The present essay focuses on the so-called “Act III” of Jewish-American literature, a particularly prolific phase that started in the 1980s and saw a new revival of interest in Jewish theology, especially in relation to the challenges to Jewish continuity posed by the increasing secularization that characterized the progression of modernity. In that respect, one of the most interesting voices is that of Allegra Goodman, a third-generation Jewish writer, whose prose centers on the present and future of the Jewish community within the diaspora, with a focus on one main theme: the search, by her contemporaries, for a common spiritual tradition as an antidote to the secularizing pressures of the American Way of Life. This spiritual quest often involves the Holocaust, which the American public discourse has turned into the funding myth of Jewish identity in the U.S. – a phenomenon defined by Hilene Flanzbaum as “Americanization of the Holocaust,” which has been judged with palpable ambivalence. In her novel Paradise Park, published in 2001, Goodman expresses her skepticism on this process, by representing in pungent satirical terms the ways in which assimilated American Jews respond to the legacy of the Holocaust – especially their using and abusing the historical record for their own personal use. Il presente saggio è incentrato sul cosiddetto “terzo atto” della letteratura ebraico-americana avviatosi negli anni ottanta del Novecento. Si tratta di una fase che ha visto un rinnovato interesse per la teologia, specialmente per il rapporto tra la tradizione e le sfide sempre più pressanti della modernità, le quali hanno imposto un processo di secolarizzazione indubbiamente pericoloso per la continuità del ‘popolo eletto.’ Una fra le voci di spicco è Allegra Goodman, scrittrice ebrea di terza generazione, particolarmente attenta al presente e al futuro delle comunità ebraiche nella diaspora, specialmente a quanto ella percepisce come il profondo anelito dei suoi contemporanei a un comune denominatore spirituale che conferisca senso e scopo a esistenze altrimenti immerse nel mare magnum culturale dell’America contemporanea. Nell’opus di Goodman, il tentativo di recupero della tradizione s’incentra sovente sulla Shoah, innalzata a mito di fondazione dell’identità ebraica statunitense. Tale fenomeno, definito da Hilene Flanzbaum nei termini di una vera e propria “americanizzazione” degli eventi storici, è rappresentato da Goodman in termini satirici nel suo romanzo Paradise Park, pubblicato nel 2001. Attraverso la parabola esistenziale dei protagonisti – ebrei assimilati, desiderosi di recuperare una comune tradizione spirituale, ma privi degli strumenti critici, storici e teologici adeguati all’uopo – la scrittrice rappresenta il pericolo concreto, a suo avviso insito nella sopra richiamata “americanizzazione della Shoah,” di incorrere sia in episodi di appropriazione, strumentalizzazione e/o mistificazione della memoria storica, sia in fenomeni di contrazione assiologica della tradizione religiosa giudaica

Il “terzo atto” della letteratura ebraico-americana. Allegra Goodman e l’americanizzazione della Shoah in Paradise Park / Simona Porro. - In: IPERSTORIA. - ISSN 2281-4582. - ELETTRONICO. - 18:(2021), pp. 277-290. [10.13136/2281-4582/2021.i18.1036]

Il “terzo atto” della letteratura ebraico-americana. Allegra Goodman e l’americanizzazione della Shoah in Paradise Park

Simona Porro
2021

Abstract

The present essay focuses on the so-called “Act III” of Jewish-American literature, a particularly prolific phase that started in the 1980s and saw a new revival of interest in Jewish theology, especially in relation to the challenges to Jewish continuity posed by the increasing secularization that characterized the progression of modernity. In that respect, one of the most interesting voices is that of Allegra Goodman, a third-generation Jewish writer, whose prose centers on the present and future of the Jewish community within the diaspora, with a focus on one main theme: the search, by her contemporaries, for a common spiritual tradition as an antidote to the secularizing pressures of the American Way of Life. This spiritual quest often involves the Holocaust, which the American public discourse has turned into the funding myth of Jewish identity in the U.S. – a phenomenon defined by Hilene Flanzbaum as “Americanization of the Holocaust,” which has been judged with palpable ambivalence. In her novel Paradise Park, published in 2001, Goodman expresses her skepticism on this process, by representing in pungent satirical terms the ways in which assimilated American Jews respond to the legacy of the Holocaust – especially their using and abusing the historical record for their own personal use. Il presente saggio è incentrato sul cosiddetto “terzo atto” della letteratura ebraico-americana avviatosi negli anni ottanta del Novecento. Si tratta di una fase che ha visto un rinnovato interesse per la teologia, specialmente per il rapporto tra la tradizione e le sfide sempre più pressanti della modernità, le quali hanno imposto un processo di secolarizzazione indubbiamente pericoloso per la continuità del ‘popolo eletto.’ Una fra le voci di spicco è Allegra Goodman, scrittrice ebrea di terza generazione, particolarmente attenta al presente e al futuro delle comunità ebraiche nella diaspora, specialmente a quanto ella percepisce come il profondo anelito dei suoi contemporanei a un comune denominatore spirituale che conferisca senso e scopo a esistenze altrimenti immerse nel mare magnum culturale dell’America contemporanea. Nell’opus di Goodman, il tentativo di recupero della tradizione s’incentra sovente sulla Shoah, innalzata a mito di fondazione dell’identità ebraica statunitense. Tale fenomeno, definito da Hilene Flanzbaum nei termini di una vera e propria “americanizzazione” degli eventi storici, è rappresentato da Goodman in termini satirici nel suo romanzo Paradise Park, pubblicato nel 2001. Attraverso la parabola esistenziale dei protagonisti – ebrei assimilati, desiderosi di recuperare una comune tradizione spirituale, ma privi degli strumenti critici, storici e teologici adeguati all’uopo – la scrittrice rappresenta il pericolo concreto, a suo avviso insito nella sopra richiamata “americanizzazione della Shoah,” di incorrere sia in episodi di appropriazione, strumentalizzazione e/o mistificazione della memoria storica, sia in fenomeni di contrazione assiologica della tradizione religiosa giudaica
2021
18
277
290
Simona Porro
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
1036-3964-1-PB.pdf

Accesso chiuso

Tipologia: Pdf editoriale (Version of record)
Licenza: Creative commons
Dimensione 179.33 kB
Formato Adobe PDF
179.33 kB Adobe PDF   Richiedi una copia

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1242817
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact