“Ama il tuo lavoro e non lavorerai mai un giorno in vita tua”: è un aforisma spesso attribuito a Confucio. In parte concordo: ho la fortuna di fare ciò che amo e quindi il lavoro non mi pesa più di tanto; d’altro canto, ci sono giorni in cui alzarsi dal letto è terribilmente difficile… In ogni caso, da lavoratrice quale sono, mi sento di spendere due righe per le parole legate alla festa del lavoro, anzi, dei lavoratori, che cade, come di consueto, il 1° maggio, e che viene festeggiata in un grande numero di paesi del mondo. La data del 1° maggio fu decisa dal congresso della Seconda Internazionale il 20 luglio 1889 a Parigi; venne scelta per ricordare la repressione nel sangue di una imponente manifestazione operaia che si era svolta a Chicago nei primi giorni del maggio 1886. Partiamo proprio dal termine lavóro: parola antica, del XIII secolo, che deriva dal verbo lavoràre, dal latino laborāre da lăbor, che oltre a ‘lavoro’ significa anche ‘fatica, impegno’: non è un caso se il travaglio del parto, in inglese, si chiama proprio labor! E chi non ricorda il detto latino, associato alla regola benedettina, ora et labora? Vuol dire proprio ‘prega e fatica’. lavoro Esistono molte tipologie di lavoro: c’è il lavoro manuale e quello intellettuale, il lavoro domestico, che non tutti riconoscono per la fatica che è, e poi c’è quello autonomo, quello subordinato e quello familiare; c’è il lavoro a domicilio e quello dipendente; c’è il lavoro interinale e quello temporaneo, quello intermittente e quello a chiamata, quello agile (bell’eufemismo!), quello a progetto. Poi esiste anche il lavoro a còttimo, termine forse più opaco dei precedenti: deriva dal latino quŏtumu(m) che significava ‘di che numero?’ e indica una ‘forma di retribuzione commisurata alla produzione realizzata, indipendentemente dalle ore di lavoro’. Infine, possiamo ricordare anche il lavoro socialmente utile e, ahinoi, il lavoro nero e il lavoro sommerso: il cosiddetto mercàto del lavoro, insomma, è davvero complesso e variegato. La scheda di sfumature di significato che troviamo nello Zingarelli al lemma lavoro spiega: «Il lavoro è un’attività di produzione di beni o di servizi, solitamente retribuita e tutelata da una legislazione particolare, che si manifesta nell’esercizio di un mestiere o di una professione. Attività, che pure è correntemente utilizzato come sinonimo di lavoro, ha propriamente un significato più ampio, e identifica un insieme di operazioni, comportamenti e decisioni attuato da un individuo o da un gruppo di persone per realizzare un determinato scopo. L’insieme delle attività abituali di una persona si definisce occupazióne; correntemente il termine è però utilizzato per identificare un lavoro di tipo subordinato o parasubordinato». Caratteristica di ogni lavoro dovrebbe essere quella di fornire una pàga a chi svolge delle mansióni (dal latino mansiōne(m) ‘dimora, sosta’). Più precisamente si parla di salàrio, per la retribuzione del lavoro subordinato degli operai (dal latino salāriu(m), dapprima ‘razione di sale corrisposta a militari e impiegati pubblici’, poi ‘indennità per comprarsi il sale’); mentre stipèndio è quello degli impiegati. Rientrano nello stesso campo semantico, con varie sfumature di significato, i termini compènso, corresponsióne, onoràrio, retribuzióne ed emoluménto. salario Un rapporto di lavoro che si rispetti dovrebbe essere regolato da un contràtto, cioè un ‘accordo fra due o più parti per costituire, modificare, estinguere un rapporto giuridico di contenuto economico’; anche qui, ci sono molte forme di contratto, tra le quali ricordo con particolare affetto le due che ho conosciuto meglio nella mia vita di precaria a tempo indeterminato – o, con definizione più chic ed esterofila, freelance: il contratto di collaborazione coordinata e continuativa o Co.Co.Co e il contratto a progetto, Co.Pro. Per fortuna, in molte situazioni il lavoratore può venire tutelato da un sindacàto (dal francese syndicat, 1895), ‘organizzazione che associa i membri di una categoria operante sul mercato del lavoro, allo scopo di rappresentarne e difenderne gli interessi economici e professionali’, correntemente utile soprattutto per i lavoratori dipendenti. Una delle caratteristiche dei lavoratori organizzati in sindacati è quella di poter protestare attraverso lo strumento dello sciòpero (dal verbo scioperare, derivato dal latino parlato *exoperāre, composto di di ĕx– e operāre ‘lavorare’, 1284), che è un’‘astensione collettiva dal lavoro da parte di lavoratori, per raggiungere determinati fini d’ordine sindacale (economico o normativo) oppure sociale e politico’. Qui possiamo avere lo sciopero generale, lo sciopero a oltranza, lo sciopero a scacchiera (l’astensione in modo alternato di reparti di lavoratori fra loro collegati nell’attività produttiva), lo sciopero a singhiozzo, lo sciopero a sorpresa e il mio preferito, lo sciopero bianco, che consiste nel lavorare ‘attuando con puntigliosa meticolosità le norme e i regolamenti a questo relativi, in modo da rallentare la produzione o produrre ingorghi nei servizi’: mi piace perché è la dimostrazione che, per far funzionare bene le cose, molto spesso, ancor più delle regole, serve la capacità di adattamento – non sempre pienamente logica – dell’essere umano. Per finire, esistono anche lo sciopero selvaggio, lo sciopero di solidarietà e lo sciopero della fame, che è una forma di protesta serissima e durissima. Anche se, per finire con il sorriso, ho la sensazione che dopo i bagórdi, ovvero il gozzovigliàre delle ultime settimane, un paio di ore di… astensione dal cibo farebbero bene a tutti noi!

