Da tempo trova molto spazio nel dibattito sul giornalismo il tema della post-verità. A favorire questo atteggiamento contribuisce la comunicazione digitale che facilita la moltiplicazione delle notizie e la velocità con cui si susseguono. Tuttavia, le caratteristiche della comunicazione digitale sono soltanto il punto d’arrivo di una più generale e progressiva sfiducia delle opinioni pubbliche nella mediazione giornalistica. Il deficit reputazionale del giornalismo rende più semplice equiparare tutto ciò che viene pubblicato, prescindendo dalla fonte e dal riscontro dei fatti e ponendo sullo stesso piano il vero, il verosimile e quanto è palesemente falso. In questo contributo si tenterà di delineare i fattori di più lungo periodo che acuiscono le caratteristiche della post-verità, ragionando su alcune delle cause che rendono meno efficace la mediazione giornalistica e ipotizzando l’evoluzione di quest’importante istituzione. Si sottolineeranno due divaricazioni apparentemente paradossali:1) la crescente centralità sociale dei media, a cui corrisponde una progressiva perdita di reputazione; 2) la distanza fra la consapevolezza teorica di come il giornalismo non rispecchi la realtà, ma la ricostruisca, e la prassi professionale, che continua a basarsi sulla centralità e sulla trasparenza dei fatti. The theme of post-truth has long found much space in the journalistic debate. Digital communication, which helps news multiplication and the velocity to which they follow one each other, favours this attitude. However, digital communication features only represent the point of arrival of a more general and progressive distrust of public opinion on journalistic mediation. The reputational deficit of journalism, makes easier to compare everything that is published, regardless the source and the evidence of facts and placing on the same level truth, the plausible and what is evidently false. This contribution has the aim to outline long term factors which intensify post-truth characteristics, by reflecting on some of the causes which make journalistic mediation less effective and by speculating on the evolution of this important institution. Two apparently paradoxical divarications will be outlined: 1) the growing media social centrality, to which corresponds a progressive reputation decline; 2) the distance between theoretical awareness of how journalism doesn’t effectively reflects reality, while it reconstruct it, and the professional praxis, which continues to be founded on the centrality and transparency of facts.
Prima e dopo la post-verità / L. Solito, C. Sorrentino. - In: QUADERNI DI TEORIA SOCIALE. - ISSN 1824-4750. - STAMPA. - 16:(2019), pp. 225-249.
Prima e dopo la post-verità
L. Solito;C. Sorrentino
2019
Abstract
Da tempo trova molto spazio nel dibattito sul giornalismo il tema della post-verità. A favorire questo atteggiamento contribuisce la comunicazione digitale che facilita la moltiplicazione delle notizie e la velocità con cui si susseguono. Tuttavia, le caratteristiche della comunicazione digitale sono soltanto il punto d’arrivo di una più generale e progressiva sfiducia delle opinioni pubbliche nella mediazione giornalistica. Il deficit reputazionale del giornalismo rende più semplice equiparare tutto ciò che viene pubblicato, prescindendo dalla fonte e dal riscontro dei fatti e ponendo sullo stesso piano il vero, il verosimile e quanto è palesemente falso. In questo contributo si tenterà di delineare i fattori di più lungo periodo che acuiscono le caratteristiche della post-verità, ragionando su alcune delle cause che rendono meno efficace la mediazione giornalistica e ipotizzando l’evoluzione di quest’importante istituzione. Si sottolineeranno due divaricazioni apparentemente paradossali:1) la crescente centralità sociale dei media, a cui corrisponde una progressiva perdita di reputazione; 2) la distanza fra la consapevolezza teorica di come il giornalismo non rispecchi la realtà, ma la ricostruisca, e la prassi professionale, che continua a basarsi sulla centralità e sulla trasparenza dei fatti. The theme of post-truth has long found much space in the journalistic debate. Digital communication, which helps news multiplication and the velocity to which they follow one each other, favours this attitude. However, digital communication features only represent the point of arrival of a more general and progressive distrust of public opinion on journalistic mediation. The reputational deficit of journalism, makes easier to compare everything that is published, regardless the source and the evidence of facts and placing on the same level truth, the plausible and what is evidently false. This contribution has the aim to outline long term factors which intensify post-truth characteristics, by reflecting on some of the causes which make journalistic mediation less effective and by speculating on the evolution of this important institution. Two apparently paradoxical divarications will be outlined: 1) the growing media social centrality, to which corresponds a progressive reputation decline; 2) the distance between theoretical awareness of how journalism doesn’t effectively reflects reality, while it reconstruct it, and the professional praxis, which continues to be founded on the centrality and transparency of facts.File | Dimensione | Formato | |
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