Nell'opera L’Imagination, Jean-Paul Sartre mette a punto una serrata critica alla teoria dell'immagine di Henri Bergson, licenziando la natura inespressiva e non-intenzionale della coscienza bergsoniana. Al fondo della questione, è tuttavia facile rilevare l'opporsi di due concezioni profondamente antitetiche del rapporto coscienza-mondo, che potrebbero essere ridefinite in termini di impressionismo ed espressionismo coscienziale: se in Bergson ogni distanza tra soggetto ed oggetto parrebbe annullarsi secondo i modi di una psicologia alimentare, nella quale si dà contatto immediato (di in-pressione) col mondo, in Sartre la tematizzazione di una distanza ontologica (di ex-pressione) vorrebbe al contrario garantire una presa efficace sul reale. Alla coscienza bergsoniana non rimane allora che scoprirsi preda di un’illusione proiettiva ed allucinatoria? Importanti osservazioni contenute in Matière et Mémoire e nell'Effort intellectuel paiono al contrario dimostrare che è solo attraverso un movimento di tipo espressivo che la coscienza può espletare le proprie funzioni percettive e rammemorative.

Bergson e la non-intenzionalità della coscienza. Riflessioni sulla critica sartriana all'inespressività spirituale / Vincenti D.. - In: ESTETICA. STUDI E RICERCHE. - ISSN 2039-6635. - STAMPA. - 2/2014:(2014), pp. 133-150. [10.4434/ESR20396635.082014.10]

Bergson e la non-intenzionalità della coscienza. Riflessioni sulla critica sartriana all'inespressività spirituale

Vincenti D.
2014

Abstract

Nell'opera L’Imagination, Jean-Paul Sartre mette a punto una serrata critica alla teoria dell'immagine di Henri Bergson, licenziando la natura inespressiva e non-intenzionale della coscienza bergsoniana. Al fondo della questione, è tuttavia facile rilevare l'opporsi di due concezioni profondamente antitetiche del rapporto coscienza-mondo, che potrebbero essere ridefinite in termini di impressionismo ed espressionismo coscienziale: se in Bergson ogni distanza tra soggetto ed oggetto parrebbe annullarsi secondo i modi di una psicologia alimentare, nella quale si dà contatto immediato (di in-pressione) col mondo, in Sartre la tematizzazione di una distanza ontologica (di ex-pressione) vorrebbe al contrario garantire una presa efficace sul reale. Alla coscienza bergsoniana non rimane allora che scoprirsi preda di un’illusione proiettiva ed allucinatoria? Importanti osservazioni contenute in Matière et Mémoire e nell'Effort intellectuel paiono al contrario dimostrare che è solo attraverso un movimento di tipo espressivo che la coscienza può espletare le proprie funzioni percettive e rammemorative.
2014
2/2014
133
150
Vincenti D.
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