L’onda lunga della pandemia non è solo quella dei contagi: una delle ricadute più visibili di tutto quello che è successo dai primi mesi del 2020 è sull’economia. #Celafaremo, non ce la faremo? Nel dubbio, analizziamo alcune tra le parole di questo ambito, partendo dalla più terribile di tutte: crìsi. Non è certo un termine gioioso, dato che nel suo significato più generico indica “fase della vita individuale o collettiva particolarmente difficile da superare e suscettibile di sviluppi più o meno gravi”; tuttavia, la sua etimologia è molto meno negativa: il termine, infatti, deriva dal latino crĭsi(n), dal greco krísis ‘separazione, scelta, giudizio’, derivato del verbo krínō ‘io giudico’ (sec. XIV). Insomma, la crisi è il momento in cui bisogna operare delle scelte, essere giudiziosi, e forse anche discernere le cose rilevanti da quelle irrilevanti. crisi Certo, a sentire quello che dicono gli esperti, se anche non dovessimo arrivare a una crisi vera e propria, vivremo sicuramente un periodo di recessióne (dal latino recēdere ‘ritirarsi, arretrare’, av. 1328), “temporaneo ristagno, rallentamento degli affari e dell’attività economica in genere, con effetti meno gravi e profondi di quelli derivanti da una vera e propria crisi”, che sarebbe comunque auspicabile rispetto a una stagnazióne “vero e proprio arresto della crescita economica” o una depressióne “quadro più grave e complesso, in cui al rallentamento della produzione si accompagnano un abbassamento generale dei prezzi e l’aumento della disoccupazione”. Per fortuna, esistono degli ammortizzatóri sociàli, “complesso dei provvedimenti, come la cassa integrazione o il prepensionamento, volti ad attenuare le conseguenze sociali della perdita di posti di lavoro” – e a tal proposito, lo sapevate che il verbo ammortizzàre deriva dal francese amortir, cioè ‘attenuare’? Esempio di ammortizzatore sociale è, come già menzionato, la CIG o Cassa Integrazione Guadagni, comunemente detta “cassa integrazione”, che è una “gestione amministrata dall’Istituto nazionale per la previdenza sociale, cui compete di erogare integrazioni retributive per garantire il reddito dei lavoratori in caso di riduzione o di sospensione dell’attività delle imprese. Operante dapprima soltanto in ambito industriale, è stata poi estesa ad altri settori (edilizia, agricoltura). Sono previsti interventi di carattere ordinario (per eventi transitori determinati dalle condizioni del mercato) e di carattere straordinario (per crisi economiche settoriali e locali)”. Gli incentìvi econòmici per alleviare la situazione di disagio economico generalizzato comprendono anche l’erogazione di bonus (dal latino ‘buono’, ma tramite l’inglese, che ha impiegato il termine nel senso di ‘premio, gratifica ai dipendenti’), che possono essere una tantum (cioè assolutamente straordinari, dal latino ‘una volta soltanto’) oppure prevedere una certa continuità. Il senso di queste misure è quello di incoraggiare i lavoratori; non è un caso che il termine incentivo derivi dal latino incentīvu(m) ‘incitamento’, da incĭnere ‘risuonare, echeggiare’ (1342). Le varie misure a sostegno di cittadini e aziende, in questo caso, sono contenute in un pacchetto di misure varato dal Governo e chiamato Decréto Rilàncio. Il primo termine deriva dal verbo latino decĕrnere ‘risolvere, giudicare’ (1268) e in qualche modo sottende che siano misure riflettute, pensate a dovere; il secondo, invece, ha un etimo completamente trasparente: dal verbo rilanciare, ‘lanciare di nuovo’. Quello del Decreto Rilancio è un contesto in cui abbondano sigle ed espressioni non sempre chiare. Abbiamo prima di tutto il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, il cui scopo è di emettere strumenti di debito per finanziare prestiti e altre forme di assistenza finanziaria nei paesi della zona dell’euro; poi ci sono i BTP, Buoni del Tesoro Poliennali (cioè che durano più anni). Nello stesso contesto, viene spesso nominato l’ormai famoso recovery fund ‘fondo di recupero, di rilancio’, espressione inglese che forse sarebbe più trasparente se usata nella forma tradotta in italiano, considerato anche che molta gente la pronuncia /*fàund/ invece di /fand/ (uso una trascrizione semplificata, non me ne vogliano i precisi), come se fosse il participio passato del verbo inglese to find (‘trovare’). Insomma, se proprio dobbiamo ricorrere all’inglese, almeno cerchiamo di pronunciarlo nella maniera più corretta possibile… Si è parlato anche di REM, Reddito di EMergenza, una misura straordinaria di sostegno al reddito che va a supporto delle famiglie in difficoltà economiche. Rèddito, “entrata netta, espressa in moneta, che un individuo o un ente realizza in un dato intervallo di tempo tramite l’impiego di capitali, l’esercizio di un’attività economica o professionale, la prestazione di un servizio” deriva dal latino rĕdditu(m), participio passato di rĕddere, che significa ‘rendere’. Interessante, vero? reddito Insomma, tutto fa pensare che ci vorrà del tempo per tornare a un equilìbrio – una parola la cui etimologia ci riporta dritti nel mondo dell’economia, dato che viene dal latino tardo aequilībriu(m), composto di āequus ‘uguale’ e un derivato di lībra ‘bilancia’ (1581). In questo momento, anche se ammetto che è difficile, dobbiamo cercare di essere fiduciosi della riprésa, parola di per sé piena di ottimismo che significa, tra le varie cose, “recupero di vitalità, energia, intensità e simili”. Del resto, una ripresa economica dopo una fase di contrazione è auspicabile perché, come ben sappiamo, l’economia funziona spesso per cìcli, tanto che si parla, nello specifico, di cìclo econòmico “susseguirsi delle fluttuazioni ricorrenti delle principali componenti di un sistema economico e il cui andamento dà luogo a due fasi di espansione o recessione”. E quindi, se anche dobbiamo, al momento, affrontare una fase di recessione, poi possiamo ragionevolmente aspettarci quella di espansióne (dal latino expānsus, participio passato di expăndere ‘espandere’, 1621). Certo, sarebbe bello se non si facesse attendere troppo…

