Un ambito linguistico molto interessante per chi, come me, lavora con il lessico e con i vocabolari, è quello degli pseudoanglicismi (chiamati, volendo, anche pseudoanglismi o pseudoinglesismi): termini che usiamo, in italiano, pensando che siano inglesi, e che invece o non lo sono affatto (pur suonando tali), oppure che in inglese hanno un altro significato. Lo Zingarelli definisce uno pseudoanglicismo come «parola o locuzione contenente elementi inglesi o che richiamano elementi inglesi ma inesistente in tale lingua oppure esistente con un significato diverso». A molti gli pseudoanglicismi danno fastidio; io li trovo soprattutto creativi, segno del fatto che la tanto vituperata “pedissequità” all’inglese in fondo non è sempre così reale o completa: in fondo, sovente ci ispiriamo all’inglese, ma poi facciamo un po’ di testa nostra. Ad esempio, un tipico procedimento che mettiamo in atto in Italia è quello di accorciare espressioni inglesi composte da più parole: night da night club, social da social network, basket da basketball o push-up da push-up bra. E ancora: cordless da cordless telephone, custom da customized motorbike, discount da discount store, writer da graffiti writer o, meglio, graffiti artist. La versione accorciata spesso non è affatto comprensibile a un anglofono perché rimanda a un significato generico, per cui è chiaro che occorre fare attenzione, quando usiamo questi termini in un contesto non italiano. C’è poi un altro genere di parole che, a mio avviso, potrebbero essere fatte rientrare almeno parzialmente negli pseudoanglicismi: in italiano, tendiamo a usare termini inglesi con una specializzazione maggiore rispetto all’originale; li facciamo, in altre parole, quasi diventare dei tecnicismi. Così è successo per hater, che per noi significa “chi usa la rete e in particolare i social network per offendere e denigrare qualcuno o qualcosa”, ma che in inglese è più genericamente “una persona che odia”; o influencer, che per lo Zingarelli è “personaggio che, grazie alla sua popolarità specialmente sui social network, è in grado di esercitare un influsso sulle scelte di settori dell’opinione pubblica”, mentre in inglese ha, come primo significato, quello generico di “persona che ispira o guida le azioni di altri” e solo in seconda battuta assume lo stesso significato dell’italiano. In fondo, è anche il caso del già citato social network, in inglese “rete di individui connessi da relazioni interpersonali”, che corrisponde all’italiano rete sociale, espressione che indica “gruppo di individui connessi tra loro da qualsiasi legame di tipo sociale, la cui analisi matematica e statistica, che sfrutta la teoria dei grafi, è utilizzata in psicologia, sociologia, scienza dell’informazione ed economia”. Noi in Italia usiamo oggi l’espressione inglese per indicare una rete sociale virtuale, quindi, ancora una volta, ne abbiamo ristretto il significato. Abbiamo operato quella che in ambito linguistico viene definita specializzazione o restrizione semantica. Ma nel contempo stiamo usando una parola inglese che in inglese non vuol dire esattamente la stessa cosa che in italiano. Buffo, vero? Ma torniamo agli pseudoanglicismi veri e propri: ho preparato una lista, tutt’altro che completa, che secondo me farà sorridere più di una persona. Per ogni termine, inserisco il significato italiano e il corrispettivo inglese corretto. Le definizioni riportate si riferiscono alle accezioni che generano fraintendimenti interlinguistici; molti dei termini citati hanno anche altri significati, qui non trattati. Buon divertimento! Acquagym o aquagym: [composto di aqua– ‘acqua’ e gym, accorciamento di gymnastics ‘ginnastica’, 1998] “ginnastica che si esegue stando immersi