Il lavoro muove dal raffronto tra il modo in cui, con specifico riguardo al reato di corruzione propria, il giudice penale utilizza correntemente alcuni concetti giuridici appartenenti al diritto amministrativo, con il significato che essi trovano nel loro settore di appartenenza. In particolare, vengono analizzate la contrarietà dell’atto amministrativo ai doveri d’ufficio e l’incidenza che la discrezionalità può assumere nella suddetta fattispecie. Con riferimento a tali profili, si osserva come il giudice penale abbia usato una certa disinvoltura, finalizzata ad allargare la portata incriminatrice dell’art. 319 c.p. Tuttavia, questa tendenza rischia di stridere con il principio di legalità e con gli schemi comportamentali canonizzati dal codice penale. In questo contesto di tensione tra categorie, si propone una soluzione costruita a partire dal principio di legalità, inteso come principio che taglia trasversalmente tutti i settori dell’ordinamento. In particolare, muovendo da un modo di intendere le regole giuridiche sul potere amministrativo che sia costituzionalmente orientato, si prospetta un’interpretazione della conformità/difformità dell’atto ai doveri d’ufficio che può consentire a un tempo di sciogliere alcuni nodi problematici della corruzione propria e di chiarire alcuni profili della legalità amministrativa e della sua giustiziabilità. This work focuses on the the comparison between the way in which, with specific regard to the crime of corruzione propria (art. 319 italian penal code), criminal courts currently use some categories originally belonging to administrative law, with the meaning that these notions found in current administrative law. Precisely, the paper analyzes the contrast between such an administrative act and the duties of the office and the impact that discretionary power may assume in the criminal hypotesis of corruzione propria. Considering all those aspects, the Author underlines how criminal judges easily try to extend the incriminating scope of art. 319 c.p. However, this tendency risks to clash with the principle of legality and with the behavioral patterns canonized by penal code. In this tension between categories and needs, the suggested solution is based, once again, on the principle of legality, considered as the principle which cuts across all sectors of the entire legal system. Moving from a conception of rule of law that is inspired by italian Constitution, even when it deals with public administration and administrative power, the Author suggests a different idea of conformity (and contrast) between administrative act and the officer duties. Such a intepretation may solve some problematic issues of corruzione propria and, at the same time, tries to clarify some aspects of administrative legality and its justiciability.

L’atto discrezionale nel reato di corruzione propria tra diritto penale e diritto amministrativo / chiara cudia. - In: DIRITTO PENALE E PROCESSO. - ISSN 1591-5611. - STAMPA. - 2019:(2019), pp. 833-847.

L’atto discrezionale nel reato di corruzione propria tra diritto penale e diritto amministrativo

chiara cudia
2019

Abstract

Il lavoro muove dal raffronto tra il modo in cui, con specifico riguardo al reato di corruzione propria, il giudice penale utilizza correntemente alcuni concetti giuridici appartenenti al diritto amministrativo, con il significato che essi trovano nel loro settore di appartenenza. In particolare, vengono analizzate la contrarietà dell’atto amministrativo ai doveri d’ufficio e l’incidenza che la discrezionalità può assumere nella suddetta fattispecie. Con riferimento a tali profili, si osserva come il giudice penale abbia usato una certa disinvoltura, finalizzata ad allargare la portata incriminatrice dell’art. 319 c.p. Tuttavia, questa tendenza rischia di stridere con il principio di legalità e con gli schemi comportamentali canonizzati dal codice penale. In questo contesto di tensione tra categorie, si propone una soluzione costruita a partire dal principio di legalità, inteso come principio che taglia trasversalmente tutti i settori dell’ordinamento. In particolare, muovendo da un modo di intendere le regole giuridiche sul potere amministrativo che sia costituzionalmente orientato, si prospetta un’interpretazione della conformità/difformità dell’atto ai doveri d’ufficio che può consentire a un tempo di sciogliere alcuni nodi problematici della corruzione propria e di chiarire alcuni profili della legalità amministrativa e della sua giustiziabilità. This work focuses on the the comparison between the way in which, with specific regard to the crime of corruzione propria (art. 319 italian penal code), criminal courts currently use some categories originally belonging to administrative law, with the meaning that these notions found in current administrative law. Precisely, the paper analyzes the contrast between such an administrative act and the duties of the office and the impact that discretionary power may assume in the criminal hypotesis of corruzione propria. Considering all those aspects, the Author underlines how criminal judges easily try to extend the incriminating scope of art. 319 c.p. However, this tendency risks to clash with the principle of legality and with the behavioral patterns canonized by penal code. In this tension between categories and needs, the suggested solution is based, once again, on the principle of legality, considered as the principle which cuts across all sectors of the entire legal system. Moving from a conception of rule of law that is inspired by italian Constitution, even when it deals with public administration and administrative power, the Author suggests a different idea of conformity (and contrast) between administrative act and the officer duties. Such a intepretation may solve some problematic issues of corruzione propria and, at the same time, tries to clarify some aspects of administrative legality and its justiciability.
2019
2019
833
847
chiara cudia
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