L’economia del contagio: cosa ci aspetta in poche parole? / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2020).

L’economia del contagio: cosa ci aspetta in poche parole?

Vera Gheno
2020

Abstract

L’onda lunga della pandemia non è solo quella dei contagi: una delle ricadute più visibili di tutto quello che è successo dai primi mesi del 2020 è sull’economia. #Celafaremo, non ce la faremo? Nel dubbio, analizziamo alcune tra le parole di questo ambito, partendo dalla più terribile di tutte: crìsi. Non è certo un termine gioioso, dato che nel suo significato più generico indica “fase della vita individuale o collettiva particolarmente difficile da superare e suscettibile di sviluppi più o meno gravi”; tuttavia, la sua etimologia è molto meno negativa: il termine, infatti, deriva dal latino crĭsi(n), dal greco krísis ‘separazione, scelta, giudizio’, derivato del verbo krínō ‘io giudico’ (sec. XIV). Insomma, la crisi è il momento in cui bisogna operare delle scelte, essere giudiziosi, e forse anche discernere le cose rilevanti da quelle irrilevanti. crisi Certo, a sentire quello che dicono gli esperti, se anche non dovessimo arrivare a una crisi vera e propria, vivremo sicuramente un periodo di recessióne (dal latino recēdere ‘ritirarsi, arretrare’, av. 1328), “temporaneo ristagno, rallentamento degli affari e dell’attività economica in genere, con effetti meno gravi e profondi di quelli derivanti da una vera e propria crisi”, che sarebbe comunque auspicabile rispetto a una stagnazióne “vero e proprio arresto della crescita economica” o una depressióne “quadro più grave e complesso, in cui al rallentamento della produzione si accompagnano un abbassamento generale dei prezzi e l’aumento della disoccupazione”. Per fortuna, esistono degli ammortizzatóri sociàli, “complesso dei provvedimenti, come la cassa integrazione o il prepensionamento, volti ad attenuare le conseguenze sociali della perdita di posti di lavoro” – e a tal proposito, lo sapevate che il verbo ammortizzàre deriva dal francese amortir, cioè ‘attenuare’? Esempio di ammortizzatore sociale è, come già menzionato, la CIG o Cassa Integrazione Guadagni, comunemente detta “cassa integrazione”, che è una “gestione amministrata dall’Istituto nazionale per la previdenza sociale, cui compete di erogare integrazioni retributive per garantire il reddito dei lavoratori in caso di riduzione o di sospensione dell’attività delle imprese. Operante dapprima soltanto in ambito industriale, è stata poi estesa ad altri settori (edilizia, agricoltura). Sono previsti interventi di carattere ordinario (per eventi transitori determinati dalle condizioni del mercato) e di carattere straordinario (per crisi economiche settoriali e locali)”. Gli incentìvi econòmici per alleviare la situazione di disagio economico generalizzato comprendono anche l’erogazione di bonus (dal latino ‘buono’, ma tramite l’inglese, che ha impiegato il termine nel senso di ‘premio, gratifica ai dipendenti’), che possono essere una tantum (cioè assolutamente straordinari, dal latino ‘una volta soltanto’) oppure prevedere una certa continuità. Il senso di queste misure è quello di incoraggiare i