Il 1965 e il 1966, in occasione della redazione del nuovo "Piano economico Quinquennale" («pesevjeçarit»), hanno costituito, per la situazione architettonica dell'Albania socialista, un momento di riflessione in merito alle varie posizioni offerte dal panorama della Modernità; ciò è avvenuto sulle pagine di «Drita», la rivista della "Lega degli Scrittori ed Artisti d'Albania", perché l'Architettura veniva considerata, dalla Politica e dagli Intellettuali del momento, un'«Arte sintetica», in grado di contribuire alla realizzazione concreta, nello spazio e nel tempo, delle inedite prospettive della nuova Società marxista-leninista. Tra il 1965 e il 1966 si valutavano i risultati del vecchio "Piano Quinquennale" appena concluso (1960-1964) e si affrontavano, negli appositi, ufficialissimi articoli editi sulla rivista, gli orientamenti e le aspettative cui gli Architetti intendevano ottemperare con i propri strumenti disciplinari; mentre nel contempo si avanzavano precise richieste da parte della Politica. I problemi erano soprattutto di «Estetica» e non tecnico-specialistici, vista la natura di «Drita», ma gli indirizzi linguistici dovevano risultare ben chiari, con una netta distinzione rispetto alle direttive anche del "Socialismo reale" che imponevano un'Urbanistica volta alla creazione di una città compatta, con una disposizione degli edifici a blocchi regolari ed uniformi, in aperta e dichiarata discontinuità rispetto alla città 'dispersa' del Modernismo. E mancato allineamento anche rispetto alla 'nuova' Architettura del "Socialismo reale" fatta di architetture monumentali ispirate al Neoclassicismo, e definite “nazionali nella forme” e “socialiste nel contenuto”. In Albania gli Architetti puntavano invece al rinnovo della Tradizione albanese con architetture «moderne», ma anche alla ripresa di modelli internazionali espressi dall'Organicismo di Reima Pietilä e di Frank Lloyd Wright, soprattutto dal Razionalismo di Le Corbusier e di Adolf Loos, dalla adozione di una versione «antiborghese» di Primitivismo, senza dimenticare i contributi sovietici di Andrey Konstantinovich Burov. Tutto ciò, naturalmente, sotto l'egida dell'ortodossia ideologica secondo Marx, Lenin e il Socialismo di Enver Hoxha. Dunque un ambiente architettonico, quello albanese di metà anni Sessanta del Novecento, per nulla isolato e disinformato rispetto all'Internazionalismo sia in riferimento allo sviluppo delle moderne Avanguardie occidentali, sia delle declinazioni dell'Architettura del "Socialismo reale" d'Oltrecortina, con una netta propensione - pur non senza critiche - all'Urbanistica e all'Architettura moderne. Nessun allineamento, in questo, con quanto indicato dagli orientamenti 'neoclassici' del "Socialismo reale". On the occasion of the drafting of the new "Five Year Economic Plan" («pesevjeçarit»), the years 1965 and 1966 represented, for the architectural situation of socialist Albania, a moment of reflection on the various positions offered by the panorama of Modernity; this happened on the pages of «Drita», the magazine of the "League of Writers and Artists of Albania", because Architecture was considered, by Politics and Intellectuals of the moment, a «synthetic Art», able to contribute to the concrete realization, in space and in time, of the unprecedented prospects of the new Marxist-Leninist society. Furthermore, since there was no official magazine of the architects, nor a national professional Order (League of Architects) of their own, and since Architecture was considered an art in all respects, "Drita" could only be considered the most authoritative publication also for that theoretical reflection. Between 1965 and 1966 the results of the old "Five Year Plan" just concluded (1960-1964) were evaluated and the programming to be included in the new "Plan" (1965-1969) was opened - which had to coordinate, for a luster, the development of the Albanian society - and therefore the guidelines and expectations which the architects intended to fulfill with their own disciplinary instruments were addressed in the special, very official articles published in the magazine; while at the same time precise requests were advanced by the Politics. The problems were mainly of "Aesthetics" and not technical-specialist, because of the nature of "Drita", but the linguistic guidelines had to be clear. Modernity, renewal of the Albanian Tradition, international models expressed by the Organism of Pietila and Wright, by the Rationalism of Le Corbusier and Adolf Loos, by the resumption of an "anti-bourgeois" version of Primitivism, without forgetting Burov's Soviet contributions. All this, of course, under the aegis of ideological orthodoxy according to Marx, Lenin and Enver Hoxha's Socialism. So an architectural environment, the Albanian one of the mid-sixties of the twentieth century, not at all isolated and, above all, uninformed with respect to Internationalism both in reference to the development of the modern Western Avant-garde, and to the declinations of the Architecture of the "Real Socialism" of the Communist Block.

Il "Realismo socialista" delle 'Aquile d'Albania' (1945-1991). Parte seconda: 1965-1966. Anni mirabiles per la riflessione architettonica: Primitivismo, Organicismo, Razionalismo ..., (Le Corbusier, Loos, Wright ...) / CANALI FERRUCCIO. - In: BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DI STUDI FIORENTINI. - ISSN 2039-8581. - STAMPA. - 28,2019:(2020), pp. 166-223.

Il "Realismo socialista" delle 'Aquile d'Albania' (1945-1991). Parte seconda: 1965-1966. Anni mirabiles per la riflessione architettonica: Primitivismo, Organicismo, Razionalismo ..., (Le Corbusier, Loos, Wright ...)

CANALI FERRUCCIO
2020

Abstract

Il 1965 e il 1966, in occasione della redazione del nuovo "Piano economico Quinquennale" («pesevjeçarit»), hanno costituito, per la situazione architettonica dell'Albania socialista, un momento di riflessione in merito alle varie posizioni offerte dal panorama della Modernità; ciò è avvenuto sulle pagine di «Drita», la rivista della "Lega degli Scrittori ed Artisti d'Albania", perché l'Architettura veniva considerata, dalla Politica e dagli Intellettuali del momento, un'«Arte sintetica», in grado di contribuire alla realizzazione concreta, nello spazio e nel tempo, delle inedite prospettive della nuova Società marxista-leninista. Tra il 1965 e il 1966 si valutavano i risultati del vecchio "Piano Quinquennale" appena concluso (1960-1964) e si affrontavano, negli appositi, ufficialissimi articoli editi sulla rivista, gli orientamenti e le aspettative cui gli Architetti intendevano ottemperare con i propri strumenti disciplinari; mentre nel contempo si avanzavano precise richieste da parte della Politica. I problemi erano soprattutto di «Estetica» e non tecnico-specialistici, vista la natura di «Drita», ma gli indirizzi linguistici dovevano risultare ben chiari, con una netta distinzione rispetto alle direttive anche del "Socialismo reale" che imponevano un'Urbanistica volta alla creazione di una città compatta, con una disposizione degli edifici a blocchi regolari ed uniformi, in aperta e dichiarata discontinuità rispetto alla città 'dispersa' del Modernismo. E mancato allineamento anche rispetto alla 'nuova' Architettura del "Socialismo reale" fatta di architetture monumentali ispirate al Neoclassicismo, e definite “nazionali nella forme” e “socialiste nel contenuto”. In Albania gli Architetti puntavano invece al rinnovo della Tradizione albanese con architetture «moderne», ma anche alla ripresa di modelli internazionali espressi dall'Organicismo di Reima Pietilä e di Frank Lloyd Wright, soprattutto dal Razionalismo di Le Corbusier e di Adolf Loos, dalla adozione di una versione «antiborghese» di Primitivismo, senza dimenticare i contributi sovietici di Andrey Konstantinovich Burov. Tutto ciò, naturalmente, sotto l'egida dell'ortodossia ideologica secondo Marx, Lenin e il Socialismo di Enver Hoxha. Dunque un ambiente architettonico, quello albanese di metà anni Sessanta del Novecento, per nulla isolato e disinformato rispetto all'Internazionalismo sia in riferimento allo sviluppo delle moderne Avanguardie occidentali, sia delle declinazioni dell'Architettura del "Socialismo reale" d'Oltrecortina, con una netta propensione - pur non senza critiche - all'Urbanistica e all'Architettura moderne. Nessun allineamento, in questo, con quanto indicato dagli orientamenti 'neoclassici' del "Socialismo reale". On the occasion of the drafting of the new "Five Year Economic Plan" («pesevjeçarit»), the years 1965 and 1966 represented, for the architectural situation of socialist Albania, a moment of reflection on the various positions offered by the panorama of Modernity; this happened on the pages of «Drita», the magazine of the "League of Writers and Artists of Albania", because Architecture was considered, by Politics and Intellectuals of the moment, a «synthetic Art», able to contribute to the concrete realization, in space and in time, of the unprecedented prospects of the new Marxist-Leninist society. Furthermore, since there was no official magazine of the architects, nor a national professional Order (League of Architects) of their own, and since Architecture was considered an art in all respects, "Drita" could only be considered the most authoritative publication also for that theoretical reflection. Between 1965 and 1966 the results of the old "Five Year Plan" just concluded (1960-1964) were evaluated and the programming to be included in the new "Plan" (1965-1969) was opened - which had to coordinate, for a luster, the development of the Albanian society - and therefore the guidelines and expectations which the architects intended to fulfill with their own disciplinary instruments were addressed in the special, very official articles published in the magazine; while at the same time precise requests were advanced by the Politics. The problems were mainly of "Aesthetics" and not technical-specialist, because of the nature of "Drita", but the linguistic guidelines had to be clear. Modernity, renewal of the Albanian Tradition, international models expressed by the Organism of Pietila and Wright, by the Rationalism of Le Corbusier and Adolf Loos, by the resumption of an "anti-bourgeois" version of Primitivism, without forgetting Burov's Soviet contributions. All this, of course, under the aegis of ideological orthodoxy according to Marx, Lenin and Enver Hoxha's Socialism. So an architectural environment, the Albanian one of the mid-sixties of the twentieth century, not at all isolated and, above all, uninformed with respect to Internationalism both in reference to the development of the modern Western Avant-garde, and to the declinations of the Architecture of the "Real Socialism" of the Communist Block.
2020
28,2019
166
223
CANALI FERRUCCIO
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