La mitologia e la storia greco-romana hanno lasciato molte tracce nella lingua contemporanea, sotto forma di modi di dire, antonomasie e altro. Qui mi concentro su una selezione di nomi di personaggi del mito che oggi vengono usati per indicare particolari caratteristiche di una persona, di un oggetto o di un concetto. Adóne: giovinetto amato da Venere per la sua straordinaria bellezza; lo si impiega per indicare un “giovane molto bello”. Talvolta si usa anche in maniera ironica: quello si crede un adone. adone Cassàndra: figlia del re Priamo che, non creduta, prediceva la distruzione di Troia; indica “persona che è solita fare previsioni catastrofiche, senza che nessuno le presti fede”. cassandra Centàuro: mostro mitologico con testa e busto umani e con corpo di cavallo. Usato oggi per indicare, non a caso, i motociclisti. Cèrbero: mostro canino con tre teste, custode dell’ingresso dell’Ade. Indica “custode, guardiano arcigno”, e anche “persona intrattabile e sgarbata”. cerbero Chimèra: nella mitologia greco-romana, mostro con corpo e testa di leone, una seconda testa di capra sulla schiena e coda di serpente. In senso figurato, “sogno vano, illusione, fantasticheria, utopia”. Ciclòpe: nella mitologia greca e romana, mostro gigantesco con un solo occhio in mezzo alla fronte. A parte l’uso medico, per “chi è affetto da ciclopismo”, si usa scherzosamente in riferimento a chi ha momentaneamente perso l’uso di un occhio. Dèdalo: nome del costruttore del labirinto di Creta; si usa come “labirinto, intrico di vie, passaggi e simili”. Èrcole: eroe della mitologia greco-romana, celebre per le sue imprese e prove, usato per “persona eccezionalmente forte e robusta”. E se è un bambino? Ercolino. Erìnni: ciascuna delle tre divinità greche (Tisifone, Megera e Aletto) vendicatrici dell’empietà e dei delitti di sangue, poi suscitatrici di discordie. Usato (spesso scherzosamente) per indicare una persona (principalmente una donna) furibonda. Ganimède: giovinetto che, secondo la leggenda classica, fu rapito sull’Olimpo da Zeus a causa della sua bellezza e reso coppiere degli dei. È il “giovane galante, bello e ricercato”. “Fare il ganimede” vuol dire “fare il galante”, sin troppo, fino a diventare un bellimbusto. Ganimede Gigànte: nella mitologia greco-romana, ciascuno dei figli della Terra, di smisurata statura, che lottarono contro Giove; nella Bibbia, uomo di antiche generazioni vissuto prima del diluvio. Per estensione, “persona di statura notevolmente al di sopra della media”, anche “persona che eccelle per capacità, forza, virtù, ingegno e simili”. Giunóne: nella mitologia romana, nome della moglie di Giove, corrispondente alla dea greca Era. “Donna alta e formosa”, raramente “donna gelosa e superba”. giunonico Gorgóne: nella mitologia greco-romana, ciascuna delle tre mostruose figlie di Forco, dalla testa orrenda, monocole e con potere di pietrificare chi le guardava. In senso figurato, “donna orrenda o dall’aspetto estremamente sciatto e malcurato”. Ìdra: nell’antica mitologia greco-romana, mostruoso serpente con molte teste che, tagliate, rinascevano: l’idra di Lerna. In senso figurato, “calamità, male o degenerazione a cui non si riesce a rimediare”. Medùsa: nella mitologia classica, una delle Gorgoni, con capelli di serpenti, che pietrificava chi la guardasse. A parte usarlo scherzosamente quando si è molto spettinati, in senso figurato si parla di “sorriso della medusa” o “volto della medusa” per descrivere qualcosa che “ammalia, seduce, incanta, o anche ciò che incute terrore o rende attonito per il terrore”. medusa Megèra: nome