L’igiene delle caserme nella seconda metà dell’Ottocento in Italia.

Attorno alla metà dell’Ottocento la teoria epidemiologica corrente ipotizzava che le malattie si diffondessero attraverso l’inalazione di “miasmi” o “esalazioni”. Nello stesso periodo fu evidenziata chiaramente l’influenza negativa sulla salute dell’elevata concentrazione di anidride carbonica nell’aria. Iniziarono quindi una serie di studi finalizzati a garantire un’adeguata ventilazione degli ambienti, in particolare delle latrine e delle stanze in cui si concentrava contemporaneamente un gran numero di persone. A questi temi si affiancarono quelli relativi alla protezione degli edifici dall’umidità del terreno e della realizzazione di acquedotti e fognature. Avvalendosi degli studi medici e dei progressi della fisica tecnica, si sviluppò quindi un campo innovativo di ricerca: l’ingegneria sanitaria. In Italia la città di Torino fu all’avanguardia nel settore: il prof. Luigi Pagliani vi tenne nel 1877 il primo corso universitario di igiene, nel 1880 qui si svolse il terzo congresso internazionale su questo tema e nel 1890 fu fondata L’Ingegneria sanitaria, prima rivista specializzata nel settore. La problematica trovò precoce ed ampia diffusione tra gli ingegneri del Genio militare italiano – i cui istituti di formazione tecnica si trovavano proprio a Torino – che erano al corrente delle sperimentazioni europee grazie alla letteratura tecnica straniera e a missioni di studio all’estero, e fin dai primi anni post-unitari elaborarono essi stessi studi e sperimentazioni in materia. Questo tema influenzò fortemente il progetto di caserme e ospedali militari alle varie scale: dalla localizzazione urbana degli insediamenti, fino al dettaglio costruttivo. La memoria tratterà in particolare gli studi relativi alle soluzioni di ventilazione degli ambienti ed alle tecniche studiate per ottenere un progressivo miglioramento delle condizioni di vita del soldato.