Sono nata in Ungheria trentotto, quasi trentanove anni fa. I miei genitori, in maniera estremamente lungimirante, mi hanno insegnato l’ungherese come prima lingua, visto che sapevano già che la mia formazione scolastica sarebbe avvenuta in Italia. Sono cresciuta quindi per i primi anni come prevalentemente magiarofona, ma adesso, dopo aver frequentato quasi esclusivamente scuole italiane e avendo vissuto per lo più in questo paese, posso definirmi di madrelingua italiana. Pur essendo un’accanita lettrice e vedendomi anche riconosciuta una certa capacità scrittoria, non avevo mai avuto particolare interesse per il mondo delle materie umanistiche. Io, da grande, e con grande convinzione, avrei voluto “fare l’ingegnere”, qualunque cosa questo volesse dire. Arrivata all’università, dopo due anni molto difficili a ingegneria, mi arresi all’evidenza e mi iscrissi alla facoltà di Lettere. Tra tutte le materie della facoltà mi appassionai, senza grandi sorprese, a quelle linguistiche. Insomma, le mie competenze erano in qualche modo iscritte nel corredo genetico: il padre linguista deve averci messo lo zampino. Oggi, quindi, nella sostanza, posso dire di essermi formata, e di lavorare, come linguista, in particolare sociolinguista. La traduzione dall’ungherese, pur essendo una grande passione, non mi garantisce un flusso di lavoro costante, quindi traduco quando me ne viene data l’opportunità. Rimane da chiedersi se essere linguista e lavorare come traduttrice sia un vantaggio o un problema…
Tradurre testi per l’infanzia / Vera Gheno. - STAMPA. - (2016), pp. 105-114. (Intervento presentato al convegno Editoria e traduzione. Focus sulle lingue di 'minore diffusione' (Padova 16-17 gennaio 2014)).
Tradurre testi per l’infanzia
Vera Gheno
2016
Abstract
Sono nata in Ungheria trentotto, quasi trentanove anni fa. I miei genitori, in maniera estremamente lungimirante, mi hanno insegnato l’ungherese come prima lingua, visto che sapevano già che la mia formazione scolastica sarebbe avvenuta in Italia. Sono cresciuta quindi per i primi anni come prevalentemente magiarofona, ma adesso, dopo aver frequentato quasi esclusivamente scuole italiane e avendo vissuto per lo più in questo paese, posso definirmi di madrelingua italiana. Pur essendo un’accanita lettrice e vedendomi anche riconosciuta una certa capacità scrittoria, non avevo mai avuto particolare interesse per il mondo delle materie umanistiche. Io, da grande, e con grande convinzione, avrei voluto “fare l’ingegnere”, qualunque cosa questo volesse dire. Arrivata all’università, dopo due anni molto difficili a ingegneria, mi arresi all’evidenza e mi iscrissi alla facoltà di Lettere. Tra tutte le materie della facoltà mi appassionai, senza grandi sorprese, a quelle linguistiche. Insomma, le mie competenze erano in qualche modo iscritte nel corredo genetico: il padre linguista deve averci messo lo zampino. Oggi, quindi, nella sostanza, posso dire di essermi formata, e di lavorare, come linguista, in particolare sociolinguista. La traduzione dall’ungherese, pur essendo una grande passione, non mi garantisce un flusso di lavoro costante, quindi traduco quando me ne viene data l’opportunità. Rimane da chiedersi se essere linguista e lavorare come traduttrice sia un vantaggio o un problema…I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.