Il 30 giugno viene festeggiato l’Asteroid Day, il giorno dedicato agli asteròidi. Il termine deriva dal greco asteroeidḗs ‘simile a stella’ (1802) e in astronomia indica “ognuno dei molti piccoli pianeti in orbita attorno al Sole, la cui posizione è generalmente compresa fra le orbite di Marte e Giove”. Come sinonimo di asteroide viene talvolta usato anche il termine pianetino. La ricorrenza, riconosciuta a livello internazionale dalle Nazioni Unite, è stata introdotta ufficialmente il 3 dicembre 2014 da un gruppo di astronauti, scienziati, tecnologi e artisti capitanati da Stephen Hawking, assieme al regista Grigorij Richters, alla presidente della Fondazione B612, Danica Remy, all’astronauta dell’Apollo 9 Rusty Schweickart e al chitarrista dei Queen Brian May (che è un astrofisico), a cui poi si aggiunsero numerose altre personalità. Il giorno della ricorrenza venne scelto per ricordare il più grave evento catastrofico causato da un oggetto cosmico della storia del nostro pianeta (almeno, della parte che ci è nota), avvenuto proprio il 30 giugno del 1908: nella lontana regione siberiana della Tunguska, in Siberia, si suppone che un asteroide abbia colpito la superficie terrestre, provocando un’esplosione dalla forza pari a circa mille bombe atomiche e distruggendo un’area di oltre 2.000 chilometri quadrati. In realtà, l’impatto è ancora avvolto nel mistero, perché non sono state trovate tracce del meteorite in sé, nonostante le molte ricerche (numerose delle quali svolte da gruppi italiani); recentemente, alcuni scienziati hanno ipotizzato che il meteorite di Tunguska fosse un corpo ferroso che, invece di disintegrarsi nell’impatto, sarebbe rimbalzato nell’atmosfera terrestre per ritornare poi nello spazio. Il mistero potrebbe risolversi con alcuni carotaggi sul fondo del lago Cheko che, secondo una delle ipotesi, potrebbe essere stato generato proprio dall’impatto e quindi custodire, sepolti sul fondale, frammenti dell’oggetto cosmico. disastro Come scrivevo in apertura, asteroide è formalmente sinonimo di pianetìno: normalmente, gli asteroidi se ne stanno al loro posto, in orbita attorno al Sole tra Marte e Giove: i fan della serie fantascientifica The Expanse avranno particolare familiarità con alcuni degli asteroidi più grandi (Cerere, Eros, Vesta, Pallade e Igea) perché nei romanzi (e nella serie TV tratta da essi) si ipotizza che la “Cintura di Asteroidi” o, in originale, Asteroid Belt, per brevità The Belt, sia diventata il “terzo mondo” del Sistema Solare, abitato dai cosiddetti belters, molto spesso considerati bassa manovalanza dai più agiati terrestri e marziani. orbita Al di là dell’affascinante mondo immaginato dall’autore James S.A. Corey (pseudonimo sotto il quale si celano due diversi scrittori), come mai alcuni asteroidi improvvisamente diventano un pericolo per la Terra? Questi oggetti celesti possono urtarsi a vicenda o essere urtati da qualcosa, e di conseguenza uscire dalla loro orbita ed essere attratti da un pianeta a causa della forza di gravità esercitata da questo. Quando si avvicinano un po’ troppo alla Terra, la NASA li definisce NEO, ossia Near-Earth Objects, “oggetti vicini alla Terra”. A questo punto, li attendono due possibili destini: il primo è distruggersi in seguito all’impatto con l’atmosfera terrestre e diventare metèore (dal greco metéōra, neutro plurale del plurale sostantivato dell’aggettivo metéōros ‘elevato, posto in alto, nel cielo’, composto. di metá ‘oltre’ e aéirein ‘sollevare’, 1584; sono quelle che chiamiamo colloquialmente stélle cadènti, particolarmente comuni in alcune regioni del cielo e in determinati momenti dell’anno (dipende dalla zona nella quale “transita” la Terra, nella sua orbita attorno al Sole). L’altra possibilità è che l’oggetto celeste sopravviva all’atmosfera terrestre e