Nell'epoca ruskiana le periferie erano un'inevitabile contorno ai centri urbani ma non riuscivano ancora ad avere il sopravvento su questi. Le periferie, insomma, sono sempre esistite nelle città, con la sola differenza che nell'ultimo secolo si è decisamente invertito il rapporto dimensionale con la città consolidata ed hanno avuto il sopravvento sui nuclei. La cessazione della prassi evolutiva dei centri storici ha coinciso con la diffusione della città nel territorio, come se un discorso urbanistico-architettonico durato per secoli si fosse di colpo arrestato per riprendere altrove, su ben altri presupposti. La presa di coscienza del valore del patrimonio storico induce a preservare le differenze come immutabili, ed allo stesso tempo si incentivano le infiltrazioni economiche del consumismo globale, che tende a rendere comunque tutto uguale. Nelle cinture periferiche che prendono corpo dalla fine dell'800 si trovano anche costruzioni liberty che, dopo un primo momento di indifferenza, diventeranno anche loro oggetto di attento restauro, al pari di costruzioni più antiche, e forse le ultime nelle quali è ancora possibile riconoscere l'applicazione di un artigianato artistico tanto caro a JR. Crescendo ancora, le periferie saranno terreno di attecchimento per tanta architettura moderna che oggi è diventata oggetto di restauro a sua volta. Ma nelle prime periferie s'insediarono anche le fabbriche del proto-industrialismo, tanto avversato da Ruskin, che dopo un secolo si sono trovate soffocate dalla crescita urbana, sono state dismesse ma hanno fatto nascere la disciplina dell'archeologia industriale, affine al restauro. Affrontando diversi casi di abbandono produttivo è possibile vedere applicate incredibilmente le teorie più radicali di Ruskin sull'inevitabile fine e morte del manufatto architettonico, non più utile al fine per cui è nato. In questa parabola delle periferie e dei loro valori architettonici è possibile intravedere sia contraddizioni che insospettate affermazioni delle teorie conservative di JR.

Le periferie della storia / Claudio Zanirato. - In: RESTAURO ARCHEOLOGICO. - ISSN 1724-9686. - STAMPA. - special issue 2019 vol.1:(2019), pp. 162-167.

Le periferie della storia

Claudio Zanirato
2019

Abstract

Nell'epoca ruskiana le periferie erano un'inevitabile contorno ai centri urbani ma non riuscivano ancora ad avere il sopravvento su questi. Le periferie, insomma, sono sempre esistite nelle città, con la sola differenza che nell'ultimo secolo si è decisamente invertito il rapporto dimensionale con la città consolidata ed hanno avuto il sopravvento sui nuclei. La cessazione della prassi evolutiva dei centri storici ha coinciso con la diffusione della città nel territorio, come se un discorso urbanistico-architettonico durato per secoli si fosse di colpo arrestato per riprendere altrove, su ben altri presupposti. La presa di coscienza del valore del patrimonio storico induce a preservare le differenze come immutabili, ed allo stesso tempo si incentivano le infiltrazioni economiche del consumismo globale, che tende a rendere comunque tutto uguale. Nelle cinture periferiche che prendono corpo dalla fine dell'800 si trovano anche costruzioni liberty che, dopo un primo momento di indifferenza, diventeranno anche loro oggetto di attento restauro, al pari di costruzioni più antiche, e forse le ultime nelle quali è ancora possibile riconoscere l'applicazione di un artigianato artistico tanto caro a JR. Crescendo ancora, le periferie saranno terreno di attecchimento per tanta architettura moderna che oggi è diventata oggetto di restauro a sua volta. Ma nelle prime periferie s'insediarono anche le fabbriche del proto-industrialismo, tanto avversato da Ruskin, che dopo un secolo si sono trovate soffocate dalla crescita urbana, sono state dismesse ma hanno fatto nascere la disciplina dell'archeologia industriale, affine al restauro. Affrontando diversi casi di abbandono produttivo è possibile vedere applicate incredibilmente le teorie più radicali di Ruskin sull'inevitabile fine e morte del manufatto architettonico, non più utile al fine per cui è nato. In questa parabola delle periferie e dei loro valori architettonici è possibile intravedere sia contraddizioni che insospettate affermazioni delle teorie conservative di JR.
2019
special issue 2019 vol.1
162
167
Claudio Zanirato
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