Febbraio 2016: Matteo, 8 anni, terza elementare, in un esercizio che chiede di trovare due aggettivi per ogni sostantivo, abbina, a fiore, profumato e petaloso. La maestra, che per una buffa coincidenza si chiama Margherita, gli sottolinea petaloso come errore: l’aggettivo non esiste; tuttavia, in un impeto di ispirazione rodariana, aggiunge un aggettivo: errore bello. Su quel bello, Margherita costruisce per i suoi allievi una lezione sulla neologia. E fa bene: non tutti sanno come si creano (e come entrano nel vocabolario) le parole nuove. Il seguito è noto: su consiglio della maestra, Matteo scrive all’Accademia della Crusca chiedendo come si possa far entrare una parola nel vocabolario. Risponde la sociolinguista Maria Cristina Torchia; la storia viene ripresa da un quotidiano locale; viene segnalata ai canali social della Crusca che, rilanciandola, danno (involontariamente) inizio a un effetto palla di neve. La notizia diviene virale e rimane per giorni tra gli argomenti più discussi sui social, generando reazioni di ogni sorta. A oggi, nonostante reiterati interventi chiarificatori, molti sono convinti che la Crusca abbia inserito petaloso nel vocabolario, quando così non è. Intanto, perché la Crusca non pubblica dizionari dal 1923; in secondo luogo, perché l’ente non ha il compito di promuovere neologismi. Siamo tutti onomaturghi, ci ricorda Bruno Migliorini: ognuno di noi ha il potere di creare parole nuove. Lo facciamo quando ne sentiamo la necessità: per esempio, se incontriamo un fenomeno inedito, oppure se notiamo, nella realtà in cui viviamo, un particolare che fino a quel momento nessuno aveva pensato di nominare: un po’ quello che è successo a Matteo.

La "rivoluzione petalosa": come nascono le parole nuove / Vera Gheno. - In: UN PEDIATRA PER AMICO. - ISSN 2038-5986. - STAMPA. - (2021), pp. 62-63.

La "rivoluzione petalosa": come nascono le parole nuove

Vera Gheno
2021

Abstract

Febbraio 2016: Matteo, 8 anni, terza elementare, in un esercizio che chiede di trovare due aggettivi per ogni sostantivo, abbina, a fiore, profumato e petaloso. La maestra, che per una buffa coincidenza si chiama Margherita, gli sottolinea petaloso come errore: l’aggettivo non esiste; tuttavia, in un impeto di ispirazione rodariana, aggiunge un aggettivo: errore bello. Su quel bello, Margherita costruisce per i suoi allievi una lezione sulla neologia. E fa bene: non tutti sanno come si creano (e come entrano nel vocabolario) le parole nuove. Il seguito è noto: su consiglio della maestra, Matteo scrive all’Accademia della Crusca chiedendo come si possa far entrare una parola nel vocabolario. Risponde la sociolinguista Maria Cristina Torchia; la storia viene ripresa da un quotidiano locale; viene segnalata ai canali social della Crusca che, rilanciandola, danno (involontariamente) inizio a un effetto palla di neve. La notizia diviene virale e rimane per giorni tra gli argomenti più discussi sui social, generando reazioni di ogni sorta. A oggi, nonostante reiterati interventi chiarificatori, molti sono convinti che la Crusca abbia inserito petaloso nel vocabolario, quando così non è. Intanto, perché la Crusca non pubblica dizionari dal 1923; in secondo luogo, perché l’ente non ha il compito di promuovere neologismi. Siamo tutti onomaturghi, ci ricorda Bruno Migliorini: ognuno di noi ha il potere di creare parole nuove. Lo facciamo quando ne sentiamo la necessità: per esempio, se incontriamo un fenomeno inedito, oppure se notiamo, nella realtà in cui viviamo, un particolare che fino a quel momento nessuno aveva pensato di nominare: un po’ quello che è successo a Matteo.
2021
62
63
Vera Gheno
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1258421
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact