Il gioco (anticamente anche giuoco e iòco, dal latino iŏcu[m], di etimologia incerta, 1250) è un’attività umana di importanza centrale per tutto il corso della nostra vita: si definisce così ‘ogni attività compiuta da bambini o adulti per svago, divertimento o sviluppo di qualità fisiche e intellettuali’ e si parla di conseguenza di giochi al chiuso, all’aperto, di società; di gioco educativo, giochi di destrezza e di abilità; si definisce gioco da ragazzi una cosa particolarmente facile da fare e si dice, proverbialmente, che ogni bel gioco dura poco (quasi una variante di il troppo stroppia, insomma!), ma anche che il gioco non vale la candela (cioè che lo sforzo per ottenere una certa cosa è maggiore dei risultati che si possono ottenere). Esistono molti tipi di giochi, dai primi che iniziamo a fare da bambini alle loro varie declinazioni quando diventiamo più grandi, dall’attività agonistica in singolo alle manifestazioni sportive o alle gare tra più gruppi di persone, dai giochi d’azzardo a quelli di carte, dai giochi di simulazione ai giochi da tavolo a quelli di ruolo. Insomma, gioco è una definizione-cappello davvero molto vasta, che copre una vasta gamma di ambiti che andremo, adesso, a esplorare brevemente. Starete al gioco? L’anima del gioco è, molto spesso, l’agonismo: voce dotta, dal greco agōnismós ‘lotta, gara’, a sua volta derivato di agṓn ‘agone’, 1935, indica il ‘deciso impegno, spirito combattivo di un atleta o di una squadra nello svolgimento di una gara’. Federica Pellegrini, che per lo Zingarelli ne ha scritto una definizione d’autore, lo descrive così: «Spalancare le porte della percezione fin dove la tua concentrazione lo consenta. L’agonismo è uno stato di grazia che ti obbliga a fare i conti con l’unico avversario contro il quale non puoi bluffare: te stesso». Insomma, con spirito agonistico le persone si confrontano, singolarmente o in gruppo, tramite una gara. Questa è una parola di origine araba (da ġāra ‘scorreria’, 1312), che indica ‘competizione tra due o più concorrenti o squadre impegnati a superarsi vicendevolmente’: dunque, ci si mette in gara o si fa a gara. Competizione (voce dotta, dal latino tardo competitiōne[m], da compĕtere ‘competere’, forse attraverso il francese compétition, 1441) ha significato affine, anche se i due termini vengono usati solitamente in contesti diversi: si parla di gara in ambito sportivo, mentre competizione è parola più usata in contesti politici, economici o sociali. Chi pratica sport a livello agonistico è definito atleta (voce dotta, dal latino athlēta[m], dal greco athlētḗs, da âthlos ‘lotta’, 1321), che è sostantivo sia maschile che femminile: non esiste l’*atleto, dunque, anche se a volte qualcuno cita, sbagliando, questa forma. Un atleta è anche una ‘persona forte, robusta e armonicamente sviluppata’, e nel linguaggio letterario è pure ‘chi difende con forza ed eroismo un nobile ideale’, come in questa citazione di Luigi Pulci: tu se’ di Dio nel mondo atleta. Un atleta particolarmente bravo può aspirare a diventare un campione (dal latino tardo campiōne[m], dal francone *kampio, a sua volta dal lat. cămpus ‘campo di battaglia’, 1294), al femminile campionessa: ben prima di indicare un campione sportivo, il termine designava ‘nel Medioevo, chi scendeva in campo e combatteva in duello per sostenere le ragioni di un terzo’ e ancora oggi si può definire così ‘chi difende una causa, un’ideologia’: campione della libertà, della fede, del progresso: in questo caso si possono usare anche i termini difensore (voce dotta, dal latino defensōre[m], da defēnsus, participio passato di defĕndere ‘difendere’, 1261), genericamente ‘chi (o che) difende’ o paladino (dal latino palatīnu[m] ‘imperiale’, 1213), originariamente ‘cavaliere che faceva parte del gruppo di dodici nobili scelti da Carlo Magno come propria guardia del corpo’ e poi, figurativamente, ‘difensore, sostenitore’. Secondo molti, tuttavia, il vero divertimento non è scontarsi individualmente, ma in squadra (da squadrare, con riferimento a gruppi squadrati, 1375). In generale, una squadra è un ‘complesso di persone addette a uno stesso lavoro o riunite per uno stesso scopo’, per cui si parla di una squadra di operai o di tecnici o di pompieri; la squadra mobile è un ‘reparto speciale di agenti della polizia giudiziaria’ mentre nell’ambito militare abbiamo la squadra aerea ‘unità organica dell’aeronautica militare, comandata da un generale di squadra aerea, costituita da due divisioni aeree e un comando’ e la squadra navale, ‘unità della marina militare, comandata da un ammiraglio di squadra e formata da due o più divisioni navali e naviglio ausiliario’. Il significato connesso al gioco sportivo è quello di ‘insieme dei giocatori o degli atleti che disputano partite o campionati o partecipano, collettivamente o individualmente, a competizioni per l’affermazione dei colori sociali o nazionali’: chi non conosce una squadra di ciclisti oppure quella di calcio? Chi gioca in squadra deve ovviamente fare gioco di squadra, ‘quello realizzato dagli atleti che agiscono collettivamente secondo un disegno strategico predisposto’, e guai se i vari membri non fanno squadra, cioè non agiscono ‘esaltando lo spirito di gruppo’! Il vero gusto è far incontrare i singoli atleti o giocatori o le squadre in un campionato (dal francese championnat ‘prova sportiva in cui il vincitore riceve il titolo di campione’, 1886): una ‘gara periodica, unica o in più prove, per l’assegnazione del titolo di campione a un atleta o a una squadra’. Solitamente, il “celebrante” di ogni incontro – o scontro – del campionato è l’arbitro (anticamente anche àlbitro, voce dotta, dal latino ărbitru[m], di etimologia incerta, 1292), al femminile arbitra. Genericamente, si definisce così ‘chi è libero di decidere e di agire secondo la propria volontà’ oppure, nell’ambito del diritto, un ‘privato cittadino investito, dalle parti di una controversia, del compito di decidere la stessa’; chiaramente, in questo caso a noi interessa il significato sportivo: ‘ufficiale di gara che, durante una competizione, è incaricato di far osservare le regole, di sanzionare le infrazioni, i falli e di convalidare il risultato finale’. Per quanto riguarda noi stessi, invece, ricordiamoci sempre del fair play (locuzione inglese, ‘gioco [play] leale [fair, propriamente ‘giusto’]’, 1828), ossia di tenere un ‘comportamento corretto e leale, capacità di trattare gli altri nel modo dovuto’! sia quando giochiamo sia quando siamo i tifosi (datazione: 1901) del nostro beniamino. A proposito, lo sapevate che, ancor prima di indicare ‘che [o chi] fa il tifo per atleti o squadre sportive’, tifoso si usa per definire chi è affetto da tifo? Questo perché chi è davvero un tifoso sfegatato tende a dimenarsi scompostamente, ricordando le convulsioni di chi è affetto da questa brutta malattia. Forse questo paragone non gradevolissimo invoglierà molti tifosi a… comportarsi in maniera più compita? Chissà!