raggiunga la superficie del nostro pianeta: in quel caso di parla di meteorìte (composto di meteor(o)- e –ite, 1869) “corpo solido di origine extra-tellurica caduto sulla superficie terrestre, composto in gran parte di ferro e nichel”. A proposito, una sorpresa per molti: lo sapevate che meteorite è sostantivo sia maschile che femminile? È per questo che, nello Zingarelli, al sinonimo bòlide (dal latino bŏlide(m), dal greco bolís, ‘oggetto lanciato’, da bállein ‘lanciare’, 1789) troviamo la chiosa “meteorite assai luminosa e durevole”. Meteore e meteoriti non sono, comunque, gli unici motivi per alzare gli occhi al cielo: non dimentichiamoci di uno degli oggetti cosmici in assoluto più affascinanti, le cométe (o comète, dal latino comēte(m), dal greco komḗtēs ‘chiomato’, da kómē ‘chioma’, 1258), “corpo del sistema solare che descrive orbite ellittiche di grande eccentricità, e attorno al quale, in vicinanza del Sole, si forma una vasta atmosfera fluorescente spesso prolungata in una o più code in direzione opposta al Sole”. Ancor più bella della semplice definizione da vocabolario è la Definizione d’Autore data dalla scienziata e ingegnera aerospaziale Amalia Ercoli Finzi: La cometa deve il suo nome alla stupenda chioma che circonda il suo nucleo e si trasforma in coda, anzi in code: ne ha almeno due, una di gas ionizzati, che vediamo splendere nel cielo, e una arcuata, di polveri, che ci regala le piogge di “stelle cadenti” quando la Terra, nel suo moto intorno al Sole, l’attraversa. La cometa è affascinante anche perché ci racconta una splendida storia d’amore: nel luogo lontano, freddo e buio dove riposa, all’improvviso si sveglia e inizia a correre verso il Sole che l’attira a sé, e con i suoi raggi infuocati crea la magnifica visione che noi ammiriamo nel cielo. Il Sole, tuttavia, non riesce a trattenerla, perché la cometa deve tornare nel suo mondo lontano, freddo e buio. Il loro però non è un addio ma solo un arrivederci, in attesa di un altro incontro d’amore. Io sono sempre stata inguaribilmente attratta dal cielo; ricordo con particolare nostalgia una notte a Monkey Mia, una località sperduta sulla costa dell’Australia Occidentale, completamente priva di inquinamento luminoso, durante la quale un giovane astronomo portò me e un piccolo gruppo di persone a vedere le stelle. Fu la prima volta che riuscii a individuare la Via Lattea snodarsi per il cielo e la Nube di Magellano a occhio nudo, e non me lo dimenticherò mai. Ho invece sempre avuto molta sfortuna con le stelle cadenti: ne ho viste alcune solo sporadicamente. nebulosa Ma per passare da corpi celesti a qualcosa di più… esotico, vorrei ricordare che il 2 luglio si festeggia la Giornata Mondiale degli UFO in ricordo del presunto incidente di Roswell nel 1947: derubricato dall’Esercito Americano a semplice pallone aerostatico meteorologico (“A weather balloon”), l’episodio ha “dato il la” a moltissime teorie complottiste (e non). Quando ero ragazzina, la questione degli UFO (1954), ossia degli unidentified flying object “oggetti volanti non identificati”, mi affascinava al punto che in biblioteca ero sempre attratta dallo scaffale dell’ufologìa (1967): forse sarei potuta diventare un’ufologa invece che una linguista! La definizione da vocabolario di UFO è “oggetto volante non identificato osservato visivamente o strumentalmente, di natura imprecisata al momento dell’osservazione”; questo significa che il termine UFO può venire usato in una prima fase per qualsiasi oggetto volante di natura poco chiara; nella maggior parte dei casi, il fenomeno viene poi spiegato razionalmente. Gli UFO vengono tradizionalmente chiamati, in italiano, anche dìschi volànti, perché nell’iconografia “classica” sono spesso rappresentati come, appunto, dei dischi. Chiaramente, al di là della