Uomi-chō è un quartiere periferico di Kagoshima, la città più importante dell’omonima prefettura che costituisce il limite meridionale dell’isola di Kyushu. Da questa collina il Sakurajima, il vulcano che domina la baia di Kinko, rivela tutta la sua enigmatica presenza. Al posto di un terreno vago, abitato dai consunti lacerti di una cadente edilizia degli anni Settanta si è dunque presentata l’occasione di disegnare un quartiere residenziale incastonato in una piccola valle dominata dal complesso delle scuole primarie e secondarie. Omaggiati gli spiriti del luogo mediante il consueto rituale Shinto qui officiato dall’ultimo discendente degli Shimazu, il clan che governò ininterrottamente la provincia di Satsuma dal periodo Kamakura al periodo Edo, si è fin da subito posto il problema di coniugare l’esigenza della quantità e del mercato al dovuto rispetto per il carattere del luogo. Sebbene la richiesta da parte della committenza fosse esplicita, ovvero quella di costruire un intero quartiere italiano nella terra del Sol Levante- si è scelto al contrario di studiare un tipo architettonico specifico, ad un tempo ibrido e radicato, che un domani costituirà la base di possibili personalizzazioni dei futuri abitanti di Midori-ku, il ‘quartiere verde’ attualmente in costruzione. La casa si presenta dunque come una necessaria combinazione di esempi architettonici storici: il casale, articolato in corpo principale e annessi, che generalmente popola le nostre campagne e le nostre colline e le tradizionali case rurali tipiche di questa regione; le cosiddette futatsuya, combinazione di due padiglioni: uno destinato all’accoglienza degli ospiti, l’altro alla vita quotidiana delle famiglie dei samurai-contadini che furono al servizio del signore locale. In un modo analogo alle case del villaggio di Chiran, intatto gioiello architettonico del XVIII posto ad ovest di Kagoshima, il tema dell’ingresso è qui declinato mediante una prima casa che ospita la tatami room; la stanza in stile tradizionale dove si celebra il rito dell’ospitalità, mentre il corpo principale –il casale– declina l’introversione tipica del primo ambiente in modo complementare e opposto. Qui il grande occhio vetrato della sala a doppia altezza si apre verso la fumante montagna simbolo della città. Al suo interno una seconda casa, sospesa sulla sala da pranzo, apre la sua finestra interna sul sottostante paesaggio, sia naturale che domestico. Dalla camera da letto padronale si perpetua dunque la celebrazione del rito della contemplazione. È da questo osservatorio che l’aspro profilo dell’imponente vulcano può sovrapporsi senza alcuna contraddizione, al ricordo dei paesaggi italiani che fanno da sfondo ai dipinti della nostra grande tradizione. Uomi-chō is a neighborhood in the outskirts of Kagoshima, the capital of the homonymous Prefecture set in the far south of Kyushu Island. Placed on the top of a hill, it benefits the view of the enigmatic presence of Sakurajima, the majestic volcano dominating the blue waters of Kinko bay. Here, where crumbling houses built in the seventies were scattered over a ‘terrain vague’ without any order or identity, we have had the chance to design a new residential complex. Immediately after the traditional Shinto ceremony, held in this small valley in order to pay homage to the resident spirits that used to live there and celebrated by one of the last heirs of the Shimazu Clan who ruled Kagoshima from Kamakura period to the Edo period, we had to face a major conundrum: How to deal with the client’s expectations for an Italian-styled residential compound ready to be sold on the local real estate market? The chosen strategy turned upside down that request as we proposed not an Italianate looking project but an Italian dialectical design process. For Midori-ku, the green neighborhood actually under construction, we designed a specific housing unit -at the same time hybrid and rooted to the site- conceived as a fusion of two typologies: the italian farmhouse known as ‘casale’ and the ‘futatsuya’, traditional Kyushu farmhouse formed by two joint pavillons; the first one dedicated to the formal reception of the guests, the second left for the daily activities of the Samurai/farmer’s family. Intact examples of such typology could still be found in the village of Chiran, a carefully preserved XVII century architectural jewel placed few kilometers west of Kagoshima. According to that scheme, the Midori-ku housing unit presents the formal tatami room close to the entrance door as an intimate and introverted space conceived in opposition to the double height space of the living room: a domestic observatory overlooking the huge mass of the smoking mountain. Here, working as a second interior facade, the house-shaped balcony of the master bedroom -literally suspended over the kitchen- introduces another small window, allowing a further contemplation ritual where the view of the volcano skyline -quite similar to a framed Japanese woodblock engraving- may blend naturally into the great tradition of Italian landscape paintings.
Casa tipo e master plan del quartiere midori-ku, uomi-chō, sanyohouse corporation, kagoshima (giappone) / Volpe Andrea Innocenzo. - STAMPA. - n.17:(2019), pp. 142-143. (Intervento presentato al convegno 17° Convegno sull'Identità dell’architettura italiana tenutosi a Firenze, Istituto degli Innocenti, Salone Brunelleschi nel 11 - 12 Dicembre 2019).