di una delle tre Erinni. “Donna molto brutta, specialmente vecchia, di carattere astioso e collerico”. Mùsa: ciascuna delle nove dee che, nella mitologia greco-romana, proteggono le arti e le scienze (Calliope, poesia elegiaca ed epica; Clio, storia; Erato, poesia amorosa e mimica; Euterpe, flauto, lirica, musica; Melpomene, tragedia; Polimnia, pantomima; Talia, commedia; Tersicore, danza; Urania, poesia didascalica e astronomia). Oggi la musa è chi (o ciò che) ispira l’artista, e talvolta si usa, come nome di genere promiscuo, anche per persone di sesso maschile. Nàiade: nella mitologia greco-romana, ninfa delle sorgenti e delle fonti. Per estensione, “giovane donna attraente e sensuale”. naiade Narcìso: bellissimo giovane, figlio del dio fluviale Cefiso e della ninfa Liriope. Per aver rifiutato l’amore di molte fanciulle e ninfe, tra cui Eco, fu indotto da Nemesi a specchiarsi a una fonte; innamoratosi della propria immagine riflessa, morì consunto d’amore e fu trasformato nel fiore omonimo. Oggi un narciso (oltre che essere un fiore) è una “persona fatua e vanesia”. Nìnfa: nella mitologia greco-romana, giovane dea appartenente a una delle schiere di divinità minori femminili che popolano le acque, il mare, i boschi, i monti. Usato per indicare una “fanciulla di grande bellezza”. Òrco: nella mitologia greco-romana, sinonimo di Inferno, Ade. Nelle leggende popolari europee, mostro malvagio, gigantesco, divoratore di uomini e, in particolare, di bambini. In senso figurato, “persona brutta da far paura”; nel linguaggio giornalistico impiegato talvolta per indicare un pedofilo. Penèlope: la sposa di Ulisse, che tesseva la tela di giorno e la disfaceva la notte in attesa del ritorno del consorte, si usa per “donna, sposa paziente e fedele”. Viene definito “tela di Penelope” un lavoro interminabile, eseguito tra indecisioni e ripensamenti. tela di penelope Sàtiro: nella mitologia greco-romana, divinità dei boschi, con figura umana, piedi e orecchie caprini, coda di cavallo o di capro; era comunemente incluso, con le Ninfe, nel corteo di Bacco. In senso figurato, “uomo dalla sensualità morbosa”. Sirèna: creatura favolosa della mitologia classica, raffigurata come essere umano (specialmente donna) giovane e bello con la parte inferiore a forma di uccello (e più tardi, soprattutto dal Medioevo, a forma di pesce), il cui canto affascinava i naviganti e provocava i naufragi. Per estensione, “donna allettatrice, incantevole”. Sfìnge: nella mitologia greco-romana, mostro alato, con corpo leonino, testa umana, coda di serpente, che proponeva enigmi insolubili; nella mitologia egizia, la stessa rappresentazione, ma priva di coda e di ali. Impiegato per indicare una “persona enigmatica di cui non si riesce a capire il pensiero, i sentimenti, le intenzioni”. Titàno: ciascuno dei giganti che, nel mito greco, combatterono contro Saturno per detronizzarlo e furono sconfitti da Giove. In senso figurato, “persona molto forte fisicamente o che pratica un’arte o un’attività con risultati eccezionali”. titanico Vènere: dea dell’amore nella mitologia romana, corrispondente alla greca Afrodite, nota per la sua sovrumana avvenenza. Impiegato per “donna eccezionalmente bella”, talvolta anche in modo ironico: si crede una Venere. È il corrispettivo femminile di Adone. Spero che questa carrellata nel mito vi abbia fatto scoprire qualcosa di nuovo: la ricchezza e la profondità storica della lingua che usiamo tutti i giorni sono straordinarie!

Dalla mitologia al vocabolario: nomi da non dimenticare / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2021).

Dalla mitologia al vocabolario: nomi da non dimenticare

Vera Gheno
2021

Abstract

La mitologia e la storia greco-romana hanno lasciato molte tracce nella lingua contemporanea, sotto forma di modi di dire, antonomasie e altro. Qui mi concentro su una selezione di nomi di personaggi del mito che oggi vengono usati per indicare particolari caratteristiche di una persona, di un oggetto o di un concetto. Adóne: giovinetto amato da Venere per la sua straordinaria bellezza; lo si impiega per indicare un “giovane molto bello”. Talvolta si usa anche in maniera ironica: quello si crede un adone. adone Cassàndra: figlia del re Priamo che, non creduta, prediceva la distruzione di Troia; indica “persona che è solita fare previsioni catastrofiche, senza che nessuno le presti fede”. cassandra Centàuro: mostro mitologico con testa e busto umani e con corpo di cavallo. Usato oggi per indicare, non a caso, i motociclisti. Cèrbero: mostro canino con tre teste, custode dell’ingresso dell’Ade. Indica “custode, guardiano arcigno”, e anche “persona intrattabile e sgarbata”. cerbero Chimèra: nella mitologia greco-romana, mostro con corpo e testa di leone, una seconda testa di capra sulla schiena e coda di serpente. In senso figurato, “sogno vano, illusione, fantasticheria, utopia”. Ciclòpe: nella mitologia greca e romana, mostro gigantesco con un solo occhio in mezzo alla fronte. A parte l’uso medico, per “chi è affetto da ciclopismo”, si usa scherzosamente in riferimento a chi ha momentaneamente perso l’uso di un occhio. Dèdalo: nome del costruttore del labirinto di Creta; si usa come “labirinto, intrico di vie, passaggi e simili”. Èrcole: eroe della mitologia greco-romana, celebre per le sue imprese e prove, usato per “persona eccezionalmente forte e robusta”. E se è un bambino? Ercolino. Erìnni: ciascuna delle tre divinità greche (Tisifone, Megera e Aletto) vendicatrici dell’empietà e dei delitti di sangue, poi suscitatrici di discordie. Usato (spesso scherzosamente) per indicare una persona (principalmente una donna) furibonda. Ganimède: giovinetto che, secondo la leggenda classica, fu rapito sull’Olimpo da Zeus a causa della sua bellezza e reso coppiere degli dei. È il “giovane galante, bello e ricercato”. “Fare il ganimede” vuol dire “fare il galante”, sin troppo, fino a diventare un bellimbusto. Ganimede Gigànte: nella mitologia greco-romana, ciascuno dei figli della Terra, di smisurata statura, che lottarono contro Giove; nella Bibbia, uomo di antiche generazioni vissuto prima del diluvio. Per estensione, “persona di statura notevolmente al di sopra della media”, anche “persona che eccelle per capacità, forza, virtù, ingegno e simili”. Giunóne: nella mitologia romana, nome della moglie di Giove, corrispondente alla dea greca Era. “Donna alta e formosa”, raramente “donna gelosa e superba”. giunonico Gorgóne: nella mitologia greco-romana, ciascuna delle tre mostruose figlie di Forco, dalla testa orrenda, monocole e con potere di pietrificare chi le guardava. In senso figurato, “donna orrenda o dall’aspetto estremamente sciatto e malcurato”. Ìdra: nell’antica mitologia greco-romana, mostruoso serpente con molte teste che, tagliate, rinascevano: l’idra di Lerna. In senso figurato, “calamità, male o degenerazione a cui non si riesce a rimediare”. Medùsa: nella mitologia classica, una delle Gorgoni, con capelli di serpenti, che pietrificava chi la guardasse. A parte usarlo scherzosamente quando si è molto spettinati, in senso figurato si parla di “sorriso della medusa” o “volto della medusa” per descrivere qualcosa che “ammalia, seduce, incanta, o anche ciò che incute terrore o rende attonito per il terrore”. medusa Megèra: nome di una delle tre Erinni. “Donna molto brutta, specialmente vecchia, di carattere astioso e collerico”. Mùsa: ciascuna delle nove dee che, nella mitologia greco-romana, proteggono le arti e le scienze (Calliope, poesia elegiaca ed epica; Clio, storia; Erato, poesia amorosa e mimica; Euterpe, flauto, lirica, musica; Melpomene, tragedia; Polimnia, pantomima; Talia, commedia; Tersicore, danza; Urania, poesia didascalica e astronomia). Oggi la musa è chi (o ciò che) ispira l’artista, e talvolta si usa, come nome di genere promiscuo, anche per persone di sesso maschile. Nàiade: nella mitologia greco-romana, ninfa delle sorgenti e delle fonti. Per estensione, “giovane donna attraente e sensuale”. naiade Narcìso: bellissimo giovane, figlio del dio fluviale Cefiso e della ninfa Liriope. Per aver rifiutato l’amore di molte fanciulle e ninfe, tra cui Eco, fu indotto da Nemesi a specchiarsi a una fonte; innamoratosi della propria immagine riflessa, morì consunto d’amore e fu trasformato nel fiore omonimo. Oggi un narciso (oltre che essere un fiore) è una “persona fatua e vanesia”. Nìnfa: nella mitologia greco-romana, giovane dea appartenente a una delle schiere di divinità minori femminili che popolano le acque, il mare, i boschi, i monti. Usato per indicare una “fanciulla di grande bellezza”. Òrco: nella mitologia greco-romana, sinonimo di Inferno, Ade. Nelle leggende popolari europee, mostro malvagio, gigantesco, divoratore di uomini e, in particolare, di bambini. In senso figurato, “persona brutta da far paura”; nel linguaggio giornalistico impiegato talvolta per indicare un pedofilo. Penèlope: la sposa di Ulisse, che tesseva la tela di giorno e la disfaceva la notte in attesa del ritorno del consorte, si usa per “donna, sposa paziente e fedele”. Viene definito “tela di Penelope” un lavoro interminabile, eseguito tra indecisioni e ripensamenti. tela di penelope Sàtiro: nella mitologia greco-romana, divinità dei boschi, con figura umana, piedi e orecchie caprini, coda di cavallo o di capro; era comunemente incluso, con le Ninfe, nel corteo di Bacco. In senso figurato, “uomo dalla sensualità morbosa”. Sirèna: creatura favolosa della mitologia classica, raffigurata come essere umano (specialmente donna) giovane e bello con la parte inferiore a forma di uccello (e più tardi, soprattutto dal Medioevo, a forma di pesce), il cui canto affascinava i naviganti e provocava i naufragi. Per estensione, “donna allettatrice, incantevole”. Sfìnge: nella mitologia greco-romana, mostro alato, con corpo leonino, testa umana, coda di serpente, che proponeva enigmi insolubili; nella mitologia egizia, la stessa rappresentazione, ma priva di coda e di ali. Impiegato per indicare una “persona enigmatica di cui non si riesce a capire il pensiero, i sentimenti, le intenzioni”. Titàno: ciascuno dei giganti che, nel mito greco, combatterono contro Saturno per detronizzarlo e furono sconfitti da Giove. In senso figurato, “persona molto forte fisicamente o che pratica un’arte o un’attività con risultati eccezionali”. titanico Vènere: dea dell’amore nella mitologia romana, corrispondente alla greca Afrodite, nota per la sua sovrumana avvenenza. Impiegato per “donna eccezionalmente bella”, talvolta anche in modo ironico: si crede una Venere. È il corrispettivo femminile di Adone. Spero che questa carrellata nel mito vi abbia fatto scoprire qualcosa di nuovo: la ricchezza e la profondità storica della lingua che usiamo tutti i giorni sono straordinarie!
2021
Vera Gheno
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Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1258683
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