Mostra (data di nascita in italiano: 1292) ha, tra i diversi significati, quello di “ordinata rassegna di oggetti o animali esposta o presentata al pubblico; esposizione, rassegna di opere artistiche o di interesse storico, archeologico e simili” e anche “il luogo, la sede di tale manifestazione”. È un derivato del verbo latino monstrāre, che, tramite mōnstrum “segno degli dèi, fenomeno contro natura, prodigio”, ha dato origine anche al termine italiano mostro. Ricordiamoci che mostro non ha solo significati negativi: si veda, ad esempio, il mostro sacro, “persona la cui eccellenza nella propria attività, specialmente artistica, è universalmente riconosciuta”. E proprio di mostri sacri Venezia si popola durante questa kermesse (voce francese, dal fiammingo kèrkmisse ‘messa (misse)’, allargatasi poi nel senso di ‘festa (patronale) della chiesa, 1796) “importante manifestazione, spettacolo o evento dai toni spesso festosi e con larga partecipazione di pubblico”, soprattutto alle proiezioni delle opere in concorso. Proiezione risale all’incirca al 1537, ovviamente con significati diversi da quello che ci interessa, dato che il cinema è arrivato successivamente, è voce dotta (cioè usata in contesti piuttosto alti, formali), che deriva dal latino proiectiōne(m), da proiĕctus, participio passato di proĭcere ‘gettare avanti’. Uno dei suoi significati è proprio quello di “trasmissione di un’immagine luminosa su di uno schermo, ottenuta facendo attraversare da un forte fascio di luce una pellicola impressionata o un disegno posto in un supporto trasparente”, e per estensione anche lo spettacolo cinematografico stesso. Arriviamo così all’oggetto della proiezione, ossia la pellicola. Parola antica, risalente al 1320, altra voce dotta, questa volta dal latino pellĭcula(m), diminutivo di pĕllis ‘pelle’, prima di significare “striscia di celluloide, di acetato di cellulosa o di un altro supporto, con una delle facce cosparsa di un’emulsione fotosensibile, su cui si registrano le immagini colte dall’obiettivo della macchina fotografica o cinematografica” aveva altre accezioni, come quella di “pelle o membrana molto sottile”. Nel senso che ci interessa, pellicola si usa anche per indicare il film stesso. Film: ecco una parola che non ha un etimo latino, tanto per cambiare! Risalente al 1889, poco prima, quindi, della proiezione del primo film in assoluto (“La Sortie de l’usine Lumière”, degli omonimi fratelli, 1895), deriva dall’inglese film, propriamente… pellicola. Ma tutto questo, noi cinèfili (dal prefisso cine- e dal suffisso -filo ‘amico, amante’, sul modello del francese cinéphile, 1936) cioè appassionati di cinema (da non confondere con i cinofili, che invece sono appassionati di cani [cino- deriva dal greco kýōn, genitivo kynós ‘cane’, di origine indoeuropea, 1908]), lo sapevamo già, vero? Se siamo davvero fortunati, potremmo assistere all’anteprima (calco del francese avant- première, 1936) veneziana di uno dei nostri film preferiti, cioè “proiezione cinematografica, o rappresentazione teatrale, dedicata a un gruppo particolare di spettatori, prima della presentazione pubblica”; altrimenti, ci dovremo accontentare di un più normale trailer (inglese, da to trail ‘trascinare’, di origine incerta, 1942), “presentazione pubblicitaria di un film o di un programma televisivo di imminente programmazione, di cui vengono mostrate alcune sequenze che, con un apposito montaggio, ne riassumono il contenuto”, possibilmente privo di spoiler (inglese, da to spoil ‘guastare, saccheggiare’, dal francese antico espoillier ‘spogliare’, 1983), voce figurata e gergale che indica “anticipazione di un particolare della trama di un film, un romanzo eccetera, specialmente quando rovina l’effetto sorpresa”. Come ogni concorso (latino concŭrsu(m) ‘il correre insieme, l’accorrere’, da concŭrrere ‘concorrere’, secolo XIV, “selezione indetta da enti pubblici o privati allo scopo di scegliere, fra più aspiranti, quello, o quelli, più idonei a vincere un determinato premio, a ricoprire un determinato ruolo e simili”) che si rispetti, anche la Mostra del Cinema di Venezia ha una giuria (dal francese jury, 1877), “gruppo di persone che valutano e premiano i partecipanti a gare, concorsi e simili”, che vediamo anche camminare sul “tappeto rosso su cui sfilano personaggi importanti, specialmente del mondo dello spettacolo” chiamato, nel gergo giornalistico, con l’anglismo red carpet (2002). Saranno loro ad assegnare il premio della Mostra, il leone d’oro, che troviamo lemmatizzato come polirematica (cioè espressione composta da più di una parola) sotto il lemma leone (voce dotta, latino leōne(m), antico termine mutuato dal greco léōn, di etimologia incerta, 1250), con la chiosa di “denominazione del primo premio al festival cinematografico annuale di Venezia”. E che, come sempre, vinca il migliore!

Settembre, è tempo di… Mostra del Cinema! / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2018).