ragionevolissima definizione ufficiale, gli UFO vengono accostati quasi automaticamente agli extraterrèstri (1897), termine che genericamente indica qualsiasi cosa che sia al di fuori del pianeta Terra, ma che nel linguaggio comune viene riferito soprattutto a un “ipotetico abitante di corpi celesti diversi dalla Terra”. Al momento, per quanto ci siamo sforzati, non abbiamo trovato testimonianze di vita senziente nello spazio, oltre a noi, ma continuiamo a scandagliarlo con la speranza – o forse la paura – di trovare tracce di vita alièna (dal latino aliēnu(m), da ălius ‘altro’, originariamente sec. XIII). Se ci pensiamo, gli alieni sono raffigurati in maniera benevola raramente: di solito sono esseri mostruosi (come in Alien) o che vogliono la distruzione del genere umano (come in Independence Day). In ogni caso, se andranno in porto i tentativi umani di esplorare il còsmo (dal greco kósmos ‘ordine’, poi ‘mondo, universo’, 1562), si apriranno nuovi settori della conoscenza come l’allobiologìa (1983), “branca della biologia che studia i fenomeni biologici che si manifestano, o possono manifestarsi, nello spazio extraterrestre”, l’esobiologìa (1960), “branca della biologia che studia la possibilità di esistenza di organismi viventi nei corpi extraterrestri”, detta anche còsmobiologia, e perfino la xenoecologìa (1974) “ramo dell’ecologia che studia le condizioni ambientali dello spazio extraterrestre”. Tra l’altro, nella già citata serie The Expanse, dal momento che in essa si apre la possibilità di colonizzare altri pianeti, vengono posti anche problemi etici rispetto a quanto sia corretto, da parte degli esseri umani, interferire con gli ecosistemi alieni: ecco qualcosa a cui, nel nostro consueto e naturale antropocentrismo, forse pensiamo raramente. universo Al di là dei dilemmi etici, il centro della storia raccontata nella serie tocca spesso argomenti di fantapolìtica (1963) “genere narrativo che si basa su avvenimenti politici immaginari o ipotetici”: le due potenze del sistema solare, Terra e Marte, si incontrano e si scontrano rispetto alla gestione non solo del sistema solare, ma della parte esplorata dell’intero universo, con gli abitanti della Cintura di Asteroidi come “terzo incomodo”. Nel punto in cui fantasciènza (composto di fanta– e scienza, per tradurre l’inglese science-fiction, 1952) e realtà si fondono, esistono persone convinte che gli alieni vivano già tra noi o che gli umani siano stati letteralmente creati da qualche specie aliena. Per esempio, esistono i raeliàni (dal nome Rael, assunto dal giornalista francese C. Vorilhon, che ha narrato nel 1974 l’incontro con un extraterrestre, 1991) “detto di una setta che ritiene gli esseri umani cloni di alieni e teorizza l’immortalità attraverso la clonazione”. Oltre ai raeliani, ogni pianeta ha, fantascientificamente parlando, i suoi abitanti: mercuriàni, venusiàni, marziàni, gioviàni, saturniàni, uraniàni e nettuniàni. Sappiamo che Plutone, ahinoi, è stato “declassato” a “pianeta nano” nel 2006, ma ciò non toglie che esistano anche i plutoniàni. Pur non essendo più giovanissima, non c’è niente che mi affascini più dell’idea di viaggiare nel cosmo. Non a caso, ho assistito con commozione al lancio del primo razzo commerciale della SpaceX, il Dragon, che ha portato due astronauti sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale. Io e mia figlia, con i nasi all’insù, abbiamo seguito quel puntino luminoso solcare il nostro cielo. Pensando con emozione a un futuro (utòpico per alcuni, distòpico, cioè “caratterizzato da condizioni di vita negative, indesiderabili”, per altri) in cui tutto questo sarà davvero alla portata degli abitanti della Terra.

L’universo nel vocabolario: le parole che circondano il nostro pianeta / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2020).

L’universo nel vocabolario: le parole che circondano il nostro pianeta

Vera Gheno
2020

Abstract

Il 30 giugno viene festeggiato l’Asteroid Day, il giorno dedicato agli asteròidi. Il termine deriva dal greco asteroeidḗs ‘simile a stella’ (1802) e in astronomia indica “ognuno dei molti piccoli pianeti in orbita attorno al Sole, la cui posizione è generalmente compresa fra le orbite di Marte e Giove”. Come sinonimo di asteroide viene talvolta usato anche il termine pianetino. La ricorrenza, riconosciuta a livello internazionale dalle Nazioni Unite, è stata introdotta ufficialmente il 3 dicembre 2014 da un gruppo di astronauti, scienziati, tecnologi e artisti capitanati da Stephen Hawking, assieme al regista Grigorij Richters, alla presidente della Fondazione B612, Danica Remy, all’astronauta dell’Apollo 9 Rusty Schweickart e al chitarrista dei Queen Brian May (che è un astrofisico), a cui poi si aggiunsero numerose altre personalità. Il giorno della ricorrenza venne scelto per ricordare il più grave evento catastrofico causato da un oggetto cosmico della storia del nostro pianeta (almeno, della parte che ci è nota), avvenuto proprio il 30 giugno del 1908: nella lontana regione siberiana della Tunguska, in Siberia, si suppone che un asteroide abbia colpito la superficie terrestre, provocando un’esplosione dalla forza pari a circa mille bombe atomiche e distruggendo un’area di oltre 2.000 chilometri quadrati. In realtà, l’impatto è ancora avvolto nel mistero, perché non sono state trovate tracce del meteorite in sé, nonostante le molte ricerche (numerose delle quali svolte da gruppi italiani); recentemente, alcuni scienziati hanno ipotizzato che il meteorite di Tunguska fosse un corpo ferroso che, invece di disintegrarsi nell’impatto, sarebbe rimbalzato nell’atmosfera terrestre per ritornare poi nello spazio. Il mistero potrebbe risolversi con alcuni carotaggi sul fondo del lago Cheko che, secondo una delle ipotesi, potrebbe essere stato generato proprio dall’impatto e quindi custodire, sepolti sul fondale, frammenti dell’oggetto cosmico. disastro Come scrivevo in apertura, asteroide è formalmente sinonimo di pianetìno: normalmente, gli asteroidi se ne stanno al loro posto, in orbita attorno al Sole tra Marte e Giove: i fan della serie fantascientifica The Expanse avranno particolare familiarità con alcuni degli asteroidi più grandi (Cerere, Eros, Vesta, Pallade e Igea) perché nei romanzi (e nella serie TV tratta da essi) si ipotizza che la “Cintura di Asteroidi” o, in originale, Asteroid Belt, per brevità The Belt, sia diventata il “terzo mondo” del Sistema Solare, abitato dai cosiddetti belters, molto spesso considerati bassa manovalanza dai più agiati terrestri e marziani. orbita Al di là dell’affascinante mondo immaginato dall’autore James S.A. Corey (pseudonimo sotto il quale si celano due diversi scrittori), come mai alcuni asteroidi improvvisamente diventano un pericolo per la Terra? Questi oggetti celesti possono urtarsi a vicenda o essere urtati da qualcosa, e di conseguenza uscire dalla loro orbita ed essere attratti da un pianeta a causa della forza di gravità esercitata da questo. Quando si avvicinano un po’ troppo alla Terra, la NASA li definisce NEO, ossia Near-Earth Objects, “oggetti vicini alla Terra”. A questo punto, li attendono due possibili destini: il primo è distruggersi in seguito all’impatto con l’atmosfera terrestre e diventare metèore (dal greco metéōra, neutro plurale del plurale sostantivato dell’aggettivo metéōros ‘elevato, posto in alto, nel cielo’, composto. di metá ‘oltre’ e aéirein ‘sollevare’, 1584; sono quelle che chiamiamo colloquialmente stélle cadènti, particolarmente comuni in alcune regioni del cielo e in determinati momenti dell’anno (dipende dalla zona nella quale “transita” la Terra, nella sua orbita attorno