Da molti anni, confrontandomi con i miei studenti universitari – e con quelli più giovani, incontrati in centinaia di incontri che ho potuto fare nelle scuole d’Italia – ho la percezione che, durante il percorso degli studi obbligatori, si ragioni poco o niente sulla rilevanza della competenza linguistica; in altre parole, a parte alcune eccezioni, solitamente si fa moltissimo esercizio “tecnico” (ortografia, sintassi, morfologia, ecc.) e poca riflessione metalinguistica. Rilevo, ad esempio, una bassa consapevolezza sia dei meccanismi di funzionamento del codice linguistico sia degli scopi della lingua, che possono essere sintetizzati in tre funzioni principali: quella di atto di identità individuale (“Io sono le parole che uso”), quello di atto di identità collettivo (“Identifico la mia appartenenza a una determinata tribù grazie alla lingua che impieghiamo), quello di concettualizzazione del mondo (“L’essere umano nomina il mondo e, in questo modo, lo comprende meglio ed è in grado di parlarne, senza fermarsi a ciò che è immanente”, cfr. Federico Faloppa, 2018, Brevi lezioni sul linguaggio, Torino, Bollati Boringhieri, pp. 16-35). Queste nozioni non dovrebbero essere considerate ancillari al resto, perché solo partendo da una sana e robusta (auto)consapevolezza linguistica si può, a mio avviso, abbracciare la complessità del sapere linguistico, molto spesso limitato a una percezione monolitica, bianca/nera, della propria lingua madre.

Questioni di lingua e di vita in un presente (iper)complesso / Vera Gheno. - In: LA RICERCA. - ISSN 2282-2852. - STAMPA. - 9:(2021), pp. 29-33.

Questioni di lingua e di vita in un presente (iper)complesso

Vera Gheno
2021

Abstract

Da molti anni, confrontandomi con i miei studenti universitari – e con quelli più giovani, incontrati in centinaia di incontri che ho potuto fare nelle scuole d’Italia – ho la percezione che, durante il percorso degli studi obbligatori, si ragioni poco o niente sulla rilevanza della competenza linguistica; in altre parole, a parte alcune eccezioni, solitamente si fa moltissimo esercizio “tecnico” (ortografia, sintassi, morfologia, ecc.) e poca riflessione metalinguistica. Rilevo, ad esempio, una bassa consapevolezza sia dei meccanismi di funzionamento del codice linguistico sia degli scopi della lingua, che possono essere sintetizzati in tre funzioni principali: quella di atto di identità individuale (“Io sono le parole che uso”), quello di atto di identità collettivo (“Identifico la mia appartenenza a una determinata tribù grazie alla lingua che impieghiamo), quello di concettualizzazione del mondo (“L’essere umano nomina il mondo e, in questo modo, lo comprende meglio ed è in grado di parlarne, senza fermarsi a ciò che è immanente”, cfr. Federico Faloppa, 2018, Brevi lezioni sul linguaggio, Torino, Bollati Boringhieri, pp. 16-35). Queste nozioni non dovrebbero essere considerate ancillari al resto, perché solo partendo da una sana e robusta (auto)consapevolezza linguistica si può, a mio avviso, abbracciare la complessità del sapere linguistico, molto spesso limitato a una percezione monolitica, bianca/nera, della propria lingua madre.
2021
9
29
33
Vera Gheno
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