nell’acqua”. In inglese: water aerobics. Autogrill: [composto di auto– e dell’inglese grill (room) ‘rosticceria’, 1963] “posto di ristoro per automobilisti situato nelle aree di servizio delle autostrade”. In inglese: service station, rest stop, motorway service area, motorway restaurant. Autostop: [composto di auto e dell’inglese (to) stop ‘fermare’, 1951] “il fermare autoveicoli in transito per chiedere un passaggio – tale modo di spostarsi”. In inglese: hitchhiking. Baby parking: [locuzione pseudoinglese formata con le parole inglesi baby ‘bambino’ e parking ‘parcheggio’, 1965] “struttura attrezzata per la custodia temporanea di bambini”. In inglese: day care o child care. Bancomat: [probabilmente da banc(a aut)omat(ica), 1983] “tessera magnetica che permette l’accesso a tale sistema – sportello bancario automatico che permette di accedere a tale sistema”. In inglese: ATM, automatic teller machine e, per la tessera, cash card o debit card.bancomat Beauty case (o anche solo beauty): [locuzione pseudoinglese composta con case ‘cassetta’] “piccola valigia a forma di bauletto contenente gli oggetti di toeletta e i prodotti di bellezza necessari per il trucco”. In inglese: vanity case.beauty case Beauty farm: [composto con farm ‘fattoria’] “albergo che offre agli ospiti terapie fisiche e trattamenti estetici o dietetici”. In inglese: health farm o health spa. Block notes: [pseudoanglisicmo per il francese bloc-notes, 1905] “ taccuino per appunti formato da fogli staccabili”. In inglese: notebook o notepad. Body: [propriamente ‘corpo’, 1966] “ indumento intimo femminile che riunisce in un solo pezzo corpetto e mutandine – indumento analogo, anche maschile, usato in varie attività sportive”. In inglese: bodysuit, body stocking, leotard, onesie. Bomber: [propriamente ‘bombardiere’, da to bomb ‘bombardare’, 1982] “nel calcio, cannoniere”. In inglese: striker, goal scorer. Book: [propriamente ‘libro’, 1981] “raccoglitore che contiene foto professionali di modelli, indossatori, attori e simili – fascicolo con foto che illustrano le caratteristiche di un prodotto commerciale, di una linea di prodotti o di un’azienda”. In inglese (e anche in italiano): portfolio. Box: [originariamente ‘(recinto fatto con legno di) bosso’, 1865] “piccolo garage, situato al piano terreno o seminterrato di edifici di abitazione – nelle stalle o nelle scuderie, piccolo recinto destinato ad accogliere un solo animale – negli autodromi, posto di rifornimento o riparazione per le vetture in corsa – piccolo recinto talvolta pieghevole in cui si mettono i bambini quando non sanno ancora camminare”. In inglese: garage, stall, pit, playpen.box Camping: [propriamente ‘attività di campeggio’ dal verbo to camp ‘campeggiare’, 1911] “campeggio”. In inglese: camp ground, campsite. Clacson: [inglese klaxon, in origine marchio di fabbrica, 1923] “avvisatore acustico usato sugli autoveicoli e motoveicoli”. In inglese: horn, hooter. Cotton fioc: [marchio registrato, 1983] “bastoncino per uso igienico, rivestito di ovatta alle due estremità”. In inglese: q-tip, cotton bud o cotton swab. Dancing: [participio presente di to dance ‘danzare’, di origine francese (sottinteso room ‘locale’), 1901] “sala da ballo”. In inglese: dance hall, ballroom. Fiction: [propriamente ‘romanzo, invenzione’, 1959] “genere letterario, cinematografico o televisivo che si basa sulla narrazione di fatti inventati – opera appartenente a tale genere”. In inglese: drama, tv series. Flipper: [non usata in questo significato nei Paesi anglosassoni; i flippers, propriamente ‘pinne’, sono le alette dell’apparecchio, che spingono la pallina, 1956] “gioco elettrico a monete o gettoni che si svolge su un piano leggermente inclinato, consistente