Il contatto con malattia psichiatrica rappresenta una esperienza estraniante, dolorosa e difficile da decifrare, che segna una frattura nella continuità della vita del paziente e dei suoi familiari. I fratelli, vicini e ‘pari’ di colui che si ammala, soffrono per lo stravolgimento degli affetti e per la lacerazione del tessuto familiare che l’appalesamento della sofferenza psichica grave comporta. La malattia impone un doloroso ricollocamento nelle relazioni reciproche tra i membri della famiglia, rispetto al quale i fratelli e le sorelle sembrano essere particolarmente in difficoltà. Nel rapporto con il Servizi di Salute Mentale, questi sono spesso meno accessibili degli altri congiunti, collocandosi in una posizione che sembra sollevare intense reazioni emotive nell’équipe curante (Correale, 2006). Nell’intento di favorire una riflessione sulle esperienze maturate dal Servizio nei contatti con i fratelli e le sorelle dei pazienti, e con l’obiettivo favorire un primo momento di esplorazione delle dinamiche emozionali che coinvolgono il paziente, i genitori, la fratria e i reciproci posizionamenti tra questi e il personale curante, in collaborazione con l’équipe multidisciplinare del S.O.S. S.M.A. Firenze-2, nel periodo dal marzo 2015 ad oggi è stato svolto percorso di ricerca fenomenologico-ermeneutica (Husserl, 1907; Gadamer, 1960). Esso ha coinvolto 7 operatori indicati dall’équipe per prendere parte allo studio: uno psichiatra, uno psicoterapeuta, 3 infermiere, una educatrice, un assistente sociale. Il gruppo di ricerca della Università di Firenze è composto da una psicologa, una ricercatrice con formazione filosofica, una studentessa di Psicologia, tirocinante presso il Servizio, e da un neuropsichiatra nel ruolo di supervisore. La metodologia si articola in fasi successive. Alla fase di istituzione della committenza segue la strutturazione della traccia per l’intervista in profondità (Montesperelli, 1998). Sono quindi state raccolte le testimonianze degli operatori: le interviste, mediamente di 70 minuti, si sono svolte nei locali del Servizio in orario di lavoro, e con il consenso dei partecipanti sono state registrate e trascritte. La terza fase dello studio ha previsto l’analisi dei contenuti e la loro riorganizzazione in categorie fenomenologiche. L’analisi del testo è stata condotta con una modalità interpretativa, trasparente (rigorosamente ancorata alle parole dei partecipanti) e plausibile, ossia validata consensualmente (Smith, 2003). Attualmente i risultati sono stati restituiti ai partecipanti mentre è pianificata la restituzione agli altri membri dell’équipe e alle associazioni dei familiari. I risultati dell’analisi individuano tre macro-aree tematiche. La prima indaga la modalità con la quale gli operatori percepiscono il posizionamento dei fratelli nella cura. I temi riferibili a questa area includono: 1) le fantasie di contagio o di salvezza dei fratelli che attraversano il campo, depositandosi a volte nei genitori, altre volte nel paziente, altre ancora negli operatori, 2) la percezione che gli operatori hanno del vissuto dei fratelli nei confronti del paziente e del Servizio, 3) le oscillazioni del posizionamento dei fratelli e i fattori del campo a cui sembrano essere collegate, secondo un modello polare articolato sull’asse coinvolgimento-fuga dei fratelli e, corrispettivamente o anticorrispettivamente, inclusione-espulsione da parte del sistema di cura. Una seconda macro-area riguarda la possibilità di percepire i fratelli e le sorelle dei pazienti quali portatori di bisogni e le modalità con cui il Servizio potrebbe rapportarsi ad essi. La terza macro-area riguarda il legame simbiotico: in questo caso il gruppo di ricerca ha affiancato alla analisi di contenuto riguardante le affermazioni generali degli operatori a proposito di questa dimensione la raccolta delle storie cliniche reperite nel materiale. Complessivamente i risultati sembrano suggerire la centralità di una condizione di ‘margine’: dalla marginalità dei fratelli percepiti come ‘in panchina’ rispetto alle risorse impegnate nel percorso di cura, alla caratterizzazione più ‘periferica’ dei ruoli, in particolare quello dell’assistente sociale e dell’educatore, che sembrano maggiormente coinvolti nel legame con la fratria, secondo una modalità di contatto caratterizzata dalla prevalenza del codice fraterno (Cigoli, 2016), fino ad arrivare al peculiare posizionamento ‘ai margini’ del campo istituzionale che ha caratterizzato il gruppo di ricerca durante percorso di studio. Ci chiediamo dunque in conclusione: esiste un vertice (Bion, 1961) per osservare le operazioni che si svolgono ai margini del campo terapeutico, senza rischiare di essere accecati dalla centralità del focus sul paziente o dalle turbolenze (Bion, 1981) che animano il tessuto del campo stesso? Quale potrebbe essere il vantaggio di una siffatta osservazione (Bion, 1961, 1975; Lauro Grotto, 2014)?
Prendersi cura dei fratelli in un setting di salute mentale: uno studio fenomenologico-ermeneutico / Lauro Grotto, R.; Tringali, D.; Denaro, S.. - In: FUNZIONE GAMMA. - ISSN 2240-2624. - ELETTRONICO. - Gruppo: omogeneità e differenze, volume 4:(2018), pp. 55-73.
