Nel 1919 Ungaretti dà alle stampe a Parigi una plaquette in francese, La Guerre, che, arricchita di un’altra sezione, P-L-M, confluirà col titolo Derniers jours in Allegria di naufragi, per poi scomparire dalle future edizioni fino al Meridiano del 1969, con l’eccezione della ristampa autonoma (1947) nella collana «Opera prima» di Garzanti curata da Falqui. Il poeta matura col tempo un cambio di prospettiva, per cui queste poesie non sono più degne di far parte della sua “vita di uomo” (si pensi che a Soffici nel ’18 parla del francese come «lingua materna», a De Robertis nel ’42 confessa «Non è la mia lingua»), anche se, in un primo momento, aveva programmato di inserirle tra le Poesie disperse, curate da De Robertis. La sollecitazione gli arriva da Falqui, che con il critico fiorentino intrattiene un intenso carteggio. Attraverso l’analisi di questa corrispondenza, che documenta con minuzia la costruzione del libro, e di altri materiali inediti conservati nel Fondo Falqui dell’Archivio del Novecento della Sapienza relativi alla pubblicazione garzantiana, si tenterà di indagare lo status linguistico e poetico di Derniers jours all’interno del progetto editoriale Vita d’un uomo.
«je cherche un pays innocent». Su Derniers jours di Giuseppe Ungaretti / Antonio D'Ambrosio. - STAMPA. - (2020), pp. 403-415. ( Scritture del dispatrio Potenza 14-16 giugno 2018).
«je cherche un pays innocent». Su Derniers jours di Giuseppe Ungaretti
Antonio D'Ambrosio
2020
Abstract
Nel 1919 Ungaretti dà alle stampe a Parigi una plaquette in francese, La Guerre, che, arricchita di un’altra sezione, P-L-M, confluirà col titolo Derniers jours in Allegria di naufragi, per poi scomparire dalle future edizioni fino al Meridiano del 1969, con l’eccezione della ristampa autonoma (1947) nella collana «Opera prima» di Garzanti curata da Falqui. Il poeta matura col tempo un cambio di prospettiva, per cui queste poesie non sono più degne di far parte della sua “vita di uomo” (si pensi che a Soffici nel ’18 parla del francese come «lingua materna», a De Robertis nel ’42 confessa «Non è la mia lingua»), anche se, in un primo momento, aveva programmato di inserirle tra le Poesie disperse, curate da De Robertis. La sollecitazione gli arriva da Falqui, che con il critico fiorentino intrattiene un intenso carteggio. Attraverso l’analisi di questa corrispondenza, che documenta con minuzia la costruzione del libro, e di altri materiali inediti conservati nel Fondo Falqui dell’Archivio del Novecento della Sapienza relativi alla pubblicazione garzantiana, si tenterà di indagare lo status linguistico e poetico di Derniers jours all’interno del progetto editoriale Vita d’un uomo.| File | Dimensione | Formato | |
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