Lavoro: un’attività produttiva da difendere / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2019).

Lavoro: un’attività produttiva da difendere

Vera Gheno
2019

Abstract

“Ama il tuo lavoro e non lavorerai mai un giorno in vita tua”: è un aforisma spesso attribuito a Confucio. In parte concordo: ho la fortuna di fare ciò che amo e quindi il lavoro non mi pesa più di tanto; d’altro canto, ci sono giorni in cui alzarsi dal letto è terribilmente difficile… In ogni caso, da lavoratrice quale sono, mi sento di spendere due righe per le parole legate alla festa del lavoro, anzi, dei lavoratori, che cade, come di consueto, il 1° maggio, e che viene festeggiata in un grande numero di paesi del mondo. La data del 1° maggio fu decisa dal congresso della Seconda Internazionale il 20 luglio 1889 a Parigi; venne scelta per ricordare la repressione nel sangue di una imponente manifestazione operaia che si era svolta a Chicago nei primi giorni del maggio 1886. Partiamo proprio dal termine lavóro: parola antica, del XIII secolo, che deriva dal verbo lavoràre, dal latino laborāre da lăbor, che oltre a ‘lavoro’ significa anche ‘fatica, impegno’: non è un caso se il travaglio del parto, in inglese, si chiama proprio labor! E chi non ricorda il detto latino, associato alla regola benedettina, ora et labora? Vuol dire proprio ‘prega e fatica’. lavoro Esistono molte tipologie di lavoro: c’è il lavoro manuale e quello intellettuale, il lavoro domestico, che non tutti riconoscono per la fatica che è, e poi c’è quello autonomo, quello subordinato e quello familiare; c’è il lavoro a domicilio e quello dipendente; c’è il lavoro interinale e quello temporaneo, quello intermittente e quello a chiamata, quello agile (bell’eufemismo!), quello a progetto. Poi esiste anche il lavoro a còttimo, termine forse più opaco dei precedenti: deriva dal latino quŏtumu(m) che significava ‘di che numero?’ e indica una ‘forma di retribuzione commisurata alla produzione realizzata, indipendentemente dalle ore di lavoro’. Infine, possiamo ricordare anche il lavoro socialmente utile e, ahinoi, il lavoro nero e il lavoro sommerso: il cosiddetto mercàto del lavoro, insomma, è davvero complesso e variegato. La scheda di sfumature di significato che troviamo nello Zingarelli al lemma lavoro spiega: «Il lavoro è un’attività di produzione di beni o di servizi, solitamente retribuita e tutelata da una legislazione particolare, che si manifesta nell’esercizio di un mestiere o di una professione. Attività, che pure è correntemente utilizzato come sinonimo di lavoro, ha propriamente un significato più ampio, e identifica un insieme di operazioni, comportamenti e decisioni attuato da un individuo o da un gruppo di persone per realizzare un determinato scopo. L’insieme delle attività abituali di una persona si definisce occupazióne; correntemente il termine è però utilizzato per identificare un lavoro di tipo subordinato o parasubordinato». Caratteristica di ogni