Al liceo (classico) ero una secchiona, ovviamente. Ho sostenuto la maturità quando ancora il voto era in sessantesimi, giusto per dare un’idea della mia età venerànda (aggettivo che viene dal verbo venerare); e… che ve lo dico a fare? Uscii dal liceo con il massimo dei voti, ma non fu facile nemmeno per me. Esàme deriva dal latino exāmen, dal verbo exĭgere nel significato di ‘pesare (ăgere) bene (ex-)’. L’esame o pròva di maturità, a conclusione degli studi superiori, dovrebbe essere il momento in cui dare dimostrazione di essere sufficientemente maturi per conseguire il diplòma (latino diplōma dal greco díplōma, derivato di diplóos ‘doppio’, perché originariamente indicava una tavoletta o carta piegata in due). È un passaggio difficile per tutti; non è nemmeno particolarmente consolatorio sapere che così tanti altri, prima di noi, l’abbiano superato. Il timore di non essere amméssi, di venire bocciàti, è sempre in agguato, anche se ogni maturàndo (gerundivo di maturare, ossia ‘colui che deve sostenere la maturità’) ha la possibilità di esercitàrsi con le simulazióni dei vari scritti e anche del collòquio orale (che, badate bene, non si chiama interrogazióne: quelle sono cose da ragazzini!). Non so adesso, ma ai miei tempi si iniziava a entrare in una sorta di trance preagonistica quando venivano annunciate le materie da portare all’esame: da quel momento in poi si abbandonavano, di fatto, le altre, e ci si concentrava solo su quelle. Vi dico solo che a quell’anno al classico uscirono greco e fisica. Un godimento, proprio. Quest’anno le domande di avvio del colloquio oràle (cioè a voce) verranno scelte tramite sortéggio: il candidàto dovrà scegliere tra varie buste chiuse quella con le domande che gli verranno poste. Da quel sorteggio sembra dipendere così tanto… non è un caso, del resto, se sorteggio deriva da sòrte, ‘ipotetica forza misteriosa e sovrumana che si immagina presiedere agli avvenimenti umani e regolarne, secondo sue leggi imperscrutabili, lo svolgimento’, dal latino sŏrte(m), in origine ‘tavoletta di legno per tirare a sorte’, connesso con sĕrere ‘allineare (le tavolette per il sorteggio). Ma aspettate, perché in realtà prima di arrivare al colloquio e presentarvi davanti ai mèmbri della commissióne dovrete superare gli scrìtti (e di questi tempi tutti tremiamo per le temutissime tràcce) e, ancora prima, dovrete essere amméssi a sostenere l’esame. I momenti emozionanti, dunque, non mancano e non mancheranno. Nel frattempo, è probabile che vi venga chiesto di preparare una tèsi, o meglio, una tesìna, che normalmente è interdisciplinàre, cioè deve tentare di esplicitare le correlazioni tra materie diverse. Tesi deriva dal latino thĕsi(n), dal greco thésis ‘l’azione di porre (tithénai)’. Non a caso, la tesi è una proposizione, un enunciato che richiede di essere dimostrato o sostenuto. Non è molto utile dare consigli per gli esami di maturità, ma ci provo lo stesso in base alla mia ormai vetùsta esperienza. Vestitevi in modo sobrio – è pur sempre un esame: una di quelle occasioni in cui l’abito fa, almeno parzialmente, il monaco! – ma confortevole: avrete caldo e sarete già abbastanza a disagio anche senza dover combattere con abiti stretti e scarpe scomode. Portatevi dietro tanta acqua: non è il caso di sentirsi male per la disidratazione. Evitate di caricarvi di foglietti per copiare: molto meglio andare agli esami consapevoli di quanto si è studiato, cercando di fare del proprio meglio. Per il resto, affidatevi alla succitata sorte: non è comunque la fine del mondo! Il mio esame orale fu divertente. Avevo dovuto imparare a memoria un bel pezzo dell’Antigone di Sofocle: lettura in greco, in metrica, ovviamente, e traduzione puntuale. La professoressa di greco, una giovane e arcigna docente che proveniva da un’altra scuola, mi prese subito in antipatia: commentò la mia prova di lettura e successiva traduzione dicendo “Lei deve essere una di quelle che si imparano la traduzione a memoria, ma non sa farmela parola per parola”. Io, invece, gliela feci, senza sbagliare nemmeno una preposizione. Ricordo ancora l’espressione soddisfatta del mio professore di italiano e latino, seduto anche lui in commissione. Al di là di questo squarcio sulla mia adolescenza, torniamo al presente. L’importante è ricordarsi sempre che la valutazióne non è fatta sul candidato come persona, ma sulle competenze da lui acquisite nel corso degli anni di studio. Per l’esattezza, la valutazione è una ‘acquisizione di dati e informazioni che permettono di verificare l’efficacia di un intervento educativo e il profitto di un allievo’; poiché, in qualche modo, vengono giudicati anche i docenti e la loro efficacia, occorre ricordarsi che, in fondo, nessuno vuole mettere i candidati in cattiva luce: la maturità è piuttosto un processo collaborativo vòlto a far sì che ogni studente dia il massimo – a meno che non siate il famoso Franti del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis; ma quella è un’altra storia. I giorni degli esami, alla fine, passeranno in un soffio. L’atto finale sarà la lettura del vóto o del giudìzio finale, con successivo rogo dei libri di testo… Sto scherzando! I libri non si bruciano! A proposito, sapevate che vóto deriva dal latino vōtu(m) ‘voto, preghiera, desiderio’, da vovēre ‘far voto’? Anche in nome di tale comunanza di etimo, questo è il momento in cui ogni sorta di scaramanzia è accettabile: scegliete pure il vostro rito apotropàico, cioè che allontana gli influssi malefici, di vostro gradimento. Magari senza presentarvi davanti alla commissione addobbati di amuleti come un albero di Natale. Buoni esami a tutti e ascoltate un dinosauro come me: adesso può sembrare incredibile, eppure un giorno proverete nostalgia per i giorni convulsi, eccitanti, preoccupanti ma così vitali della vostra maturità.

Le parole della maturità: ricordi indelebili tra i banchi di scuola / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2019).

Le parole della maturità: ricordi indelebili tra i banchi di scuola

Vera Gheno
2019

Abstract

Al liceo (classico) ero una secchiona, ovviamente. Ho sostenuto la maturità quando ancora il voto era in sessantesimi, giusto per dare un’idea della mia età venerànda (aggettivo che viene dal verbo venerare); e… che ve lo dico a fare? Uscii dal liceo con il massimo dei voti, ma non fu facile nemmeno per me. Esàme deriva dal latino exāmen, dal verbo exĭgere nel significato di ‘pesare (ăgere) bene (ex-)’. L’esame o pròva di maturità, a conclusione degli studi superiori, dovrebbe essere il momento in cui dare dimostrazione di essere sufficientemente maturi per conseguire il diplòma (latino diplōma dal greco díplōma, derivato di diplóos ‘doppio’, perché originariamente indicava una tavoletta o carta piegata in due). È un passaggio difficile per tutti; non è nemmeno particolarmente consolatorio sapere che così tanti altri, prima di noi, l’abbiano superato. Il timore di non essere amméssi, di venire bocciàti, è sempre in agguato, anche se ogni maturàndo (gerundivo di maturare, ossia ‘colui che deve sostenere la maturità’) ha la possibilità di esercitàrsi con le simulazióni dei vari scritti e anche del collòquio orale (che, badate bene, non si chiama interrogazióne: quelle sono cose da ragazzini!). Non so adesso, ma ai miei tempi si iniziava a entrare in una sorta di trance preagonistica quando venivano annunciate le materie da portare all’esame: da quel momento in poi si abbandonavano, di fatto, le altre, e ci si concentrava solo su quelle. Vi dico solo che a quell’anno al classico uscirono greco e fisica. Un godimento, proprio. Quest’anno le domande di avvio del colloquio oràle (cioè a voce) verranno scelte tramite sortéggio: il candidàto dovrà scegliere tra varie buste chiuse quella con le domande che gli verranno poste. Da quel sorteggio sembra dipendere così tanto… non è un caso, del resto, se sorteggio deriva da sòrte, ‘ipotetica forza misteriosa e sovrumana che si immagina presiedere agli avvenimenti umani e regolarne, secondo sue leggi imperscrutabili, lo svolgimento’, dal latino sŏrte(m), in origine ‘tavoletta di legno per tirare a sorte’, connesso con sĕrere ‘allineare (le tavolette per il sorteggio). Ma aspettate, perché in realtà prima di arrivare al colloquio e presentarvi davanti ai mèmbri della commissióne dovrete superare gli scrìtti (e di questi tempi tutti tremiamo per le temutissime tràcce) e, ancora prima, dovrete essere amméssi a sostenere l’esame. I momenti emozionanti, dunque, non mancano e non mancheranno. Nel frattempo, è probabile che vi venga chiesto di preparare una tèsi, o meglio, una tesìna, che normalmente è interdisciplinàre, cioè deve tentare di esplicitare le correlazioni tra materie diverse. Tesi deriva dal latino thĕsi(n), dal greco thésis ‘l’azione di porre (tithénai)’. Non a caso, la tesi è una proposizione, un enunciato che richiede di essere dimostrato o sostenuto. Non è molto