nel colpire con due levette azionate da pulsanti laterali una pallina metallica che, urtando una serie di ostacoli, fa totalizzare dei punti che vengono visualizzati su un pannello elettronico verticale”. In inglese: pinball.fkupper Footing: [che propriamente significa ‘il poggiare il piede (foot)’; in Francia ha assunto il significato corrente anche in italiano, 1936] “corsa di media intensità per allenare la resistenza generale”. In inglese: jogging. Golf: [inglese golf(-coat) ‘(giacca da) golf’, 1915] “indumento di maglia di lana o altro filato, chiuso o abbottonato sul davanti, con maniche lunghe”. In inglese: sweater, pullover, jumper, cardigan.golf Happy end: [locuzione pseudoinglese, composto con end ‘fine’] felice conclusione di un film, di un romanzo, di una vicenda e simili. In inglese: happy ending. Jolly: [abbreviazione di jolly joker ‘l’allegro buffone’ (joker, propriamente ‘giocatore’, di origine latina, rappresentato sulla carta), 1923] “In alcuni giochi di carte, matta – chi (o ciò che), in un determinato ambito, è in grado di svolgere diverse funzioni”. In inglese: joker, wildcard, jack of all trades, all-rounder.joker K-Way: [marchio registrato, 1980] “tipo di giacca a vento con cappuccio, leggera e impermeabile che si può ripiegare dentro la sua tasca e allacciare alla vita”. In inglese: rain jacket. Lifting: [propriamente ‘sollevamento’, 1946] “eliminazione chirurgica delle rughe del viso e del collo, mediante innalzamento e tensione della pelle”. In inglese: facelift. Luna Park: [composto, sul modello americano di city park, driving park, game park e diversi altri, di luna, come ‘luogo fantastico’, e park ‘parco’, 1911] “parco di divertimenti all’aperto, con attrazioni varie, giostre, ottovolanti, tiri a segno e simili”. In inglese: amusement park, fun fair, carnival.luna park Mister: [propriamente ‘signore’, dall’antico francese maistre (fr. moderno maître), 1940] “nel linguaggio calcistico, appellativo dell’allenatore”. In inglese: coach, trainer. Mobbing: [dal v. to mob ‘assalire’, 1974] “comportamento vessatorio esercitato tramite violenze psicologiche all’interno di un contesto lavorativo”. In inglese: workplace bullying. Peeling: [propriamente ‘sbucciatura’, ‘togliere la buccia (to peel, dal francese peler, di origine latina: pilāre ‘togliere i peli’)’, 1952] “procedimento di abrasione degli strati superficiali della pelle del viso – trattamento cosmetico eseguito con apposite creme per ottenere, mediante frizione, una pulizia approfondita della pelle del viso”. In inglese: chemical peel. Phon: [in realtà, non ha nulla di inglese, dato che è un adattamento di Föhn, 1957; molte persone, però, pensano che lo sia] “asciugacapelli”. In inglese: hair dryer, blow dryer. Pile: [probabilmente dall’inglese pile ‘pelo’, 1985] “tessuto sintetico morbido e leggermente peloso, termicamente isolante, con cui si confezionano per lo più capi d’abbigliamento sportivo – capo confezionato con tale tessuto”. In inglese: fleece. Pullman: [dal nome dell’inventore, l’americano G.M. Pullman (1831-1897), 1869] “autopullman, corriera”. In inglese: coach, bus. Scotch: [propriamente ‘scozzese’, 1935] “marchio registrato di un nastro autoadesivo”. In inglese: scotch tape, sellotape, adhesive tape. Sexy shop: se lo traduciamo letteralmente a un inglese suona come “negozio ammiccante”. In inglese: sex shop. Slip: [da to slip ‘scivolare, scorrere’, propriamente ‘indumento che s’infila con facilità’, 1935] “mutande intime o da bagno, di dimensioni ridotte, sgambate e aderenti”. In inglese: underpants, panties, briefs, trunks, kickers. Smoking: [abbreviazione di smoking-jacket ‘giacca indossata per fumare’, 1891] “abito maschile da sera, generalmente di panno nero con