Questo è il tempo delle narrative e dello storytelling. Questo e il tempo del surfing e del multitasking. Nell’era della Economia della Complessità gli uomini cercano soluzioni semplici a problemi sempre più complessi e i processi decisori si trasformano grazie alle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale (IA), fra robot e Machine Learning (ML), lavoro automatizzato ed Internet of things (IoT) (Hӧller et al., 2014; Ford, 2015; Kaplan, 2016; Russel e Norvig, 2016; Acemoglu e Restrepo, 2018). In tale contesto si producono metriche e ranking a cui spesso si ricorre per giustificare oppure delegare le decisioni finali basate su indicatori quantitativi, invece che qualitativi, forse perché più facilmente accettati, in un periodo di scarse risorse, ma che sottendono ugualmente l’esercizio di un soft power, non sempre riconosciuto (Espeland e Sauder, 2007; Noor, 2014; Espeland, 2015; Domingos, 2016). Di contro si affermano, anche in economia strumenti qualitativi e in particolare le narrative che un tempo erano di appannaggio principalmente delle scienze umanistiche animando il dibattito fra algoritmi vs narrative. A questo proposito scrive Shiller (2017) sulla autorevole rivista American Economic Review: “…this adress considers the epidemiology of narratives relevant to economic fluctuations…. Stories motivate and connect activities to deeply felt value. Narratives “go viral” and spread even world wide with economic impact. The 1920-21 depression, the great depression of the 1930 s, the so called great recession 2007-2009 and the contentious political economic situation of today are considered as the result of the popular narratives of their respective time…”. La fatica della ricerca analitica su cui si basava l’essenza stessa del concetto di esperienza viene delegittimata e sostituita dalla richiesta di velocità, dalla impellenza della risposta, in contesti che portano ad un progressivo azzeramento della dimensione spazio-temporale grazie alle applicazioni delle nuove tecnologie della information and communication technology (ICT). Il rifiuto di una realtà sempre più difficile da decifrare e affrontare porta a rifugiarsi nella estraneazione, nella ricerca di una evasione, che trova nel gioco il coronamento della sostituzione del principio della fatica con quello del divertimento e del piacere. Ciò porta a costruire altri mondi, molteplici verità. La nozione di vero o falso sfuma così come sfuma, il sistema di regole e codici che aiutava a distinguere fra vita reale e immaginazione. E ancora. Concetti come realtà virtuale o realtà aumentata coniati per la prima volta nel 2010 dall’ex Google CEO Eric Schmidt fanno parte del quotidiano di molti nativi digitali e non solo e da molte parti si comincia a discutere di una rivoluzione tecnologica che sta diventando anche una rivoluzione mentale, generando una vera a propria mutazione darviniana della condizione esistenziale della umanità. L’ambiente di vita e di lavoro si integra in un unicum composto da parti difficilmente distinguibili, che coinvolgono le esperienze realizzate nel mondo fisico e virtuale che insieme è rappresentato dalla cosiddetta isosfera dove si sviluppa la quarta rivoluzione industriale (Floridi, 2014) ed una nuova “humanology” (Harari, 2016). Di tale visione, del rapporto fra uomo e macchina, lo storico israeliano Noha Harari scrive nel suo scritto Homo Deus (2016): “… revives the debate on humanology or the new field of study that focuses on the future of humans after the resumption of their functions by thinking machines and on that of the machines in the process of their mutual intellectualization and humanization. It is at the same time, the ecology of the humans and the anthropology of the machines and the study of the mutual redistribution of their functions…”. In questo saggio contribuiremo a questo dibattito con uno sguardo multidisciplinare e multigenerazionale, combinando gli approccio della Economia della Cultura e della Creatività con quelli delle Scienze Regionali, che appaiono in questo caso particolarmente performanti e non sufficientemente studiati in letteratura, ponendoci un duplice obiettivo: a) fornire un quadro di sintesi della trasformazione digitale dal punto di vista economico e sociale; b) individuare elementi utili per costruire una nuova agenda di ricerca volta a ripensare/riformulare nuovi modelli di sviluppo economico culture driven e le relative politiche di conservazione e valorizzazione della cultura. A questo fine ci siamo posti le seguenti domande: cosa è l’intelligenza artificiale e quali caratteristiche presenta questa innovazione? Cosa intendiamo per società algoritmica e quali trasformazioni economiche e sociali ha generato? Come cambia il rapporto fra economia, società e cultura con l’avvento delle nuove tecnologie e quali sono nuovi modelli di sviluppo culture and technology driven che si possono delineare? Il tema è complesso e per affrontarlo abbiamo seguito una metodologia mutuata dagli studi di open innovation (Lester e Piore, 2004) discutendo in ambienti formali ed informali con colleghi, studenti ed esperti delle cosiddette “élite novecentesche” di ambiti disciplinari diversi: scientifici (informatica, fisica ingegneria, data science), umanisti (linguisti, filosofi, letterati), delle scienze sociali (demografi, statistici, giuristi, economisti, politologi), per cercare di avere una visione d’insieme di tale trasformazione. 2 Abbiamo quindi cominciato a riflettere per stilare una possibile agenda di ricerca, prendendo le fila da quanto scritto da uno dei padri della rivoluzione tecnologica Steward Brand, inventore del termine ‘personal computer’ (1974)’ che sottolinea come: “…Lots of people try and change human nature but it's a real waste of time. You can't change human nature, but you can change tools, you can change techniques. And that way you can change civilization…". Una intuizione geniale, trattata anche dalla famosa sociologa americana Sherry Turkle nel suo libro The Second Self (1984), dove scrive: “Technology, catalyzes changes not only in what we do but in how we think.” Dopo questa introduzione il lavoro si sviluppa nel modo seguente. Nel secondo paragrafo, dopo aver definito per grandi linee cosa intendiamo per Ecosistema della Intelligenza Artificiale, abbiamo ripercorso l’evoluzione delle diverse definizioni del concetto di IA, soffermandoci poi su quelli di ML, Deep Learning e Big data e sulla questione dei Bias degli algoritmi3 . Quindi abbiamo discusso della portata paradigmatica dell’innovazione in oggetto individuandone dieci peculiari caratteri. Nel terzo paragrafo abbiamo ripercorso le tappe salienti della ascesa della società algoritmica4 , i luoghi che l’hanno generata, gli attori e le innovazioni più rappresentative. Abbiamo poi preso in esame le principali trasformazioni avvenute dal punto di vista sociale, economico e culturale. Si sono considerati così i cambiamenti nel sistema di valori, nei processi di diffusione delle conoscenze e nella legittimazione delle sapienze; poi quelli nelle imprese, nei prodotti, nei processi innovativi, nel lavoro, finanche nelle nuove forme del capitalismo cosiddetto “documediale”. Quel capitalismo, dove i documenti registrati on line dagli utenti/prosumers diventano merci da scambiare sul web. Nel quarto ed ultimo capitolo abbiamo discusso della trasformazione tecnologica dei modelli di sviluppo culture driven e dei cambiamenti indotti dalla ascesa della società algoritmica sottolineandone opportunità e minacce utili per stilare una futura agenda di ricerca per le politiche di valorizzazione e salvaguardia dei patrimoni culturali. Abbiamo individuato così la nascita di una nuova fase nel rapporto fra cultura, economia e società che abbiamo denominato: “valorizzazione e conservazione tecnologica della cultura”, dove la valorizzazione e la tutela dei “Valori delle Diversità” - siano esse artistiche, umane, culturali od ambientali- ed il ruolo dei Territori - siano essi Ancore di realtà o Territori della mente - ci auguriamo siano forieri di nuovi modelli di sviluppo sostenibile basato sulla cultura.

L’ascesa della società algoritmica ed il ruolo strategico della cultura / Lazzeretti, Luciana. - ELETTRONICO. - Working Paper N. 1/2020:(2020).

L’ascesa della società algoritmica ed il ruolo strategico della cultura

Lazzeretti, Luciana
2020

Abstract

Questo è il tempo delle narrative e dello storytelling. Questo e il tempo del surfing e del multitasking. Nell’era della Economia della Complessità gli uomini cercano soluzioni semplici a problemi sempre più complessi e i processi decisori si trasformano grazie alle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale (IA), fra robot e Machine Learning (ML), lavoro automatizzato ed Internet of things (IoT) (Hӧller et al., 2014; Ford, 2015; Kaplan, 2016; Russel e Norvig, 2016; Acemoglu e Restrepo, 2018). In tale contesto si producono metriche e ranking a cui spesso si ricorre per giustificare oppure delegare le decisioni finali basate su indicatori quantitativi, invece che qualitativi, forse perché più facilmente accettati, in un periodo di scarse risorse, ma che sottendono ugualmente l’esercizio di un soft power, non sempre riconosciuto (Espeland e Sauder, 2007; Noor, 2014; Espeland, 2015; Domingos, 2016). Di contro si affermano, anche in economia strumenti qualitativi e in particolare le narrative che un tempo erano di appannaggio principalmente delle scienze umanistiche animando il dibattito fra algoritmi vs narrative. A questo proposito scrive Shiller (2017) sulla autorevole rivista American Economic Review: “…this adress considers the epidemiology of narratives relevant to economic fluctuations…. Stories motivate and connect activities to deeply felt value. Narratives “go viral” and spread even world wide with economic impact. The 1920-21 depression, the great depression of the 1930 s, the so called great recession 2007-2009 and the contentious political economic situation of today are considered as the result of the popular narratives of their respective time…”. La fatica della ricerca analitica su cui si basava l’essenza stessa del concetto di esperienza viene delegittimata e sostituita dalla richiesta di velocità, dalla impellenza della risposta, in contesti che portano ad un progressivo azzeramento della dimensione spazio-temporale grazie alle applicazioni delle nuove tecnologie della information and communication technology (ICT). Il rifiuto di una realtà sempre più difficile da decifrare e affrontare porta a rifugiarsi nella estraneazione, nella ricerca di una evasione, che trova nel gioco il coronamento della sostituzione del principio della fatica con quello del divertimento e del piacere. Ciò porta a costruire altri mondi, molteplici verità. La nozione di vero o falso sfuma così come sfuma, il sistema di regole e codici che aiutava a distinguere fra vita reale e immaginazione. E ancora. Concetti come realtà virtuale o realtà aumentata coniati per la prima volta nel 2010 dall’ex Google CEO Eric Schmidt fanno parte del quotidiano di molti nativi digitali e non solo e da molte parti si comincia a discutere di una rivoluzione tecnologica che sta diventando anche una rivoluzione mentale, generando una vera a propria mutazione darviniana della condizione esistenziale della umanità. L’ambiente di vita e di lavoro si integra in un unicum composto da parti difficilmente distinguibili, che coinvolgono le esperienze realizzate nel mondo fisico e virtuale che insieme è rappresentato dalla cosiddetta isosfera dove si sviluppa la quarta rivoluzione industriale (Floridi, 2014) ed una nuova “humanology” (Harari, 2016). Di tale visione, del rapporto fra uomo e macchina, lo storico israeliano Noha Harari scrive nel suo scritto Homo Deus (2016): “… revives the debate on humanology or the new field of study that focuses on the future of humans after the resumption of their functions by thinking machines and on that of the machines in the process of their mutual intellectualization and humanization. It is at the same time, the ecology of the humans and the anthropology of the machines and the study of the mutual redistribution of their functions…”. In questo saggio contribuiremo a questo dibattito con uno sguardo multidisciplinare e multigenerazionale, combinando gli approccio della Economia della Cultura e della Creatività con quelli delle Scienze Regionali, che appaiono in questo caso particolarmente performanti e non sufficientemente studiati in letteratura, ponendoci un duplice obiettivo: a) fornire un quadro di sintesi della trasformazione digitale dal punto di vista economico e sociale; b) individuare elementi utili per costruire una nuova agenda di ricerca volta a ripensare/riformulare nuovi modelli di sviluppo economico culture driven e le relative politiche di conservazione e valorizzazione della cultura. A questo fine ci siamo posti le seguenti domande: cosa è l’intelligenza artificiale e quali caratteristiche presenta questa innovazione? Cosa intendiamo per società algoritmica e quali trasformazioni economiche e sociali ha generato? Come cambia il rapporto fra economia, società e cultura con l’avvento delle nuove tecnologie e quali sono nuovi modelli di sviluppo culture and technology driven che si possono delineare? Il tema è complesso e per affrontarlo abbiamo seguito una metodologia mutuata dagli studi di open innovation (Lester e Piore, 2004) discutendo in ambienti formali ed informali con colleghi, studenti ed esperti delle cosiddette “élite novecentesche” di ambiti disciplinari diversi: scientifici (informatica, fisica ingegneria, data science), umanisti (linguisti, filosofi, letterati), delle scienze sociali (demografi, statistici, giuristi, economisti, politologi), per cercare di avere una visione d’insieme di tale trasformazione. 2 Abbiamo quindi cominciato a riflettere per stilare una possibile agenda di ricerca, prendendo le fila da quanto scritto da uno dei padri della rivoluzione tecnologica Steward Brand, inventore del termine ‘personal computer’ (1974)’ che sottolinea come: “…Lots of people try and change human nature but it's a real waste of time. You can't change human nature, but you can change tools, you can change techniques. And that way you can change civilization…". Una intuizione geniale, trattata anche dalla famosa sociologa americana Sherry Turkle nel suo libro The Second Self (1984), dove scrive: “Technology, catalyzes changes not only in what we do but in how we think.” Dopo questa introduzione il lavoro si sviluppa nel modo seguente. Nel secondo paragrafo, dopo aver definito per grandi linee cosa intendiamo per Ecosistema della Intelligenza Artificiale, abbiamo ripercorso l’evoluzione delle diverse definizioni del concetto di IA, soffermandoci poi su quelli di ML, Deep Learning e Big data e sulla questione dei Bias degli algoritmi3 . Quindi abbiamo discusso della portata paradigmatica dell’innovazione in oggetto individuandone dieci peculiari caratteri. Nel terzo paragrafo abbiamo ripercorso le tappe salienti della ascesa della società algoritmica4 , i luoghi che l’hanno generata, gli attori e le innovazioni più rappresentative. Abbiamo poi preso in esame le principali trasformazioni avvenute dal punto di vista sociale, economico e culturale. Si sono considerati così i cambiamenti nel sistema di valori, nei processi di diffusione delle conoscenze e nella legittimazione delle sapienze; poi quelli nelle imprese, nei prodotti, nei processi innovativi, nel lavoro, finanche nelle nuove forme del capitalismo cosiddetto “documediale”. Quel capitalismo, dove i documenti registrati on line dagli utenti/prosumers diventano merci da scambiare sul web. Nel quarto ed ultimo capitolo abbiamo discusso della trasformazione tecnologica dei modelli di sviluppo culture driven e dei cambiamenti indotti dalla ascesa della società algoritmica sottolineandone opportunità e minacce utili per stilare una futura agenda di ricerca per le politiche di valorizzazione e salvaguardia dei patrimoni culturali. Abbiamo individuato così la nascita di una nuova fase nel rapporto fra cultura, economia e società che abbiamo denominato: “valorizzazione e conservazione tecnologica della cultura”, dove la valorizzazione e la tutela dei “Valori delle Diversità” - siano esse artistiche, umane, culturali od ambientali- ed il ruolo dei Territori - siano essi Ancore di realtà o Territori della mente - ci auguriamo siano forieri di nuovi modelli di sviluppo sostenibile basato sulla cultura.
2020
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1220398
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