Sport / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2018).

Sport

Vera Gheno
2018

Abstract

Il gioco (anticamente anche giuoco e iòco, dal latino iŏcu[m], di etimologia incerta, 1250) è un’attività umana di importanza centrale per tutto il corso della nostra vita: si definisce così ‘ogni attività compiuta da bambini o adulti per svago, divertimento o sviluppo di qualità fisiche e intellettuali’ e si parla di conseguenza di giochi al chiuso, all’aperto, di società; di gioco educativo, giochi di destrezza e di abilità; si definisce gioco da ragazzi una cosa particolarmente facile da fare e si dice, proverbialmente, che ogni bel gioco dura poco (quasi una variante di il troppo stroppia, insomma!), ma anche che il gioco non vale la candela (cioè che lo sforzo per ottenere una certa cosa è maggiore dei risultati che si possono ottenere). Esistono molti tipi di giochi, dai primi che iniziamo a fare da bambini alle loro varie declinazioni quando diventiamo più grandi, dall’attività agonistica in singolo alle manifestazioni sportive o alle gare tra più gruppi di persone, dai giochi d’azzardo a quelli di carte, dai giochi di simulazione ai giochi da tavolo a quelli di ruolo. Insomma, gioco è una definizione-cappello davvero molto vasta, che copre una vasta gamma di ambiti che andremo, adesso, a esplorare brevemente. Starete al gioco? L’anima del gioco è, molto spesso, l’agonismo: voce dotta, dal greco agōnismós ‘lotta, gara’, a sua volta derivato di agṓn ‘agone’, 1935, indica il ‘deciso impegno, spirito combattivo di un atleta o di una squadra nello svolgimento di una gara’. Federica Pellegrini, che per lo Zingarelli ne ha scritto una definizione d’autore, lo descrive così: «Spalancare le porte della percezione fin dove la tua concentrazione lo consenta. L’agonismo è uno stato di grazia che ti obbliga a fare i conti con l’unico avversario contro il quale non puoi bluffare: te stesso». Insomma, con spirito agonistico le persone si confrontano, singolarmente o in gruppo, tramite una gara. Questa è una parola di origine araba (da ġāra ‘scorreria’, 1312), che indica ‘competizione tra due o più concorrenti o squadre impegnati a superarsi vicendevolmente’: dunque, ci si mette in gara o si fa a gara. Competizione (voce dotta, dal latino tardo competitiōne[m], da compĕtere ‘competere’, forse attraverso il francese compétition, 1441) ha significato affine, anche se i due termini vengono usati solitamente in contesti diversi: si parla di gara in ambito sportivo, mentre competizione è parola più usata in contesti politici, economici o sociali. Chi pratica sport a livello agonistico è definito atleta (voce dotta, dal latino athlēta[m], dal greco athlētḗs, da âthlos ‘lotta’, 1321), che è sostantivo sia maschile che femminile: non esiste l’*atleto, dunque, anche se a volte qualcuno cita, sbagliando, questa forma. Un atleta è anche una ‘persona forte, robusta e armonicamente sviluppata’, e nel linguaggio letterario è pure ‘chi difende con forza ed eroismo un nobile ideale’, come in questa citazione di Luigi Pulci: tu se’ di Dio nel mondo atleta. Un atleta particolarmente bravo può aspirare a diventare un campione (dal latino tardo campiōne[m], dal francone *kampio, a sua volta dal lat. cămpus ‘campo di battaglia’, 1294), al femminile campionessa: ben prima di indicare un campione sportivo, il termine designava ‘nel Medioevo, chi scendeva in campo e combatteva in duello per sostenere le ragioni di un terzo’ e ancora oggi si può definire così ‘chi difende una causa, un’ideologia’: campione della libertà, della fede, del progresso: in questo caso si possono usare anche i termini difensore (voce dotta, dal latino defensōre[m], da defēnsus, participio passato di defĕndere ‘difendere’, 1261), genericamente ‘chi (o che) difende’ o paladino (dal latino palatīnu[m] ‘imperiale’, 1213), originariamente ‘cavaliere che faceva parte del gruppo di dodici nobili scelti da Carlo Magno come propria guardia del corpo’ e poi, figurativamente, ‘difensore, sostenitore’. Secondo molti, tuttavia, il vero divertimento non è scontarsi individualmente, ma in squadra (da squadrare, con riferimento a gruppi squadrati, 1375). In generale, una squadra è un ‘complesso di persone addette a uno stesso lavoro o riunite per uno stesso scopo’, per cui si parla di una squadra di operai o di tecnici o di pompieri; la squadra mobile è un ‘reparto speciale di agenti della polizia giudiziaria’ mentre nell’ambito militare abbiamo la squadra aerea ‘unità organica dell’aeronautica militare, comandata da un generale di squadra aerea, costituita da due divisioni aeree e un comando’ e la squadra navale, ‘unità della marina militare, comandata da un ammiraglio di squadra e formata da due o più divisioni navali e naviglio ausiliario’. Il significato connesso al gioco sportivo è quello di ‘insieme dei giocatori o degli atleti che disputano partite o campionati o partecipano, collettivamente o individualmente, a competizioni per l’affermazione dei colori sociali o nazionali’: chi non conosce una squadra di ciclisti oppure quella di calcio? Chi gioca in squadra deve ovviamente fare gioco di squadra, ‘quello realizzato dagli atleti che agiscono collettivamente secondo un disegno strategico predisposto’, e guai se i vari membri non fanno squadra, cioè non agiscono ‘esaltando lo spirito di gruppo’! Il vero gusto è far incontrare i singoli atleti o giocatori o le squadre in un campionato (dal francese championnat ‘prova sportiva in cui il vincitore riceve il titolo di campione’, 1886): una ‘gara periodica, unica o in più prove, per l’assegnazione del titolo di campione a un atleta o a una squadra’. Solitamente, il “celebrante” di ogni incontro – o scontro – del campionato è l’arbitro (anticamente anche àlbitro, voce dotta, dal latino ărbitru[m], di etimologia incerta, 1292), al femminile arbitra. Genericamente, si definisce così ‘chi è libero di decidere e di agire secondo la propria volontà’ oppure, nell’ambito del diritto, un ‘privato cittadino investito, dalle parti di una controversia, del compito di decidere la stessa’; chiaramente, in questo caso a noi interessa il significato sportivo: ‘ufficiale di gara che, durante una competizione, è incaricato di far osservare le regole, di sanzionare le infrazioni, i falli e di convalidare il risultato finale’. Per quanto riguarda noi stessi, invece, ricordiamoci sempre del fair play (locuzione inglese, ‘gioco [play] leale [fair, propriamente ‘giusto’]’, 1828), ossia di tenere un ‘comportamento corretto e leale, capacità di trattare gli altri nel modo dovuto’! sia quando giochiamo sia quando siamo i tifosi (datazione: 1901) del nostro beniamino. A proposito, lo sapevate che, ancor prima di indicare ‘che [o chi] fa il tifo per atleti o squadre sportive’, tifoso si usa per definire chi è affetto da tifo? Questo perché chi è davvero un tifoso sfegatato tende a dimenarsi scompostamente, ricordando le convulsioni di chi è affetto da questa brutta malattia. Forse questo paragone non gradevolissimo invoglierà molti tifosi a… comportarsi in maniera più compita? Chissà!
2018
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/1258732
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact