La questione neologica può sembrare, per gli “addetti ai lavori”, perfino banale in alcuni suoi risvolti1; ma a ben guardare, al di fuori dei consessi di esperti, non se ne sa poi molto: la conversazione pubblica sui social e sui mezzi di comunicazione di massa ha reso evidente quante informazioni distorte circolino sul tema. Per il largo pubblico, una delle informazioni che sembrano più ostiche da assimilare è che chiunque possa creare parole; non quindi così strano se più di una volta, nel confrontarsi con studenti della scuola secondaria di primo o secondo grado, è successo che alla domanda «Chi crea le parole nuove?» qualcuno rispondesse addirittura «Dio». L’interesse per i neologismi appare aumentato in seguito alla vicenda dell’aggettivo «petaloso», inventato nel febbraio 2016 da Matteo, un ragazzino di terza elementare di Copparo (Ferrara), che scrisse all’Accademia della Crusca su suggerimento della sua maestra – di nome Margherita! – per chiedere come far entrare la parola nel dizionario; Maria Cristina Torchia, membro della redazione della consulenza linguistica, gli rispose notando che il neologismo era ben formato, ma che per venire registrato nei dizionari necessitava di venire usato da molte persone e per un periodo sufficientemente lungo (Torchia 2016). La notizia esplose sui social generando molti fraintendimenti, il principale dei quali, cioè che «petaloso» sia stato inserito nel vocabolario, e proprio dalla Crusca, sopravvive ancora oggi (Gheno 2017b: 66- 68).

La conversazione pubblica sulla questione neologica in Italia, tra giudizi e pregiudizi / Vera Gheno. - In: LINGUA IN AZIONE. - ISSN 2653-9586. - ELETTRONICO. - 5/2019:(2019), pp. 17-26.

La conversazione pubblica sulla questione neologica in Italia, tra giudizi e pregiudizi

Vera Gheno
2019

Abstract

La questione neologica può sembrare, per gli “addetti ai lavori”, perfino banale in alcuni suoi risvolti1; ma a ben guardare, al di fuori dei consessi di esperti, non se ne sa poi molto: la conversazione pubblica sui social e sui mezzi di comunicazione di massa ha reso evidente quante informazioni distorte circolino sul tema. Per il largo pubblico, una delle informazioni che sembrano più ostiche da assimilare è che chiunque possa creare parole; non quindi così strano se più di una volta, nel confrontarsi con studenti della scuola secondaria di primo o secondo grado, è successo che alla domanda «Chi crea le parole nuove?» qualcuno rispondesse addirittura «Dio». L’interesse per i neologismi appare aumentato in seguito alla vicenda dell’aggettivo «petaloso», inventato nel febbraio 2016 da Matteo, un ragazzino di terza elementare di Copparo (Ferrara), che scrisse all’Accademia della Crusca su suggerimento della sua maestra – di nome Margherita! – per chiedere come far entrare la parola nel dizionario; Maria Cristina Torchia, membro della redazione della consulenza linguistica, gli rispose notando che il neologismo era ben formato, ma che per venire registrato nei dizionari necessitava di venire usato da molte persone e per un periodo sufficientemente lungo (Torchia 2016). La notizia esplose sui social generando molti fraintendimenti, il principale dei quali, cioè che «petaloso» sia stato inserito nel vocabolario, e proprio dalla Crusca, sopravvive ancora oggi (Gheno 2017b: 66- 68).
2019
5/2019
17
26
Vera Gheno
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