lavoro dovrebbe essere quella di fornire una pàga a chi svolge delle mansióni (dal latino mansiōne(m) ‘dimora, sosta’). Più precisamente si parla di salàrio, per la retribuzione del lavoro subordinato degli operai (dal latino salāriu(m), dapprima ‘razione di sale corrisposta a militari e impiegati pubblici’, poi ‘indennità per comprarsi il sale’); mentre stipèndio è quello degli impiegati. Rientrano nello stesso campo semantico, con varie sfumature di significato, i termini compènso, corresponsióne, onoràrio, retribuzióne ed emoluménto. salario Un rapporto di lavoro che si rispetti dovrebbe essere regolato da un contràtto, cioè un ‘accordo fra due o più parti per costituire, modificare, estinguere un rapporto giuridico di contenuto economico’; anche qui, ci sono molte forme di contratto, tra le quali ricordo con particolare affetto le due che ho conosciuto meglio nella mia vita di precaria a tempo indeterminato – o, con definizione più chic ed esterofila, freelance: il contratto di collaborazione coordinata e continuativa o Co.Co.Co e il contratto a progetto, Co.Pro. Per fortuna, in molte situazioni il lavoratore può venire tutelato da un sindacàto (dal francese syndicat, 1895), ‘organizzazione che associa i membri di una categoria operante sul mercato del lavoro, allo scopo di rappresentarne e difenderne gli interessi economici e professionali’, correntemente utile soprattutto per i lavoratori dipendenti. Una delle caratteristiche dei lavoratori organizzati in sindacati è quella di poter protestare attraverso lo strumento dello sciòpero (dal verbo scioperare, derivato dal latino parlato *exoperāre, composto di di ĕx– e operāre ‘lavorare’, 1284), che è un’‘astensione collettiva dal lavoro da parte di lavoratori, per raggiungere determinati fini d’ordine sindacale (economico o normativo) oppure sociale e politico’. Qui possiamo avere lo sciopero generale, lo sciopero a oltranza, lo sciopero a scacchiera (l’astensione in modo alternato di reparti di lavoratori fra loro collegati nell’attività produttiva), lo sciopero a singhiozzo, lo sciopero a sorpresa e il mio preferito, lo sciopero bianco, che consiste nel lavorare ‘attuando con puntigliosa meticolosità le norme e i regolamenti a questo relativi, in modo da rallentare la produzione o produrre ingorghi nei servizi’: mi piace perché è la dimostrazione che, per far funzionare bene le cose, molto spesso, ancor più delle regole, serve la capacità di adattamento – non sempre pienamente logica – dell’essere umano. Per finire, esistono anche lo sciopero selvaggio, lo sciopero di solidarietà e lo sciopero della fame, che è una forma di protesta serissima e durissima. Anche se, per finire con il sorriso, ho la sensazione che dopo i bagórdi, ovvero il gozzovigliàre delle ultime settimane, un paio di ore di… astensione dal cibo farebbero bene a tutti noi!
2019
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1258721
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact