to power, with the consequent loss of trust in how he presents the facts and the main social phenomena. The article analyzes this loss of trust in light of 3 paradoxes: first of all, the loss of trust is greatest in countries with more solid democracies, where journalism has gained more autonomy over time; secondly, it is inversely proportional to the number of circulating information; finally, it is stated precisely when the social centrality of the media grows. It is as if we were facing a crisis of journalism bulimia, in difficulty just as it penetrates the collective imaginations more frequently and consistently.
2019
620
210
216
L. Solito, C. Sorrentino
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