Prendersi cura dei fratelli in un setting di salute mentale: uno studio fenomenologico-ermeneutico.
Lauro Grotto, R.
;Tringali, D.;
2018
Abstract
Il contatto con malattia psichiatrica rappresenta una esperienza estraniante, dolorosa e difficile da decifrare, che segna una frattura nella continuità della vita del paziente e dei suoi familiari. I fratelli, vicini e ‘pari’ di colui che si ammala, soffrono per lo stravolgimento degli affetti e per la lacerazione del tessuto familiare che l’appalesamento della sofferenza psichica grave comporta. La malattia impone un doloroso ricollocamento nelle relazioni reciproche tra i membri della famiglia, rispetto al quale i fratelli e le sorelle sembrano essere particolarmente in difficoltà. Nel rapporto con il Servizi di Salute Mentale, questi sono spesso meno accessibili degli altri congiunti, collocandosi in una posizione che sembra sollevare intense reazioni emotive nell’équipe curante (Correale, 2006). Nell’intento di favorire una riflessione sulle esperienze maturate dal Servizio nei contatti con i fratelli e le sorelle dei pazienti, e con l’obiettivo favorire un primo momento di esplorazione delle dinamiche emozionali che coinvolgono il paziente, i genitori, la fratria e i reciproci posizionamenti tra questi e il personale curante, in collaborazione con l’équipe multidisciplinare del S.O.S. S.M.A. Firenze-2, nel periodo dal marzo 2015 ad oggi è stato svolto percorso di ricerca fenomenologico-ermeneutica (Husserl, 1907; Gadamer, 1960). Esso ha coinvolto 7 operatori indicati dall’équipe per prendere parte allo studio: uno psichiatra, uno psicoterapeuta, 3 infermiere, una educatrice, un assistente sociale. Il gruppo di ricerca della Università di Firenze è composto da una psicologa, una ricercatrice con formazione filosofica, una studentessa di Psicologia, tirocinante presso il Servizio, e da un neuropsichiatra nel ruolo di supervisore. La metodologia si articola in fasi successive. Alla fase di istituzione della committenza segue la strutturazione della traccia per l’intervista in profondità (Montesperelli, 1998). Sono quindi state raccolte le testimonianze degli operatori: le interviste, mediamente di 70 minuti, si sono svolte nei locali del Servizio in orario di lavoro, e con il consenso dei partecipanti sono state registrate e trascritte. La terza fase dello studio ha previsto l’analisi dei contenuti e la loro riorganizzazione in categorie fenomenologiche. L’analisi del testo è stata condotta con una modalità interpretativa, trasparente (rigorosamente ancorata alle parole dei partecipanti) e plausibile, ossia validata consensualmente (Smith, 2003). Attualmente i risultati sono stati restituiti ai partecipanti mentre è pianificata la restituzione agli altri membri dell’équipe e alle associazioni dei familiari. I risultati dell’analisi individuano tre macro-aree tematiche. La prima indaga la modalità con la quale gli operatori percepiscono il posizionamento dei fratelli nella cura. I temi riferibili a questa area includono: 1) le fantasie di contagio o di salvezza dei fratelli che attraversano il campo, depositandosi a volte nei genitori, altre volte nel paziente, altre ancora negli operatori, 2) la percezione che gli operatori hanno del vissuto dei fratelli nei confronti del paziente e del Servizio, 3) le oscillazioni del posizionamento dei fratelli e i fattori del campo a cui sembrano essere collegate, secondo un modello polare articolato sull’asse coinvolgimento-fuga dei fratelli e, corrispettivamente o anticorrispettivamente, inclusione-espulsione da parte del sistema di cura. Una seconda macro-area riguarda la possibilità di percepire i fratelli e le sorelle dei pazienti quali portatori di bisogni e le modalità con cui il Servizio potrebbe rapportarsi ad essi. La terza macro-area riguarda il legame simbiotico: in questo caso il gruppo di ricerca ha affiancato alla analisi di contenuto riguardante le affermazioni generali degli operatori a proposito di questa dimensione la raccolta delle storie cliniche reperite nel materiale. Complessivamente i risultati sembrano suggerire la centralità di una condizione di ‘margine’: dalla marginalità dei fratelli percepiti come ‘in panchina’ rispetto alle risorse impegnate nel percorso di cura, alla caratterizzazione più ‘periferica’ dei ruoli, in particolare quello dell’assistente sociale e dell’educatore, che sembrano maggiormente coinvolti nel legame con la fratria, secondo una modalità di contatto caratterizzata dalla prevalenza del codice fraterno (Cigoli, 2016), fino ad arrivare al peculiare posizionamento ‘ai margini’ del campo istituzionale che ha caratterizzato il gruppo di ricerca durante percorso di studio. Ci chiediamo dunque in conclusione: esiste un vertice (Bion, 1961) per osservare le operazioni che si svolgono ai margini del campo terapeutico, senza rischiare di essere accecati dalla centralità del focus sul paziente o dalle turbolenze (Bion, 1981) che animano il tessuto del campo stesso? Quale potrebbe essere il vantaggio di una siffatta osservazione (Bion, 1961, 1975; Lauro Grotto, 2014)?File | Dimensione | Formato | |
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