Ispirato alle clamorose circostanze del processo Rosenberg, The Book of Daniel di E.L. Doctorow, pubblicato nel 1971, costituisce un fulgido esempio di historiographic metafiction, reinvenzione del romanzo storico realizzata dal postmoderno attraverso una forma letteraria contraddistinta da una meditazione autoreferenziale sulla propria stessa finzionalità e, al contempo, da un’analisi di carattere epistemologico dei meccanismi utilizzati dalla scrittura nell’elaborazione storiografica, realizzata presentando simultaneamente tre modi distinti di concepire il dato storico: la realtà esterna, quella percepita nell’atto dell’elaborazione e quella rielaborata nel passaggio dalla percezione alla narrazione. Romanzi autoreferenziali come The Book of Daniel riflettono sul rapporto tra realtà storica e finzione letteraria: pur non negando l’esistenza di un referente esterno, constatano l’impossibilità di un accesso diretto, oggettivo, alla conoscenza del passato, la quale perverrebbe già preformulata, sotto forma di «discorso», attraverso la mediazione del linguaggio. La possibilità di una mimesi narrativa assoluta, in altri termini di una parola che rispecchi passivamente una realtà monolitica, un mondo coerente e oggettivo, è dunque esclusa a fronte di una concezione del linguaggio come universo indipendente, in sé conchiuso, fucina di significati, identità ed entità del tutto autonome. Il suo rapporto con il mondo fenomenico appare quindi tutt’altro che trasparente: al contrario, è complesso, problematico e governato da convenzioni prettamente testuali. In questa luce, i concetti di realtà storica e finzione letteraria finiscono per coincidere: E.L. Doctorow concepisce infatti la scrittura storiografica e quella letteraria come un tutt’uno soggetto alla retorica della forma narrativa.
L’autoreferenzialità come percorso di riflessione storica: il caso di The Book of Daniel di E. L. Doctorow / Simona Porro. - In: COMPAR(A)ISON. - ISSN 0942-8917. - STAMPA. - III:(2009), pp. 21-27.
L’autoreferenzialità come percorso di riflessione storica: il caso di The Book of Daniel di E. L. Doctorow
Simona Porro
2009
Abstract
Ispirato alle clamorose circostanze del processo Rosenberg, The Book of Daniel di E.L. Doctorow, pubblicato nel 1971, costituisce un fulgido esempio di historiographic metafiction, reinvenzione del romanzo storico realizzata dal postmoderno attraverso una forma letteraria contraddistinta da una meditazione autoreferenziale sulla propria stessa finzionalità e, al contempo, da un’analisi di carattere epistemologico dei meccanismi utilizzati dalla scrittura nell’elaborazione storiografica, realizzata presentando simultaneamente tre modi distinti di concepire il dato storico: la realtà esterna, quella percepita nell’atto dell’elaborazione e quella rielaborata nel passaggio dalla percezione alla narrazione. Romanzi autoreferenziali come The Book of Daniel riflettono sul rapporto tra realtà storica e finzione letteraria: pur non negando l’esistenza di un referente esterno, constatano l’impossibilità di un accesso diretto, oggettivo, alla conoscenza del passato, la quale perverrebbe già preformulata, sotto forma di «discorso», attraverso la mediazione del linguaggio. La possibilità di una mimesi narrativa assoluta, in altri termini di una parola che rispecchi passivamente una realtà monolitica, un mondo coerente e oggettivo, è dunque esclusa a fronte di una concezione del linguaggio come universo indipendente, in sé conchiuso, fucina di significati, identità ed entità del tutto autonome. Il suo rapporto con il mondo fenomenico appare quindi tutt’altro che trasparente: al contrario, è complesso, problematico e governato da convenzioni prettamente testuali. In questa luce, i concetti di realtà storica e finzione letteraria finiscono per coincidere: E.L. Doctorow concepisce infatti la scrittura storiografica e quella letteraria come un tutt’uno soggetto alla retorica della forma narrativa.File | Dimensione | Formato | |
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