Nell’ultimo anno la piantagione di alberi sembra essere diventata una sorta di Santo Graal del pianificatore urbano contemporaneo: più alberi significano una città migliore e, presumibilmente, una migliore qualità della vita per i cittadini. Per questo motivo molte azioni (ma per ora molti proclami) a livello mondiale e nazionale chiamano alla mobilitazione generale per la realizzazione di progetti facili da realizzare a parole, molto meno all’atto pratico. Dopo anni di parole inascoltate (i primi in Italia a parlare di un vero e proprio problema ambientale, delle città grigie, del “malessere” urbano furono gli ambientalisti degli anni 60 e 70 come Cederna e Barbieri), c’è una crescente necessità di esplorare le origini ideologiche di questo nuovo approccio partendo dall'idea guidante che la natura dovrebbe fornire servizi nelle città per riparare le infrastrutture moderniste. Se questi servizi, definiti ecosistemici, sono fondamentali e se gli alberi sono i primi a poterli fornire su vari livelli, ciò non deve farci pensare che la semplice aggiunta di alberi possa mascherare la reale necessità: ripensare la città. Non più con un verde al servizio della città, ma come una città al servizio del verde. L’idea, qualche volta l’ideologia, che la piantagione di alberi dovrebbe essere effettuata in tutte le città e in tutti i luoghi per ottenere una certa copertura delle chiome degli alberi ha la precedenza sugli studi ecologici, climatici, storici, sulle tradizioni e pratiche locali e maschera altre soluzioni che potrebbero essere più strutturali e trasformative. Da arboricoltore penso che gli alberi della città siano non solo belli e attraenti, ma siano essenziali e che più ce ne sono e migliore è la salute e il benessere delle persone. Ma non tutti i luoghi sono adatti ad accogliere alberi, né questi sono adatti a tutti i luoghi. È tempo di discutere su quali tipi di città desideriamo e su dove si inseriscono alberi o infrastrutture verdi, ricordando velocemente quella che è stata l’evoluzione delle città in tempi recenti.

Il verde urbano nel XXI secolo – la necessità di azioni reali e coordinate / Francesco Ferrini. - In: BULLETTINO DELLA SOCIETÀ TOSCANA DI ORTICULTURA. - ISSN 2239-592X. - ELETTRONICO. - 2020:(2020), pp. 49-52.

Il verde urbano nel XXI secolo – la necessità di azioni reali e coordinate

Francesco Ferrini
2020

Abstract

Nell’ultimo anno la piantagione di alberi sembra essere diventata una sorta di Santo Graal del pianificatore urbano contemporaneo: più alberi significano una città migliore e, presumibilmente, una migliore qualità della vita per i cittadini. Per questo motivo molte azioni (ma per ora molti proclami) a livello mondiale e nazionale chiamano alla mobilitazione generale per la realizzazione di progetti facili da realizzare a parole, molto meno all’atto pratico. Dopo anni di parole inascoltate (i primi in Italia a parlare di un vero e proprio problema ambientale, delle città grigie, del “malessere” urbano furono gli ambientalisti degli anni 60 e 70 come Cederna e Barbieri), c’è una crescente necessità di esplorare le origini ideologiche di questo nuovo approccio partendo dall'idea guidante che la natura dovrebbe fornire servizi nelle città per riparare le infrastrutture moderniste. Se questi servizi, definiti ecosistemici, sono fondamentali e se gli alberi sono i primi a poterli fornire su vari livelli, ciò non deve farci pensare che la semplice aggiunta di alberi possa mascherare la reale necessità: ripensare la città. Non più con un verde al servizio della città, ma come una città al servizio del verde. L’idea, qualche volta l’ideologia, che la piantagione di alberi dovrebbe essere effettuata in tutte le città e in tutti i luoghi per ottenere una certa copertura delle chiome degli alberi ha la precedenza sugli studi ecologici, climatici, storici, sulle tradizioni e pratiche locali e maschera altre soluzioni che potrebbero essere più strutturali e trasformative. Da arboricoltore penso che gli alberi della città siano non solo belli e attraenti, ma siano essenziali e che più ce ne sono e migliore è la salute e il benessere delle persone. Ma non tutti i luoghi sono adatti ad accogliere alberi, né questi sono adatti a tutti i luoghi. È tempo di discutere su quali tipi di città desideriamo e su dove si inseriscono alberi o infrastrutture verdi, ricordando velocemente quella che è stata l’evoluzione delle città in tempi recenti.
2020
2020
49
52
Francesco Ferrini
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