al Sole). L’altra possibilità è che l’oggetto celeste sopravviva all’atmosfera terrestre e raggiunga la superficie del nostro pianeta: in quel caso di parla di meteorìte (composto di meteor(o)- e –ite, 1869) “corpo solido di origine extra-tellurica caduto sulla superficie terrestre, composto in gran parte di ferro e nichel”. A proposito, una sorpresa per molti: lo sapevate che meteorite è sostantivo sia maschile che femminile? È per questo che, nello Zingarelli, al sinonimo bòlide (dal latino bŏlide(m), dal greco bolís, ‘oggetto lanciato’, da bállein ‘lanciare’, 1789) troviamo la chiosa “meteorite assai luminosa e durevole”. Meteore e meteoriti non sono, comunque, gli unici motivi per alzare gli occhi al cielo: non dimentichiamoci di uno degli oggetti cosmici in assoluto più affascinanti, le cométe (o comète, dal latino comēte(m), dal greco komḗtēs ‘chiomato’, da kómē ‘chioma’, 1258), “corpo del sistema solare che descrive orbite ellittiche di grande eccentricità, e attorno al quale, in vicinanza del Sole, si forma una vasta atmosfera fluorescente spesso prolungata in una o più code in direzione opposta al Sole”. Ancor più bella della semplice definizione da vocabolario è la Definizione d’Autore data dalla scienziata e ingegnera aerospaziale Amalia Ercoli Finzi: La cometa deve il suo nome alla stupenda chioma che circonda il suo nucleo e si trasforma in coda, anzi in code: ne ha almeno due, una di gas ionizzati, che vediamo splendere nel cielo, e una arcuata, di polveri, che ci regala le piogge di “stelle cadenti” quando la Terra, nel suo moto intorno al Sole, l’attraversa. La cometa è affascinante anche perché ci racconta una splendida storia d’amore: nel luogo lontano, freddo e buio dove riposa, all’improvviso si sveglia e inizia a correre verso il Sole che l’attira a sé, e con i suoi raggi infuocati crea la magnifica visione che noi ammiriamo nel cielo. Il Sole, tuttavia, non riesce a trattenerla, perché la cometa deve tornare nel suo mondo lontano, freddo e buio. Il loro però non è un addio ma solo un arrivederci, in attesa di un altro incontro d’amore. Io sono sempre stata inguaribilmente attratta dal cielo; ricordo con particolare nostalgia una notte a Monkey Mia, una località sperduta sulla costa dell’Australia Occidentale, completamente priva di inquinamento luminoso, durante la quale un giovane astronomo portò me e un piccolo gruppo di persone a vedere le stelle. Fu la prima volta che riuscii a individuare la Via Lattea snodarsi per il cielo e la Nube di Magellano a occhio nudo, e non me lo dimenticherò mai. Ho invece sempre avuto molta sfortuna con le stelle cadenti: ne ho viste alcune solo sporadicamente. nebulosa Ma per passare da corpi celesti a qualcosa di più… esotico, vorrei ricordare che il 2 luglio si festeggia la Giornata Mondiale degli UFO in ricordo del presunto incidente di Roswell nel 1947: derubricato dall’Esercito Americano a semplice pallone aerostatico meteorologico (“A weather balloon”), l’episodio ha “dato il la” a moltissime teorie complottiste (e non). Quando ero ragazzina, la questione degli UFO (1954), ossia degli unidentified flying object “oggetti volanti non identificati”, mi affascinava al punto che in biblioteca ero sempre attratta dallo scaffale dell’ufologìa (1967): forse sarei potuta diventare un’ufologa invece che una linguista! La definizione da vocabolario di UFO è “oggetto volante non identificato osservato visivamente o strumentalmente, di natura imprecisata al momento dell’osservazione”; questo significa che il termine UFO può venire usato in una prima fase per qualsiasi oggetto volante di natura poco chiara; nella maggior parte dei casi, il fenomeno viene poi spiegato razionalmente. Gli UFO vengono tradizionalmente chiamati, in italiano, anche dìschi volànti, perché nell’iconografia “classica” sono spesso rappresentati come, appunto, dei dischi. Chiaramente, al di là della ragionevolissima definizione ufficiale, gli UFO vengono accostati quasi automaticamente agli extraterrèstri (1897), termine che genericamente indica qualsiasi cosa che sia al di fuori del pianeta Terra, ma che nel linguaggio comune viene riferito soprattutto a un “ipotetico abitante di corpi celesti diversi dalla Terra”. Al momento, per quanto ci siamo sforzati, non abbiamo trovato testimonianze di vita senziente nello spazio, oltre a noi, ma continuiamo a scandagliarlo con la speranza – o forse la paura – di trovare tracce di vita alièna (dal latino aliēnu(m), da ălius ‘altro’, originariamente sec. XIII). Se ci pensiamo, gli alieni sono raffigurati in maniera benevola raramente: di solito sono esseri mostruosi (come in Alien) o che vogliono la distruzione del genere umano (come in Independence Day). In ogni caso, se andranno in porto i tentativi umani di esplorare il còsmo (dal greco kósmos ‘ordine’, poi ‘mondo, universo’, 1562), si apriranno nuovi settori della conoscenza come l’allobiologìa (1983), “branca della biologia che studia i fenomeni biologici che si manifestano, o possono manifestarsi, nello spazio extraterrestre”, l’esobiologìa (1960), “branca della biologia che studia la possibilità di esistenza di organismi viventi nei corpi extraterrestri”, detta anche còsmobiologia, e perfino la xenoecologìa (1974) “ramo dell’ecologia che studia le condizioni ambientali dello spazio extraterrestre”. Tra l’altro, nella già citata serie The Expanse, dal momento che in essa si apre la possibilità di colonizzare altri pianeti, vengono posti anche problemi etici rispetto a quanto sia corretto, da parte degli esseri umani, interferire con gli ecosistemi alieni: ecco qualcosa a cui, nel nostro consueto e naturale antropocentrismo, forse pensiamo raramente. universo Al di là dei dilemmi etici, il centro della storia raccontata nella serie tocca spesso argomenti di fantapolìtica (1963) “genere narrativo che si basa su avvenimenti politici immaginari o ipotetici”: le due potenze del sistema solare, Terra e Marte, si incontrano e si scontrano rispetto alla gestione non solo del sistema solare, ma della parte esplorata dell’intero universo, con gli abitanti della Cintura di Asteroidi come “terzo incomodo”. Nel punto in cui fantasciènza (composto di fanta– e scienza, per tradurre l’inglese science-fiction, 1952) e realtà si fondono, esistono persone convinte che gli alieni vivano già tra noi o che gli umani siano stati letteralmente creati da qualche specie aliena. Per esempio, esistono i raeliàni (dal nome Rael, assunto dal giornalista francese C. Vorilhon, che ha narrato nel 1974 l’incontro con un extraterrestre, 1991) “detto di una setta che ritiene gli esseri umani cloni di alieni e teorizza l’immortalità attraverso la clonazione”. Oltre ai raeliani, ogni pianeta ha, fantascientificamente parlando, i suoi abitanti: mercuriàni, venusiàni, marziàni, gioviàni, saturniàni, uraniàni e nettuniàni. Sappiamo che Plutone, ahinoi, è stato “declassato” a “pianeta nano” nel 2006, ma ciò non toglie che esistano anche i plutoniàni. Pur non essendo più giovanissima, non c’è niente che mi affascini più dell’idea di viaggiare nel cosmo. Non a caso, ho assistito con commozione al lancio del primo razzo commerciale della SpaceX, il Dragon, che ha portato due astronauti sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale. Io e mia figlia, con i nasi all’insù, abbiamo seguito quel puntino luminoso solcare il nostro cielo. Pensando con emozione a un futuro (utòpico per alcuni, distòpico, cioè “caratterizzato da condizioni di vita negative, indesiderabili”, per altri) in cui tutto questo sarà davvero alla portata degli abitanti della Terra.
2020
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