Settembre, è tempo di… Mostra del Cinema!

Vera Gheno
2018

Abstract

Mostra (data di nascita in italiano: 1292) ha, tra i diversi significati, quello di “ordinata rassegna di oggetti o animali esposta o presentata al pubblico; esposizione, rassegna di opere artistiche o di interesse storico, archeologico e simili” e anche “il luogo, la sede di tale manifestazione”. È un derivato del verbo latino monstrāre, che, tramite mōnstrum “segno degli dèi, fenomeno contro natura, prodigio”, ha dato origine anche al termine italiano mostro. Ricordiamoci che mostro non ha solo significati negativi: si veda, ad esempio, il mostro sacro, “persona la cui eccellenza nella propria attività, specialmente artistica, è universalmente riconosciuta”. E proprio di mostri sacri Venezia si popola durante questa kermesse (voce francese, dal fiammingo kèrkmisse ‘messa (misse)’, allargatasi poi nel senso di ‘festa (patronale) della chiesa, 1796) “importante manifestazione, spettacolo o evento dai toni spesso festosi e con larga partecipazione di pubblico”, soprattutto alle proiezioni delle opere in concorso. Proiezione risale all’incirca al 1537, ovviamente con significati diversi da quello che ci interessa, dato che il cinema è arrivato successivamente, è voce dotta (cioè usata in contesti piuttosto alti, formali), che deriva dal latino proiectiōne(m), da proiĕctus, participio passato di proĭcere ‘gettare avanti’. Uno dei suoi significati è proprio quello di “trasmissione di un’immagine luminosa su di uno schermo, ottenuta facendo attraversare da un forte fascio di luce una pellicola impressionata o un disegno posto in un supporto trasparente”, e per estensione anche lo spettacolo cinematografico stesso. Arriviamo così all’oggetto della proiezione, ossia la pellicola. Parola antica, risalente al 1320, altra voce dotta, questa volta dal latino pellĭcula(m), diminutivo di pĕllis ‘pelle’, prima di significare “striscia di celluloide, di acetato di cellulosa o di un altro supporto, con una delle facce cosparsa di un’emulsione fotosensibile, su cui si registrano le immagini colte dall’obiettivo della macchina fotografica o cinematografica” aveva altre accezioni, come quella di “pelle o membrana molto sottile”. Nel senso che ci interessa, pellicola si usa anche per indicare il film stesso. Film: ecco una parola che non ha un etimo latino, tanto per cambiare! Risalente al 1889, poco prima, quindi, della proiezione del primo film in assoluto (“La Sortie de l’usine Lumière”, degli omonimi fratelli, 1895), deriva dall’inglese film, propriamente… pellicola. Ma tutto questo, noi cinèfili (dal prefisso cine- e dal suffisso -filo ‘amico, amante’, sul modello del francese cinéphile, 1936) cioè appassionati di cinema (da non confondere con i cinofili, che invece sono appassionati di cani [cino- deriva dal greco kýōn, genitivo kynós ‘cane’, di origine indoeuropea, 1908]), lo sapevamo già, vero? Se siamo davvero fortunati, potremmo assistere all’anteprima (calco del francese avant- première, 1936) veneziana di uno dei nostri film preferiti, cioè “proiezione cinematografica, o rappresentazione teatrale, dedicata a un gruppo particolare di spettatori, prima della presentazione pubblica”; altrimenti, ci dovremo accontentare di un più normale trailer (inglese, da to trail ‘trascinare’, di origine incerta, 1942), “presentazione pubblicitaria di un film o di un programma televisivo di imminente programmazione, di cui vengono mostrate alcune sequenze che, con un apposito montaggio, ne riassumono il contenuto”, possibilmente privo di spoiler (inglese, da to spoil ‘guastare, saccheggiare’, dal francese antico espoillier ‘spogliare’, 1983), voce figurata e gergale che indica “anticipazione di un particolare della trama di un film, un romanzo eccetera, specialmente quando rovina l’effetto sorpresa”. Come ogni concorso (latino concŭrsu(m) ‘il correre insieme, l’accorrere’, da concŭrrere ‘concorrere’, secolo XIV, “selezione indetta da enti pubblici o privati allo scopo di scegliere, fra più aspiranti, quello, o quelli, più idonei a vincere un determinato premio, a ricoprire un determinato ruolo e simili”) che si rispetti, anche la Mostra del Cinema di Venezia ha una giuria (dal francese jury, 1877), “gruppo di persone che valutano e premiano i partecipanti a gare, concorsi e simili”, che vediamo anche camminare sul “tappeto rosso su cui sfilano personaggi importanti, specialmente del mondo dello spettacolo” chiamato, nel gergo giornalistico, con l’anglismo red carpet (2002). Saranno loro ad assegnare il premio della Mostra, il leone d’oro, che troviamo lemmatizzato come polirematica (cioè espressione composta da più di una parola) sotto il lemma leone (voce dotta, latino leōne(m), antico termine mutuato dal greco léōn, di etimologia incerta, 1250), con la chiosa di “denominazione del primo premio al festival cinematografico annuale di Venezia”. E che, come sempre, vinca il migliore!
2018
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