utile dare consigli per gli esami di maturità, ma ci provo lo stesso in base alla mia ormai vetùsta esperienza. Vestitevi in modo sobrio – è pur sempre un esame: una di quelle occasioni in cui l’abito fa, almeno parzialmente, il monaco! – ma confortevole: avrete caldo e sarete già abbastanza a disagio anche senza dover combattere con abiti stretti e scarpe scomode. Portatevi dietro tanta acqua: non è il caso di sentirsi male per la disidratazione. Evitate di caricarvi di foglietti per copiare: molto meglio andare agli esami consapevoli di quanto si è studiato, cercando di fare del proprio meglio. Per il resto, affidatevi alla succitata sorte: non è comunque la fine del mondo! Il mio esame orale fu divertente. Avevo dovuto imparare a memoria un bel pezzo dell’Antigone di Sofocle: lettura in greco, in metrica, ovviamente, e traduzione puntuale. La professoressa di greco, una giovane e arcigna docente che proveniva da un’altra scuola, mi prese subito in antipatia: commentò la mia prova di lettura e successiva traduzione dicendo “Lei deve essere una di quelle che si imparano la traduzione a memoria, ma non sa farmela parola per parola”. Io, invece, gliela feci, senza sbagliare nemmeno una preposizione. Ricordo ancora l’espressione soddisfatta del mio professore di italiano e latino, seduto anche lui in commissione. Al di là di questo squarcio sulla mia adolescenza, torniamo al presente. L’importante è ricordarsi sempre che la valutazióne non è fatta sul candidato come persona, ma sulle competenze da lui acquisite nel corso degli anni di studio. Per l’esattezza, la valutazione è una ‘acquisizione di dati e informazioni che permettono di verificare l’efficacia di un intervento educativo e il profitto di un allievo’; poiché, in qualche modo, vengono giudicati anche i docenti e la loro efficacia, occorre ricordarsi che, in fondo, nessuno vuole mettere i candidati in cattiva luce: la maturità è piuttosto un processo collaborativo vòlto a far sì che ogni studente dia il massimo – a meno che non siate il famoso Franti del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis; ma quella è un’altra storia. I giorni degli esami, alla fine, passeranno in un soffio. L’atto finale sarà la lettura del vóto o del giudìzio finale, con successivo rogo dei libri di testo… Sto scherzando! I libri non si bruciano! A proposito, sapevate che vóto deriva dal latino vōtu(m) ‘voto, preghiera, desiderio’, da vovēre ‘far voto’? Anche in nome di tale comunanza di etimo, questo è il momento in cui ogni sorta di scaramanzia è accettabile: scegliete pure il vostro rito apotropàico, cioè che allontana gli influssi malefici, di vostro gradimento. Magari senza presentarvi davanti alla commissione addobbati di amuleti come un albero di Natale. Buoni esami a tutti e ascoltate un dinosauro come me: adesso può sembrare incredibile, eppure un giorno proverete nostalgia per i giorni convulsi, eccitanti, preoccupanti ma così vitali della vostra maturità.
2019
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1258717
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact