Il contributo prende in esame il significato che presso alcune fra le principali città del ducato e granducato, nonché di altri stati subregionali toscani (la repubblica lucchese e il dominio signorile di Massa e Carrara) assunse la stampa degli statuti municipali durante il corso del XVI secolo. Prescindendo dall’impressione dei bandi e dei regolamenti relativi ad istituzioni non territoriali, il lavoro intende mostrare come la resa tipografica di antichi e recenti testi normativi (parte dei quali parzialmente abrogata da deliberazioni derogatorie dei regimi oligarchici e signorili) sia stata spesso motivata non da prevalenti necessità amministrative, bensì da istanze apologetiche e intenti celebrativi di una tradizione identificata con l’autonomia comunale, di cui gli statuti erano stati la più emblematica espressione. In questo senso viene proposto un parallelismo tra la pubblicazione a caratteri mobili e il volgarizzamento trecentesco dei dettati latini, essendo stato anch’esso, in primo luogo, un’operazione d’immagine finalizzata al raggiungimento del consenso politico più che alla concreta applicazione della legge

Celebrations and Epitaphs of a Municipal Tradition. Reflections on the Fourteenth-Century Vulgarization and Sixteenth-Century Printing of Tuscan Communal Statutes / Francesco Salvestrini. - In: IMAGO TEMPORIS. - ISSN 1888-3931. - STAMPA. - 18:(2024), pp. 309-332. [10.21001/itma.2024.18.13]

Celebrations and Epitaphs of a Municipal Tradition. Reflections on the Fourteenth-Century Vulgarization and Sixteenth-Century Printing of Tuscan Communal Statutes

Francesco Salvestrini
2024

Abstract

Il contributo prende in esame il significato che presso alcune fra le principali città del ducato e granducato, nonché di altri stati subregionali toscani (la repubblica lucchese e il dominio signorile di Massa e Carrara) assunse la stampa degli statuti municipali durante il corso del XVI secolo. Prescindendo dall’impressione dei bandi e dei regolamenti relativi ad istituzioni non territoriali, il lavoro intende mostrare come la resa tipografica di antichi e recenti testi normativi (parte dei quali parzialmente abrogata da deliberazioni derogatorie dei regimi oligarchici e signorili) sia stata spesso motivata non da prevalenti necessità amministrative, bensì da istanze apologetiche e intenti celebrativi di una tradizione identificata con l’autonomia comunale, di cui gli statuti erano stati la più emblematica espressione. In questo senso viene proposto un parallelismo tra la pubblicazione a caratteri mobili e il volgarizzamento trecentesco dei dettati latini, essendo stato anch’esso, in primo luogo, un’operazione d’immagine finalizzata al raggiungimento del consenso politico più che alla concreta applicazione della legge
2024
18
309
332
Goal 4: Quality education
Francesco Salvestrini
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