risvolti di seta, a volte con giacca bianca o colorata”. In inglese: tuxedo, dinner suit.smoking Spot: [propriamente ‘punto, piccolo spazio delimitato’, 1957] “breve messaggio pubblicitario televisivo o radiofonico”. In inglese: commercial. Telefilm: [composto di tele– e film, 1954] “film, spesso suddiviso in vari episodi, concepito e realizzato appositamente per la televisione”. In inglese: TV series. Ticket: [inglese ticket che significa genericamente ‘biglietto, scontrino’, dal francese estiquette, variante antica di étiquette ‘etichetta’, 1887] “quota che deve corrispondere chi ricorre all’assistenza sanitaria pubblica per fruire di alcune specialità farmaceutiche e prestazioni mediche”. In inglese: fee for medical visit. Tight: [inglese tight che però significa solo ‘attillato, stretto’ (quindi propriamente ‘abito stretto’), 1870] “abito maschile da cerimonia, con giacca nera a falde larghe e lunghe e pantaloni rigati nei toni grigio e nero”. In inglese: tuxedo. Tilt: [voce inglese di origine germanica, che significa ‘inclinazione’, 1959] “nell’espressione andare in tilt, perdere il controllo o la lucidità mentale”. In inglese: to go haywire, berserk, to crash. Toast: [dal verbo to toast, di origine francese, av. 1927] “coppia di fette di pane a cassetta sovrapposte, variamente farcite e tostate”. In inglese: toasted sandwich.toast Videoclip: [composto di video e clip, 1984] “breve filmato che, spesso arricchito di immagini suggestive, accompagna l’esecuzione di un brano musicale, specialmente a scopo promozionale”. In inglese: music video, promo. Water: [da water closet, letteralmente ‘stanzino dell’acqua’, 1958] “vaso di maiolica del gabinetto all’inglese”. In inglese: toilet, water closet, WC.

Le parole straniere più… strane. Alla scoperta degli pseudoanglicismi / Vera Gheno. - ELETTRONICO. - (2020).

Le parole straniere più… strane. Alla scoperta degli pseudoanglicismi

Vera Gheno
2020

Abstract

Un ambito linguistico molto interessante per chi, come me, lavora con il lessico e con i vocabolari, è quello degli pseudoanglicismi (chiamati, volendo, anche pseudoanglismi o pseudoinglesismi): termini che usiamo, in italiano, pensando che siano inglesi, e che invece o non lo sono affatto (pur suonando tali), oppure che in inglese hanno un altro significato. Lo Zingarelli definisce uno pseudoanglicismo come «parola o locuzione contenente elementi inglesi o che richiamano elementi inglesi ma inesistente in tale lingua oppure esistente con un significato diverso». A molti gli pseudoanglicismi danno fastidio; io li trovo soprattutto creativi, segno del fatto che la tanto vituperata “pedissequità” all’inglese in fondo non è sempre così reale o completa: in fondo, sovente ci ispiriamo all’inglese, ma poi facciamo un po’ di testa nostra. Ad esempio, un tipico procedimento che mettiamo in atto in Italia è quello di accorciare espressioni inglesi composte da più parole: night da night club, social da social network, basket da basketball o push-up da push-up bra. E ancora: cordless da cordless telephone, custom da customized motorbike, discount da discount store, writer da graffiti writer o, meglio, graffiti artist. La versione accorciata spesso non è affatto comprensibile a un anglofono perché rimanda a un significato generico, per cui è chiaro che occorre fare attenzione, quando usiamo questi termini in un contesto non italiano. C’è poi un altro genere di parole che, a mio avviso, potrebbero essere fatte rientrare almeno parzialmente negli pseudoanglicismi: in italiano, tendiamo a usare termini inglesi con una specializzazione maggiore rispetto all’originale; li facciamo, in altre parole, quasi diventare dei tecnicismi. Così è successo per hater, che per noi significa “chi usa la rete e in particolare i social network per offendere e denigrare qualcuno o qualcosa”, ma che in inglese è più genericamente “una persona che odia”; o influencer, che per lo Zingarelli è “personaggio che, grazie alla sua popolarità specialmente sui social network, è in grado di esercitare un influsso sulle scelte di settori dell’opinione pubblica”, mentre in inglese ha, come primo significato, quello generico di “persona che ispira o guida le azioni di altri” e solo in seconda battuta assume lo stesso significato dell’italiano. In fondo, è anche il caso del già citato social network, in inglese “rete di individui connessi da relazioni interpersonali”, che corrisponde all’italiano rete sociale, espressione che indica “gruppo di individui connessi tra loro da qualsiasi legame di tipo sociale, la cui analisi matematica e statistica, che sfrutta la teoria dei grafi, è utilizzata in psicologia, sociologia, scienza dell’informazione ed economia”. Noi in Italia usiamo oggi l’espressione inglese per indicare una rete sociale virtuale, quindi, ancora una volta, ne abbiamo ristretto il significato. Abbiamo operato quella che in ambito linguistico viene definita specializzazione o restrizione semantica. Ma nel contempo stiamo usando una parola inglese che in inglese non vuol dire esattamente la stessa cosa che in italiano. Buffo, vero? Ma torniamo agli pseudoanglicismi veri e propri: ho preparato una lista, tutt’altro che completa, che secondo me farà sorridere più di una persona. Per ogni termine, inserisco il significato italiano e il corrispettivo inglese corretto. Le definizioni riportate si riferiscono alle accezioni che generano fraintendimenti interlinguistici; molti dei termini citati hanno anche altri significati, qui non trattati. Buon divertimento! Acquagym o aquagym: [composto di aqua– ‘acqua’ e gym, accorciamento di gymnastics ‘ginnastica’, 1998] “ginnastica che si esegue stando immersi nell’acqua”. In inglese: water aerobics. Autogrill: [composto di auto– e dell’inglese grill (room) ‘rosticceria’, 1963] “posto di ristoro per automobilisti situato nelle aree di servizio delle autostrade”. In inglese: service station, rest stop, motorway service area, motorway restaurant. Autostop: [composto di auto e dell’inglese (to) stop ‘fermare’, 1951] “il fermare autoveicoli in transito per chiedere un passaggio – tale modo di spostarsi”. In inglese: hitchhiking. Baby parking: [locuzione pseudoinglese formata con le parole inglesi baby ‘bambino’ e parking ‘parcheggio’, 1965] “struttura attrezzata per la custodia temporanea di bambini”. In inglese: day care o child care. Bancomat: [probabilmente da banc(a aut)omat(ica), 1983] “tessera magnetica che permette l’accesso a tale sistema – sportello bancario automatico che permette di accedere a tale sistema”. In inglese: ATM, automatic teller machine e, per la tessera, cash card o debit card.bancomat Beauty case (o anche solo beauty): [locuzione pseudoinglese composta con case ‘cassetta’] “piccola valigia a forma di bauletto contenente gli oggetti di toeletta e i prodotti di bellezza necessari per il trucco”. In inglese: vanity case.beauty case Beauty farm: [composto con farm ‘fattoria’] “albergo che offre agli ospiti terapie fisiche e trattamenti estetici o dietetici”. In inglese: health farm o health spa. Block notes: [pseudoanglisicmo per il francese bloc-notes, 1905] “ taccuino per appunti formato da fogli staccabili”. In inglese: notebook o notepad. Body: [propriamente ‘corpo’, 1966] “ indumento intimo femminile che riunisce in un solo pezzo corpetto e mutandine – indumento analogo, anche maschile, usato in varie attività sportive”. In inglese: bodysuit, body stocking, leotard, onesie. Bomber: [propriamente ‘bombardiere’, da to bomb ‘bombardare’, 1982] “nel calcio, cannoniere”. In inglese: striker, goal scorer. Book: [propriamente ‘libro’, 1981] “raccoglitore che contiene foto professionali di modelli, indossatori, attori e simili – fascicolo con foto che illustrano le caratteristiche di un prodotto commerciale, di una linea di prodotti o di un’azienda”. In inglese (e anche in italiano): portfolio. Box: [originariamente ‘(recinto fatto con legno di) bosso’, 1865] “piccolo garage, situato al piano terreno o seminterrato di edifici di abitazione – nelle stalle o nelle scuderie, piccolo recinto destinato ad accogliere un solo animale – negli autodromi, posto di rifornimento o riparazione per le vetture in corsa – piccolo recinto talvolta pieghevole in cui si mettono i bambini quando non sanno ancora camminare”. In inglese: garage, stall, pit, playpen.box Camping: [propriamente ‘attività di campeggio’ dal verbo to camp ‘campeggiare’, 1911] “campeggio”. In inglese: camp ground, campsite. Clacson: [inglese klaxon, in origine marchio di fabbrica, 1923] “avvisatore acustico usato sugli autoveicoli e motoveicoli”. In inglese: horn, hooter. Cotton fioc: [marchio registrato, 1983] “bastoncino per uso igienico, rivestito di ovatta alle due estremità”. In inglese: q-tip, cotton bud o cotton swab. Dancing: [participio presente di to dance ‘danzare’, di origine francese (sottinteso room ‘locale’), 1901] “sala da ballo”. In inglese: dance hall, ballroom. Fiction: [propriamente ‘romanzo, invenzione’, 1959] “genere letterario, cinematografico o televisivo che si basa sulla narrazione di fatti inventati – opera appartenente a tale genere”. In inglese: drama, tv series. Flipper: [non usata in questo significato nei Paesi anglosassoni; i flippers, propriamente ‘pinne’, sono le alette dell’apparecchio, che spingono la pallina, 1956] “gioco elettrico a monete o gettoni che si svolge su un piano leggermente inclinato, consistente nel colpire con due levette azionate da pulsanti laterali una pallina metallica che, urtando una serie di ostacoli, fa totalizzare dei punti che vengono visualizzati su un pannello elettronico verticale”. In inglese: pinball.fkupper Footing: [che propriamente significa ‘il poggiare il piede (foot)’; in Francia ha assunto il significato corrente anche in italiano, 1936] “corsa di media intensità per allenare la resistenza generale”. In inglese: jogging. Golf: [inglese golf(-coat) ‘(giacca da) golf’, 1915] “indumento di maglia di lana o altro filato, chiuso o abbottonato sul davanti, con maniche lunghe”. In inglese: sweater, pullover, jumper, cardigan.golf Happy end: [locuzione pseudoinglese, composto con end ‘fine’] felice conclusione di un film, di un romanzo, di una vicenda e simili. In inglese: happy ending. Jolly: [abbreviazione di jolly joker ‘l’allegro buffone’ (joker, propriamente ‘giocatore’, di origine latina, rappresentato sulla carta), 1923] “In alcuni giochi di carte, matta – chi (o ciò che), in un determinato ambito, è in grado di svolgere diverse funzioni”. In inglese: joker, wildcard, jack of all trades, all-rounder.joker K-Way: [marchio registrato, 1980] “tipo di giacca a vento con cappuccio, leggera e impermeabile che si può ripiegare dentro la sua tasca e allacciare alla vita”. In inglese: rain jacket. Lifting: [propriamente ‘sollevamento’, 1946] “eliminazione chirurgica delle rughe del viso e del collo, mediante innalzamento e tensione della pelle”. In inglese: facelift. Luna Park: [composto, sul modello americano di city park, driving park, game park e diversi altri, di luna, come ‘luogo fantastico’, e park ‘parco’, 1911] “parco di divertimenti all’aperto, con attrazioni varie, giostre, ottovolanti, tiri a segno e simili”. In inglese: amusement