È primavera, svegliatevi bambine / alle Cascine messere aprile fa il rubacuor…, recita il testo di “Mattinata fiorentina”, famosa canzone di Alberto Rabagliati interpretata da numerosi artisti. Ed è proprio così: è aprile, e, seppur con qualche esitazione, tra “sciabolate artiche” e ondate di caldo fuori norma, è ufficialmente arrivata la primavera, il cui nome deriva da *primavēra(m), forma ricostruita del latino parlato corrispondente a prīmo vēre ‘all’inizio della primavera’ (ver) in latino classico. Il termine designa i 92 giorni e 21 ore che vanno dall’equinòzio di primavera al solstizio d’estate, cioè dal 21 marzo al 22 giugno, anche se per l’esattezza l’equinozio di primavera, cioè l’istante in cui il Sole, muovendosi sull’eclittica, si trova esattamente sull’equatore (a uno dei due nodi della sua orbita rispetto all’equatore celeste), è il 20 marzo. È il periodo preferito da molti, e altrettanti si lamentano di quanto passi velocemente: “Non ci sono più le mezze stagioni”, si usa dire, per sottolineare come si passi dal freddo dell’inverno alla calura estiva quasi senza una fase intermedia. Le stagióni, dal canto loro, pur essendo forse oggi meno definite di una volta, rimangono, ufficialmente, ‘ciascuno dei quattro periodi in cui gli equinozi e i solstizi dividono l’anno solare’; il termine deriva dal latino statione(m), letteralmente ‘dimora’ (dalla stessa parola latina deriva, in italiano, stazione). Al di là del suo significato proprio, primavera ha molti impieghi traslati o metaforici, perlopiù belli: sarà un caso? Si parla di primavera della vita per ‘giovinezza’ (scrive Leopardi: “al loco mio natio, / passo del viver mio la primavera”), ma anche in generale della primavera come ‘inizio favorevole’ (nel Carducci troviamo il verso “Oh primavera della patria”), della primavera come una squadra sportiva giovanile (“la primavera della Fiorentina”) e anche dei suoi giocatori (“Mario è un promettente primavera del Milan”), degli insuperabili involtini primavera che ogni amante della cucina cinese conosce bene, e infine, se ci sentiamo poetici, possiamo dire di avere un tot di primavere al posto di anni (in fondo, ogni anno c’è una sola primavera, quindi è un modo diverso di dire la stessa cosa). Ma la primavera non piace proprio a tutti: ad esempio, è una stagione odiosa per chi soffre di qualche allergìa da polline, peggiorata, quindi, dalle fioriture che in questa stagione sono più numerose. L’allergia, dal greco állos ‘diverso’ unito a érgon ‘effetto’, che da definizione ufficiale è una ‘alterata e spontanea reattività immunologica dell’organismo verso una particolare sostanza’ (detta allergene), può significare, per estensione, avversione o insofferenza a qualcosa: conosco persone che sono allergiche allo studio, mentre io ho un serio, serissimo problema di allergia per chi scrive pò con l’accento (dato che, notoriamente, si scrive con l’apostrofo: è uno degli effetti collaterali del lavorare con l’italiano dalla mattina alla sera). Un’altra cosa odiosa, almeno in parte connessa alla primavera, è il ritorno della zanzàra: non la famosa trasmissione radiofonica di Giuseppe Cruciani, bensì l’animaletto tanto piccolo quanto fastidioso il cui nome deriva dal latino zinzala(m), di origine onomatopeica: quasi quasi da oggi la chiamo così anch’io! La primavera ha ispirato gli artisti: come possiamo non ricordare il famoso quadro del Botticelli, oppure il favoloso concèrto (dal latino concertāre, ‘gareggiare, disputare’) di Vivaldi, dalle Quattro Stagioni? Con i suoi fiori, i suoi profumi e i suoi colori, del resto, c’era da aspettarselo. Ma siccome la primavera è anche, in qualche modo, un nuovo inizio per la natura – e anche per noi esseri umani, che ci svegliamo dal torpore dell’inverno – si indica con primavera anche un movimento che cerca di cambiare lo status quo, a volte quasi una rivoluzione: non a caso, abbiamo avuto la primavera di Praga, avvenuta tra il 5 gennaio e il 21 agosto 1968, un importante periodo di liberalizzazione politica messa in atto in Cecoslovacchia da Alexander Dubček, stroncata da un corpo militare dell’Unione Sovietica e degli alleati del Patto di Varsavia. Più recentemente è stata definita primavera araba una serie di proteste e agitazioni iniziate tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 che hanno coinvolto Medio Oriente, Vicino Oriente e Nord Africa, tuttora in corso. primavera araba Insomma, il concetto di primavera sembra intimamente legato all’idea della freschezza, della rinascita, della vita che si risveglia, che ritorna, della voglia di cambiamento. Prendiamo questa parola come un buon auspicio: in fondo, allergie a parte, un po’ di primavera fa bene a tutti noi!

Un bouquet di parole per respirare aria di primavera / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2019).

Un bouquet di parole per respirare aria di primavera

Vera Gheno
2019

Abstract

È primavera, svegliatevi bambine / alle Cascine messere aprile fa il rubacuor…, recita il testo di “Mattinata fiorentina”, famosa canzone di Alberto Rabagliati interpretata da numerosi artisti. Ed è proprio così: è aprile, e, seppur con qualche esitazione, tra “sciabolate artiche” e ondate di caldo fuori norma, è ufficialmente arrivata la primavera, il cui nome deriva da *primavēra(m), forma ricostruita del latino parlato corrispondente a prīmo vēre ‘all’inizio della primavera’ (ver) in latino classico. Il termine designa i 92 giorni e 21 ore che vanno dall’equinòzio di primavera al solstizio d’estate, cioè dal 21 marzo al 22 giugno, anche se per l’esattezza l’equinozio di primavera, cioè l’istante in cui il Sole, muovendosi sull’eclittica, si trova esattamente sull’equatore (a uno dei due nodi della sua orbita rispetto all’equatore celeste), è il 20 marzo. È il periodo preferito da molti, e altrettanti si lamentano di quanto passi velocemente: “Non ci sono più le mezze stagioni”, si usa dire, per sottolineare come si passi dal freddo dell’inverno alla calura estiva quasi senza una fase intermedia. Le stagióni, dal canto loro, pur essendo forse oggi meno definite di una volta, rimangono, ufficialmente, ‘ciascuno dei quattro periodi in cui gli equinozi e i solstizi dividono l’anno solare’; il termine deriva dal latino statione(m), letteralmente ‘dimora’ (dalla stessa parola latina deriva, in italiano, stazione). Al di là del suo significato proprio, primavera ha molti impieghi traslati o metaforici, perlopiù belli: sarà un caso? Si parla di primavera della vita per ‘giovinezza’ (scrive Leopardi: “al loco mio natio, / passo del viver mio la primavera”), ma anche in generale della primavera come ‘inizio favorevole’ (nel Carducci troviamo il verso “Oh primavera della patria”), della primavera come una squadra sportiva giovanile (“la primavera della Fiorentina”) e anche dei suoi giocatori (“Mario è un promettente primavera del Milan”), degli insuperabili involtini primavera che ogni amante della cucina cinese conosce bene, e infine, se ci sentiamo poetici, possiamo dire di avere un tot di primavere al posto di anni (in fondo, ogni anno c’è una sola primavera, quindi è un modo diverso di dire la stessa cosa). Ma la primavera non piace proprio a tutti: ad esempio, è una stagione odiosa per chi soffre di qualche allergìa da polline, peggiorata, quindi, dalle fioriture che in questa stagione sono più numerose. L’allergia, dal greco állos ‘diverso’ unito a érgon ‘effetto’, che da definizione ufficiale è una ‘alterata e spontanea reattività immunologica dell’organismo verso una particolare sostanza’ (detta allergene), può significare, per estensione, avversione o insofferenza a qualcosa: conosco persone che sono allergiche allo studio, mentre io ho un serio, serissimo problema di allergia per chi scrive pò con l’accento (dato che, notoriamente, si scrive con l’apostrofo: è uno degli effetti collaterali del lavorare con l’italiano dalla mattina alla sera). Un’altra cosa odiosa, almeno in parte connessa alla primavera, è il ritorno della zanzàra: non la famosa trasmissione radiofonica di Giuseppe Cruciani, bensì l’animaletto tanto piccolo quanto fastidioso il cui nome deriva dal latino zinzala(m), di origine onomatopeica: quasi quasi da oggi la chiamo così anch’io! La primavera ha ispirato gli artisti: come possiamo non ricordare il famoso quadro del Botticelli, oppure il favoloso concèrto (dal latino concertāre, ‘gareggiare, disputare’) di Vivaldi, dalle Quattro Stagioni? Con i suoi fiori, i suoi profumi e i suoi colori, del resto, c’era da aspettarselo. Ma siccome la primavera è anche, in qualche modo, un nuovo inizio per la natura – e anche per noi esseri umani, che ci svegliamo dal torpore dell’inverno – si indica con primavera anche un movimento che cerca di cambiare lo status quo, a volte quasi una rivoluzione: non a caso, abbiamo avuto la primavera di Praga, avvenuta tra il 5 gennaio e il 21 agosto 1968, un importante periodo di liberalizzazione politica messa in atto in Cecoslovacchia da Alexander Dubček, stroncata da un corpo militare dell’Unione Sovietica e degli alleati del Patto di Varsavia. Più recentemente è stata definita primavera araba una serie di proteste e agitazioni iniziate tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 che hanno coinvolto Medio Oriente, Vicino Oriente e Nord Africa, tuttora in corso. primavera araba Insomma, il concetto di primavera sembra intimamente legato all’idea della freschezza, della rinascita, della vita che si risveglia, che ritorna, della voglia di cambiamento. Prendiamo questa parola come un buon auspicio: in fondo, allergie a parte, un po’ di primavera fa bene a tutti noi!
2019
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