Black Friday (“venerdì nero”) è un’espressione tradizionalmente usata negli Stati Uniti per indicare “il venerdì successivo al Giorno del Ringraziamento (celebrato il quarto giovedì di novembre), giornata di inizio delle vendite natalizie, caratterizzata da forti sconti e da lunghe code nei negozi”; per estensione, è diventato il nome di una giornata (spesso allargata anche ai giorni precedenti e successivi) di offerte e sconti nei negozi online e offline. black friday Sin dal 1952, il venerdì successivo al Ringraziamento è stato considerato, negli States, il giorno che marca l’inizio della stagione degli acquisti natalizi. Degli stessi anni sono le prime occorrenze dell’espressione “Black Friday” per farvi riferimento; inizialmente, era stata impiegata per indicare l’usanza di molti lavoratori (malvista dai datori di lavoro) di prendersi ferie il giorno successivo al Ringraziamento per ritagliarsi un ponte festivo di quattro giorni; a Philadelphia, negli stessi anni, i poliziotti chiamavano così quel particolare venerdì per via degli ingorghi automobilistici causati dall’inizio dello shopping (propriamente gerundio di to shop ‘comperare’, 1931) natalizio. Solo successivamente il nome, inizialmente percepito da molti come negativo, si è diffuso su larga scala, anche se negli anni Sessanta si provò a cambiarlo in Big Friday, ma senza successo. Con l’avvento di internet e dell’e-commerce, ossia “commercio elettronico” (1997), l’espressione si è poi estesa a tutto il mondo, Italia compresa. Nel nostro paese, lo Zingarelli registra come prima occorrenza il 1991. Sull’origine del nome esistono molte leggende alternative. Una di queste riconduce l’espressione a un’antica usanza di mettere in saldo gli schiavi (neri) quel giorno, ma non ha riscontri storicamente verificati; un’altra afferma che il nome derivasse dal fatto che quel giorno i commercianti passavano dal tenere la contabilità con l’inchiostro rosso (perché in perdita) al tenerla con quello nero (perché finalmente iniziavano a guadagnare); ma come spesso accade, la storia reale appare molto meno avventurosa ed è quella descritta precedentemente. mercato In ogni caso, con la globalizzazione del mercàto (dal latino mercātu(m), da mercāri, da mĕrx, genitivo mĕrcis ‘merce’, 1211), l’usanza del “venerdì nero” si è diffusa a livello internazionale e viene oggi attesa con una certa trepidazione ovunque, Italia compresa. Sarà un frutto perverso del consumìsmo (da consumo, 1966, “tendenza, tipica delle economie caratterizzate da un alto livello di benessere, e rafforzata dalle tecniche pubblicitarie, a incentivare i consumi privati di beni anche non necessari”), ma indipendentemente dal salàrio (dal latino salāriu(m), dapprima ‘razione di sale corrisposta a militari e impiegati pubblici’, poi ‘indennità per comprarsi il sale’, da sāl, genitivo sălis ‘sale’, 1279) o dal rèddito (dal latino rĕdditu(m), participio passato di rĕddere, 1598), moltissime persone non resistono al fascino dell’acquìsto (dal latino parlato *acquisitāre, da acquīrere ‘acquistare’, av. 1250), specialmente se la merce è in sàldo (probabilmente incrocio del latino solǐdus “solido” con valǐdus “forte, resistente”). reddito E dove li spenderemo, i nostri soldi? Dipende: in un negòzio (dal latino negōtiu(m), composto di nĕc ‘non’ e ōtium ‘ozio’, 1321), in una bottéga (dal latino apothēca(m), dal greco apothḗkē ‘deposito’, dal verbo apotithénai ‘porre (tithénai) lontano, in disparte (apó)’, sec. XII), in un empòrio (dal latino empŏriu(m), dal gr. empórion, da émporos ‘navigante su nave straniera, passeggero in viaggio (en pórō)’, 1292) o in uno spàccio (da dispacciare, adattamento del provenzale despachar, 1304). Come ci spiega la scheda di sfumature di significato contenuta nello Zingarelli, le quattro parole non vogliono dire esattamente la stessa cosa: «Negozio è un locale, generalmente a piano terra e con ingresso su strada, destinato alla vendita di prodotti. Bottega ha lo stesso significato, ma oggi identifica perlopiù un negozio modesto o il locale dove un artigiano svolge la sua attività. Emporio è un locale di dimensioni molto maggiori rispetto al negozio, e destinato alla vendita di merci dei generi più disparati. Spaccio è un piccolo negozio di generi alimentari o di consumo all’interno di grandi strutture o comunità (campeggi, ospedali, caserme); recentemente il termine è di frequente usato per designare i locali, generalmente adiacenti alla fabbrica, dove un’azienda manifatturiera vende direttamente al pubblico i suoi prodotti.» negozio Stavo dimenticando l’outlet (voce inglese, propriamente “sbocco, scarico”, 1997), fino a qualche anno fa chiamato anche stock house quando si trattava di un singolo negozio, da qualche anno vera e propria ossessione collettiva sia nella forma “fisica” (con le strade per raggiungere le “cittadelle dello shopping” intasate dal traffico) sia in quella “virtuale” (difficile sfuggire all’attrattiva dell’affarone online, a portata di clic). E quando l’eccitazione da Black Friday sarà sfumata, ricordatevi che almeno in rete si celebra il Cyber Monday, il lunedì dedicato agli sconti su prodotti elettronici. Ma io non vi ho detto nulla, eh…

Black Friday: quando il consumismo diventa tradizione / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2020).

Black Friday: quando il consumismo diventa tradizione

Vera Gheno
2020

Abstract

Black Friday (“venerdì nero”) è un’espressione tradizionalmente usata negli Stati Uniti per indicare “il venerdì successivo al Giorno del Ringraziamento (celebrato il quarto giovedì di novembre), giornata di inizio delle vendite natalizie, caratterizzata da forti sconti e da lunghe code nei negozi”; per estensione, è diventato il nome di una giornata (spesso allargata anche ai giorni precedenti e successivi) di offerte e sconti nei negozi online e offline. black friday Sin dal 1952, il venerdì successivo al Ringraziamento è stato considerato, negli States, il giorno che marca l’inizio della stagione degli acquisti natalizi. Degli stessi anni sono le prime occorrenze dell’espressione “Black Friday” per farvi riferimento; inizialmente, era stata impiegata per indicare l’usanza di molti lavoratori (malvista dai datori di lavoro) di prendersi ferie il giorno successivo al Ringraziamento per ritagliarsi un ponte festivo di quattro giorni; a Philadelphia, negli stessi anni, i poliziotti chiamavano così quel particolare venerdì per via degli ingorghi automobilistici causati dall’inizio dello shopping (propriamente gerundio di to shop ‘comperare’, 1931) natalizio. Solo successivamente il nome, inizialmente percepito da molti come negativo, si è diffuso su larga scala, anche se negli anni Sessanta si provò a cambiarlo in Big Friday, ma senza successo. Con l’avvento di internet e dell’e-commerce, ossia “commercio elettronico” (1997), l’espressione si è poi estesa a tutto il mondo, Italia compresa. Nel nostro paese, lo Zingarelli registra come prima occorrenza il 1991. Sull’origine del nome esistono molte leggende alternative. Una di queste riconduce l’espressione a un’antica usanza di mettere in saldo gli schiavi (neri) quel giorno, ma non ha riscontri storicamente verificati; un’altra afferma che il nome derivasse dal fatto che quel giorno i commercianti passavano dal tenere la contabilità con l’inchiostro rosso (perché in perdita) al tenerla con quello nero (perché finalmente iniziavano a guadagnare); ma come spesso accade, la storia reale appare molto meno avventurosa ed è quella descritta precedentemente. mercato In ogni caso, con la globalizzazione del mercàto (dal latino mercātu(m), da mercāri, da mĕrx, genitivo mĕrcis ‘merce’, 1211), l’usanza del “venerdì nero” si è diffusa a livello internazionale e viene oggi attesa con una certa trepidazione ovunque, Italia compresa. Sarà un frutto perverso del consumìsmo (da consumo, 1966, “tendenza, tipica delle economie caratterizzate da un alto livello di benessere, e rafforzata dalle tecniche pubblicitarie, a incentivare i consumi privati di beni anche non necessari”), ma indipendentemente dal salàrio (dal latino salāriu(m), dapprima ‘razione di sale corrisposta a militari e impiegati pubblici’, poi ‘indennità per comprarsi il sale’, da sāl, genitivo sălis ‘sale’, 1279) o dal rèddito (dal latino rĕdditu(m), participio passato di rĕddere, 1598), moltissime persone non resistono al fascino dell’acquìsto (dal latino parlato *acquisitāre, da acquīrere ‘acquistare’, av. 1250), specialmente se la merce è in sàldo (probabilmente incrocio del latino solǐdus “solido” con valǐdus “forte, resistente”). reddito E dove li spenderemo, i nostri soldi? Dipende: in un negòzio (dal latino negōtiu(m), composto di nĕc ‘non’ e ōtium ‘ozio’, 1321), in una bottéga (dal latino apothēca(m), dal greco apothḗkē ‘deposito’, dal verbo apotithénai ‘porre (tithénai) lontano, in disparte (apó)’, sec. XII), in un empòrio (dal latino empŏriu(m), dal gr. empórion, da émporos ‘navigante su nave straniera, passeggero in viaggio (en pórō)’, 1292) o in uno spàccio (da dispacciare, adattamento del provenzale despachar, 1304). Come ci spiega la scheda di sfumature di significato contenuta nello Zingarelli, le quattro parole non vogliono dire esattamente la stessa cosa: «Negozio è un locale, generalmente a piano terra e con ingresso su strada, destinato alla vendita di prodotti. Bottega ha lo stesso significato, ma oggi identifica perlopiù un negozio modesto o il locale dove un artigiano svolge la sua attività. Emporio è un locale di dimensioni molto maggiori rispetto al negozio, e destinato alla vendita di merci dei generi più disparati. Spaccio è un piccolo negozio di generi alimentari o di consumo all’interno di grandi strutture o comunità (campeggi, ospedali, caserme); recentemente il termine è di frequente usato per designare i locali, generalmente adiacenti alla fabbrica, dove un’azienda manifatturiera vende direttamente al pubblico i suoi prodotti.» negozio Stavo dimenticando l’outlet (voce inglese, propriamente “sbocco, scarico”, 1997), fino a qualche anno fa chiamato anche stock house quando si trattava di un singolo negozio, da qualche anno vera e propria ossessione collettiva sia nella forma “fisica” (con le strade per raggiungere le “cittadelle dello shopping” intasate dal traffico) sia in quella “virtuale” (difficile sfuggire all’attrattiva dell’affarone online, a portata di clic). E quando l’eccitazione da Black Friday sarà sfumata, ricordatevi che almeno in rete si celebra il Cyber Monday, il lunedì dedicato agli sconti su prodotti elettronici. Ma io non vi ho detto nulla, eh…
2020
Vera Gheno
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