lavoratori; non è un caso che il termine incentivo derivi dal latino incentīvu(m) ‘incitamento’, da incĭnere ‘risuonare, echeggiare’ (1342). Le varie misure a sostegno di cittadini e aziende, in questo caso, sono contenute in un pacchetto di misure varato dal Governo e chiamato Decréto Rilàncio. Il primo termine deriva dal verbo latino decĕrnere ‘risolvere, giudicare’ (1268) e in qualche modo sottende che siano misure riflettute, pensate a dovere; il secondo, invece, ha un etimo completamente trasparente: dal verbo rilanciare, ‘lanciare di nuovo’. Quello del Decreto Rilancio è un contesto in cui abbondano sigle ed espressioni non sempre chiare. Abbiamo prima di tutto il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, il cui scopo è di emettere strumenti di debito per finanziare prestiti e altre forme di assistenza finanziaria nei paesi della zona dell’euro; poi ci sono i BTP, Buoni del Tesoro Poliennali (cioè che durano più anni). Nello stesso contesto, viene spesso nominato l’ormai famoso recovery fund ‘fondo di recupero, di rilancio’, espressione inglese che forse sarebbe più trasparente se usata nella forma tradotta in italiano, considerato anche che molta gente la pronuncia /*fàund/ invece di /fand/ (uso una trascrizione semplificata, non me ne vogliano i precisi), come se fosse il participio passato del verbo inglese to find (‘trovare’). Insomma, se proprio dobbiamo ricorrere all’inglese, almeno cerchiamo di pronunciarlo nella maniera più corretta possibile… Si è parlato anche di REM, Reddito di EMergenza, una misura straordinaria di sostegno al reddito che va a supporto delle famiglie in difficoltà economiche. Rèddito, “entrata netta, espressa in moneta, che un individuo o un ente realizza in un dato intervallo di tempo tramite l’impiego di capitali, l’esercizio di un’attività economica o professionale, la prestazione di un servizio” deriva dal latino rĕdditu(m), participio passato di rĕddere, che significa ‘rendere’. Interessante, vero? reddito Insomma, tutto fa pensare che ci vorrà del tempo per tornare a un equilìbrio – una parola la cui etimologia ci riporta dritti nel mondo dell’economia, dato che viene dal latino tardo aequilībriu(m), composto di āequus ‘uguale’ e un derivato di lībra ‘bilancia’ (1581). In questo momento, anche se ammetto che è difficile, dobbiamo cercare di essere fiduciosi della riprésa, parola di per sé piena di ottimismo che significa, tra le varie cose, “recupero di vitalità, energia, intensità e simili”. Del resto, una ripresa economica dopo una fase di contrazione è auspicabile perché, come ben sappiamo, l’economia funziona spesso per cìcli, tanto che si parla, nello specifico, di cìclo econòmico “susseguirsi delle fluttuazioni ricorrenti delle principali componenti di un sistema economico e il cui andamento dà luogo a due fasi di espansione o recessione”. E quindi, se anche dobbiamo, al momento, affrontare una fase di recessione, poi possiamo ragionevolmente aspettarci quella di espansióne (dal latino expānsus, participio passato di expăndere ‘espandere’, 1621). Certo, sarebbe bello se non si facesse attendere troppo…
2020
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