The following article analyzes the critical perspective provided by Roberto Salvini (Florence 1912-1985), renowned art historian, museum superintendent and university professor with a professional career spanning from the 30’s to the 80’s in the 20th century. This article focuses on his fundamental contributions to the importance of research and his didactics in regard to the interpretation of art. L’articolo prende in esame la prospettiva critica di Roberto Salvini (Firenze 1912-1985), storico dell’arte, funzionario di soprintendenza e docente universitario attivo tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta del Novecento, a partire dalla centralità da lui attribuita sia nell’ambito della ricerca che in quello della didattica al problema dell’interpretazione dell’opera d’arte. Alla luce delle dispense del corso su Problemi di metodo (1976), che sintetizza le tappe principali della sua riflessione sul tema, si evidenzia in particolare la sua vicinanza ad alcuni aspetti del pensiero metodologico sviluppato dalla seconda scuola di Vienna e dal suo fondatore Hans Sedlmayr; e allo stesso tempo la profonda differenza che lo separa da quelle posizioni, come mostra la critica condotta nei primi anni Sessanta da Wladimir Weidlé, sodale di Sedlmayr, nei confronti del particolare concetto di “arte come linguaggio” sostenuto dallo stesso Salvini. Dal dibattito emerge la dimensione internazionale del magistero di Roberto Salvini. At the core of his course on Problemi di metodo (1976) (Problems in methodology), Salvini synthesizes the central points of his reflections on the subject, within which his close relationship to several facets of the methodological mindset developed by the second school of Vienna and it’s founder, Hans Sedlmayr, becomes clear. At the same time however, there is evidence of a significant difference which separates Salvini from these previous mindsets, made evident in the criticism offered by Wladimir Weidlé, a close correspondent of Sedlmayr in the early 60’s, in regard to particulars within the concept of ‘art as language’, which was conceived and supported by Salvini himself. Within this discussion there emerges a clear image of the international dimension and influence of Roberto Salvini and his teachings.

Problemi di metodo. Roberto Salvini, Hans Sedlmayr e la Scuola di Vienna / Giovanna de lorenzi. - In: STORIA DELLA CRITICA D'ARTE. - ISSN 2612-3444. - STAMPA. - 2019:(2019), pp. 279-302.

Problemi di metodo. Roberto Salvini, Hans Sedlmayr e la Scuola di Vienna.

Giovanna de lorenzi
2019

Abstract

The following article analyzes the critical perspective provided by Roberto Salvini (Florence 1912-1985), renowned art historian, museum superintendent and university professor with a professional career spanning from the 30’s to the 80’s in the 20th century. This article focuses on his fundamental contributions to the importance of research and his didactics in regard to the interpretation of art. L’articolo prende in esame la prospettiva critica di Roberto Salvini (Firenze 1912-1985), storico dell’arte, funzionario di soprintendenza e docente universitario attivo tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta del Novecento, a partire dalla centralità da lui attribuita sia nell’ambito della ricerca che in quello della didattica al problema dell’interpretazione dell’opera d’arte. Alla luce delle dispense del corso su Problemi di metodo (1976), che sintetizza le tappe principali della sua riflessione sul tema, si evidenzia in particolare la sua vicinanza ad alcuni aspetti del pensiero metodologico sviluppato dalla seconda scuola di Vienna e dal suo fondatore Hans Sedlmayr; e allo stesso tempo la profonda differenza che lo separa da quelle posizioni, come mostra la critica condotta nei primi anni Sessanta da Wladimir Weidlé, sodale di Sedlmayr, nei confronti del particolare concetto di “arte come linguaggio” sostenuto dallo stesso Salvini. Dal dibattito emerge la dimensione internazionale del magistero di Roberto Salvini. At the core of his course on Problemi di metodo (1976) (Problems in methodology), Salvini synthesizes the central points of his reflections on the subject, within which his close relationship to several facets of the methodological mindset developed by the second school of Vienna and it’s founder, Hans Sedlmayr, becomes clear. At the same time however, there is evidence of a significant difference which separates Salvini from these previous mindsets, made evident in the criticism offered by Wladimir Weidlé, a close correspondent of Sedlmayr in the early 60’s, in regard to particulars within the concept of ‘art as language’, which was conceived and supported by Salvini himself. Within this discussion there emerges a clear image of the international dimension and influence of Roberto Salvini and his teachings.
2019
2019
279
302
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