Nel panorama manifatturiero italiano, il modello economico emiliano, in particolare, è prossimo a quello a specializzazione diffusa, essendo basato sulle piccole imprese per produzione di piccola serie, di sovente concentrate in aree specializzate (distretti economici). Il settore industriale vede da tempo anche qui diminuire costantemente la sua centralità e ha subito profondi processi di trasformazione che riguardano tipi e modi di produrre e, pertanto, il modo di rapportarsi con il territorio con le sue costruzioni utilitarie. L’impiego selettivo della ripresa fotografica, operato continuativamente per alcuni decenni, ha permesso di fissare le costanti e le varianti del paesaggio industriale nel suo divenire, nella sua percezione spaziale e nella sua evoluzione temporale, in un momento cruciale di passaggio epocale. L’analisi fotografica fa emergere la trasposizione dell’immaginario collettivo della grande industria alla scala minore della fabbrica diffusa, resa quasi “addomesticata” nella sua capillare distribuzione, spingendosi quasi ai minimi termini identificativi di un orizzonte quotidiano. Il rimando ai grandi scenari delle città-fabbrica è solo oramai in latenza, in un confronto con altri tempi svanito e di cui rimane solo un flebile ricordo, un’impronta in dissoluzione. Il silenzio di molti di questi luoghi, che emerge dalle fotografie, è anche in parte il lascito del lavoro che se ne è andato altrove o è rimasto ma in altre forme, trasformato dai tempi e reso ancora meno riconoscibile. Da queste immagini, emerge lo scenario di un paesaggio metaforico dilatato a scala territoriale, dominato dalla fotogenia dell’utilitarietà dei luoghi del lavoro da cui estrarre frammenti “memorabili”, ritagliati da una spazialità identitaria ripetitiva e dilagante, diventata consuetudine visiva di una narrazione regionale. In the Italian panorama, the Emilian economic model, in particular, is close to that of diffuse specialisation, being based on small firms producing small series, often concentrated in specialised areas (industrial districts specialised in engineering, ceramics, textiles, furniture, food processing and so forth). The industrial sector has witnessed a constant decrease in importance in terms of occupational capacity in this Italian Region and elsewhere, and has undergone profound transformation of production methods and types of product. This has changed how it relates to the surrounding region and its constructions. Selective use of photographs makes it possible to establish industrial landscape constants and variants and their spatial perception and temporal evolution at the time of an epochal transition and transformation. Photographic documentation of Emilia-Romagna industrial sites over many years reveals a transposition of the collective image of big industry to the smaller scale of ubiquitous, quasi-domesticated factories, reduced almost to minimum terms on the daily horizon. The relation to big factory-city scenarios is now only a memory, a dissolving footprint of what once existed. The silence of many of these places that emerges from the photographs is also partly the bequest of work that has now gone elsewhere or has taken other forms, transformed by the times and less readily recognised. The photographs show a metaphoric landscape, dilated to regional scale. Utilitarian workplaces have a photogenic quality; “memorable” fragments emerge from the repetitive spreading spatiality which has become a visual regional habit.

Atlante Emiliano. Fotostorie / claudio zanirato. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 0-0. (Intervento presentato al convegno Stati generali del patrimonio industriale tenutosi a Venezia-Padova nel 25-27 ottobre 2018).

Atlante Emiliano. Fotostorie

claudio zanirato
2020

Abstract

Nel panorama manifatturiero italiano, il modello economico emiliano, in particolare, è prossimo a quello a specializzazione diffusa, essendo basato sulle piccole imprese per produzione di piccola serie, di sovente concentrate in aree specializzate (distretti economici). Il settore industriale vede da tempo anche qui diminuire costantemente la sua centralità e ha subito profondi processi di trasformazione che riguardano tipi e modi di produrre e, pertanto, il modo di rapportarsi con il territorio con le sue costruzioni utilitarie. L’impiego selettivo della ripresa fotografica, operato continuativamente per alcuni decenni, ha permesso di fissare le costanti e le varianti del paesaggio industriale nel suo divenire, nella sua percezione spaziale e nella sua evoluzione temporale, in un momento cruciale di passaggio epocale. L’analisi fotografica fa emergere la trasposizione dell’immaginario collettivo della grande industria alla scala minore della fabbrica diffusa, resa quasi “addomesticata” nella sua capillare distribuzione, spingendosi quasi ai minimi termini identificativi di un orizzonte quotidiano. Il rimando ai grandi scenari delle città-fabbrica è solo oramai in latenza, in un confronto con altri tempi svanito e di cui rimane solo un flebile ricordo, un’impronta in dissoluzione. Il silenzio di molti di questi luoghi, che emerge dalle fotografie, è anche in parte il lascito del lavoro che se ne è andato altrove o è rimasto ma in altre forme, trasformato dai tempi e reso ancora meno riconoscibile. Da queste immagini, emerge lo scenario di un paesaggio metaforico dilatato a scala territoriale, dominato dalla fotogenia dell’utilitarietà dei luoghi del lavoro da cui estrarre frammenti “memorabili”, ritagliati da una spazialità identitaria ripetitiva e dilagante, diventata consuetudine visiva di una narrazione regionale. In the Italian panorama, the Emilian economic model, in particular, is close to that of diffuse specialisation, being based on small firms producing small series, often concentrated in specialised areas (industrial districts specialised in engineering, ceramics, textiles, furniture, food processing and so forth). The industrial sector has witnessed a constant decrease in importance in terms of occupational capacity in this Italian Region and elsewhere, and has undergone profound transformation of production methods and types of product. This has changed how it relates to the surrounding region and its constructions. Selective use of photographs makes it possible to establish industrial landscape constants and variants and their spatial perception and temporal evolution at the time of an epochal transition and transformation. Photographic documentation of Emilia-Romagna industrial sites over many years reveals a transposition of the collective image of big industry to the smaller scale of ubiquitous, quasi-domesticated factories, reduced almost to minimum terms on the daily horizon. The relation to big factory-city scenarios is now only a memory, a dissolving footprint of what once existed. The silence of many of these places that emerges from the photographs is also partly the bequest of work that has now gone elsewhere or has taken other forms, transformed by the times and less readily recognised. The photographs show a metaphoric landscape, dilated to regional scale. Utilitarian workplaces have a photogenic quality; “memorable” fragments emerge from the repetitive spreading spatiality which has become a visual regional habit.
2020
Stati generali del patrimonio industriale 2018
Stati generali del patrimonio industriale
Venezia-Padova
25-27 ottobre 2018
Goal 9: Industry, Innovation, and Infrastructure
claudio zanirato
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