park, fun fair, carnival.luna park Mister: [propriamente ‘signore’, dall’antico francese maistre (fr. moderno maître), 1940] “nel linguaggio calcistico, appellativo dell’allenatore”. In inglese: coach, trainer. Mobbing: [dal v. to mob ‘assalire’, 1974] “comportamento vessatorio esercitato tramite violenze psicologiche all’interno di un contesto lavorativo”. In inglese: workplace bullying. Peeling: [propriamente ‘sbucciatura’, ‘togliere la buccia (to peel, dal francese peler, di origine latina: pilāre ‘togliere i peli’)’, 1952] “procedimento di abrasione degli strati superficiali della pelle del viso – trattamento cosmetico eseguito con apposite creme per ottenere, mediante frizione, una pulizia approfondita della pelle del viso”. In inglese: chemical peel. Phon: [in realtà, non ha nulla di inglese, dato che è un adattamento di Föhn, 1957; molte persone, però, pensano che lo sia] “asciugacapelli”. In inglese: hair dryer, blow dryer. Pile: [probabilmente dall’inglese pile ‘pelo’, 1985] “tessuto sintetico morbido e leggermente peloso, termicamente isolante, con cui si confezionano per lo più capi d’abbigliamento sportivo – capo confezionato con tale tessuto”. In inglese: fleece. Pullman: [dal nome dell’inventore, l’americano G.M. Pullman (1831-1897), 1869] “autopullman, corriera”. In inglese: coach, bus. Scotch: [propriamente ‘scozzese’, 1935] “marchio registrato di un nastro autoadesivo”. In inglese: scotch tape, sellotape, adhesive tape. Sexy shop: se lo traduciamo letteralmente a un inglese suona come “negozio ammiccante”. In inglese: sex shop. Slip: [da to slip ‘scivolare, scorrere’, propriamente ‘indumento che s’infila con facilità’, 1935] “mutande intime o da bagno, di dimensioni ridotte, sgambate e aderenti”. In inglese: underpants, panties, briefs, trunks, kickers. Smoking: [abbreviazione di smoking-jacket ‘giacca indossata per fumare’, 1891] “abito maschile da sera, generalmente di panno nero con risvolti di seta, a volte con giacca bianca o colorata”. In inglese: tuxedo, dinner suit.smoking Spot: [propriamente ‘punto, piccolo spazio delimitato’, 1957] “breve messaggio pubblicitario televisivo o radiofonico”. In inglese: commercial. Telefilm: [composto di tele– e film, 1954] “film, spesso suddiviso in vari episodi, concepito e realizzato appositamente per la televisione”. In inglese: TV series. Ticket: [inglese ticket che significa genericamente ‘biglietto, scontrino’, dal francese estiquette, variante antica di étiquette ‘etichetta’, 1887] “quota che deve corrispondere chi ricorre all’assistenza sanitaria pubblica per fruire di alcune specialità farmaceutiche e prestazioni mediche”. In inglese: fee for medical visit. Tight: [inglese tight che però significa solo ‘attillato, stretto’ (quindi propriamente ‘abito stretto’), 1870] “abito maschile da cerimonia, con giacca nera a falde larghe e lunghe e pantaloni rigati nei toni grigio e nero”. In inglese: tuxedo. Tilt: [voce inglese di origine germanica, che significa ‘inclinazione’, 1959] “nell’espressione andare in tilt, perdere il controllo o la lucidità mentale”. In inglese: to go haywire, berserk, to crash. Toast: [dal verbo to toast, di origine francese, av. 1927] “coppia di fette di pane a cassetta sovrapposte, variamente farcite e tostate”. In inglese: toasted sandwich.toast Videoclip: [composto di video e clip, 1984] “breve filmato che, spesso arricchito di immagini suggestive, accompagna l’esecuzione di un brano musicale, specialmente a scopo promozionale”. In inglese: music video, promo. Water: [da water closet, letteralmente ‘stanzino dell’acqua’, 1958] “vaso di maiolica del gabinetto all’inglese”. In inglese: toilet, water closet, WC.
2020
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