Nell’ambito della vasta produzione ritrattistica di Marino Marini è possibile enucleare una serie di sculture, ascritte abitualmente al 1937 circa, aventi come soggetto lo scultore Fausto Melotti, conosciuto probabilmente da Marini durante gli anni ’30, nell’ambito della milanese galleria Il Milione. Scopo del presente contributo è quello di aggiornare l’analisi condotta intorno a tali sculture dalla critica più recente, che si è limitata a riconoscere quattro esemplari (due bronzi, un gesso policromo e una cera), trascurando una versione del ritratto in pietra, già citata da Raffaele Carrieri nel 1948 ed esposta alla Biennale di Venezia del 1938, e soprattutto ignorando del tutto una versione del ritratto, inedita per gli studi mariniani, realizzata in terracotta e riemersa per la prima volta in occasione di questo studio. L’aggiunta al corpus mariniano di tale scultura, esposta in una mostra collettiva tenutasi a Firenze nel 1940 – mostra sfuggita ai regesti espositivi relativi all’artista pistoiese – permette di comprendere concretamente la necessità di rivedere la catalogazione dell’opera dello scultore e consente, congiuntamente agli altri esemplari, la discussione su alcuni caratteri fondanti della scultura mariniana, come ad esempio la ripresa dell’antico e la tendenza dell’artista a servirsi, senza gerarchizzazioni, dei più svariati materiali costitutivi per la realizzazione delle proprie opere.
‘Prima di tutto il ritratto’. Un’aggiunta al catalogo di Marino Marini / Biancalucia Maglione. - In: CRITICA D'ARTE. - ISSN 0011-1511. - STAMPA. - (2021), pp. 137-144.
‘Prima di tutto il ritratto’. Un’aggiunta al catalogo di Marino Marini
Biancalucia Maglione
2021
Abstract
Nell’ambito della vasta produzione ritrattistica di Marino Marini è possibile enucleare una serie di sculture, ascritte abitualmente al 1937 circa, aventi come soggetto lo scultore Fausto Melotti, conosciuto probabilmente da Marini durante gli anni ’30, nell’ambito della milanese galleria Il Milione. Scopo del presente contributo è quello di aggiornare l’analisi condotta intorno a tali sculture dalla critica più recente, che si è limitata a riconoscere quattro esemplari (due bronzi, un gesso policromo e una cera), trascurando una versione del ritratto in pietra, già citata da Raffaele Carrieri nel 1948 ed esposta alla Biennale di Venezia del 1938, e soprattutto ignorando del tutto una versione del ritratto, inedita per gli studi mariniani, realizzata in terracotta e riemersa per la prima volta in occasione di questo studio. L’aggiunta al corpus mariniano di tale scultura, esposta in una mostra collettiva tenutasi a Firenze nel 1940 – mostra sfuggita ai regesti espositivi relativi all’artista pistoiese – permette di comprendere concretamente la necessità di rivedere la catalogazione dell’opera dello scultore e consente, congiuntamente agli altri esemplari, la discussione su alcuni caratteri fondanti della scultura mariniana, come ad esempio la ripresa dell’antico e la tendenza dell’artista a servirsi, senza gerarchizzazioni, dei più svariati materiali costitutivi per la realizzazione delle proprie opere.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