Casa tipo e master plan del quartiere midori-ku, uomi-chō, sanyohouse corporation, kagoshima (giappone)
Volpe Andrea Innocenzo
2019
Abstract
Uomi-chō è un quartiere periferico di Kagoshima, la città più importante dell’omonima prefettura che costituisce il limite meridionale dell’isola di Kyushu. Da questa collina il Sakurajima, il vulcano che domina la baia di Kinko, rivela tutta la sua enigmatica presenza. Al posto di un terreno vago, abitato dai consunti lacerti di una cadente edilizia degli anni Settanta si è dunque presentata l’occasione di disegnare un quartiere residenziale incastonato in una piccola valle dominata dal complesso delle scuole primarie e secondarie. Omaggiati gli spiriti del luogo mediante il consueto rituale Shinto qui officiato dall’ultimo discendente degli Shimazu, il clan che governò ininterrottamente la provincia di Satsuma dal periodo Kamakura al periodo Edo, si è fin da subito posto il problema di coniugare l’esigenza della quantità e del mercato al dovuto rispetto per il carattere del luogo. Sebbene la richiesta da parte della committenza fosse esplicita, ovvero quella di costruire un intero quartiere italiano nella terra del Sol Levante- si è scelto al contrario di studiare un tipo architettonico specifico, ad un tempo ibrido e radicato, che un domani costituirà la base di possibili personalizzazioni dei futuri abitanti di Midori-ku, il ‘quartiere verde’ attualmente in costruzione. La casa si presenta dunque come una necessaria combinazione di esempi architettonici storici: il casale, articolato in corpo principale e annessi, che generalmente popola le nostre campagne e le nostre colline e le tradizionali case rurali tipiche di questa regione; le cosiddette futatsuya, combinazione di due padiglioni: uno destinato all’accoglienza degli ospiti, l’altro alla vita quotidiana delle famiglie dei samurai-contadini che furono al servizio del signore locale. In un modo analogo alle case del villaggio di Chiran, intatto gioiello architettonico del XVIII posto ad ovest di Kagoshima, il tema dell’ingresso è qui declinato mediante una prima casa che ospita la tatami room; la stanza in stile tradizionale dove si celebra il rito dell’ospitalità, mentre il corpo principale –il casale– declina l’introversione tipica del primo ambiente in modo complementare e opposto. Qui il grande occhio vetrato della sala a doppia altezza si apre verso la fumante montagna simbolo della città. Al suo interno una seconda casa, sospesa sulla sala da pranzo, apre la sua finestra interna sul sottostante paesaggio, sia naturale che domestico. Dalla camera da letto padronale si perpetua dunque la celebrazione del rito della contemplazione. È da questo osservatorio che l’aspro profilo dell’imponente vulcano può sovrapporsi senza alcuna contraddizione, al ricordo dei paesaggi italiani che fanno da sfondo ai dipinti della nostra grande tradizione. Uomi-chō is a neighborhood in the outskirts of Kagoshima, the capital of the homonymous Prefecture set in the far south of Kyushu Island. Placed on the top of a hill, it benefits the view of the enigmatic presence of Sakurajima, the majestic volcano dominating the blue waters of Kinko bay. Here, where crumbling houses built in the seventies were scattered over a ‘terrain vague’ without any order or identity, we have had the chance to design a new residential complex. Immediately after the traditional Shinto ceremony, held in this small valley in order to pay homage to the resident spirits that used to live there and celebrated by one of the last heirs of the Shimazu Clan who ruled Kagoshima from Kamakura period to the Edo period, we had to face a major conundrum: How to deal with the client’s expectations for an Italian-styled residential compound ready to be sold on the local real estate market? The chosen strategy turned upside down that request as we proposed not an Italianate looking project but an Italian dialectical design process. For Midori-ku, the green neighborhood actually under construction, we designed a specific housing unit -at the same time hybrid and rooted to the site- conceived as a fusion of two typologies: the italian farmhouse known as ‘casale’ and the ‘futatsuya’, traditional Kyushu farmhouse formed by two joint pavillons; the first one dedicated to the formal reception of the guests, the second left for the daily activities of the Samurai/farmer’s family. Intact examples of such typology could still be found in the village of Chiran, a carefully preserved XVII century architectural jewel placed few kilometers west of Kagoshima. According to that scheme, the Midori-ku housing unit presents the formal tatami room close to the entrance door as an intimate and introverted space conceived in opposition to the double height space of the living room: a domestic observatory overlooking the huge mass of the smoking mountain. Here, working as a second interior facade, the house-shaped balcony of the master bedroom -literally suspended over the kitchen- introduces another small window, allowing a further contemplation ritual where the view of the volcano skyline -quite similar to a framed Japanese woodblock engraving- may blend naturally into the great tradition of Italian landscape paintings.File | Dimensione | Formato | |
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