I problemi che potevano affliggere un imprenditore dell’epoca pre-industriale operante nel settore tessile laniero non differiscono poi molto, nella sostanza, da quelli che si trova ad affrontare un contemporaneo. Erano essenzialmente due gli aspetti su cui un operatore poteva agire autonomamente (escludendo i fattori non dipendenti dal suo controllo come ad esempio il livello dell’imposizione fiscale o gli episodi bellici) e che ne avrebbero determinato il successo o il fallimento. Anzitutto, la prontezza nel rispondere alla domanda del mercato con prodotti di successo, offerti a prezzi competitivi o con caratteristiche tali da escludere virtualmente la concorrenza degli imprenditori dello stesso settore. L’operazione si faceva più complessa in un periodo di maggiore integrazione dei mercati e di dilatazione degli spazi economici. Nell’Europa della prima Età Moderna il ridimensionamento dell’importanza delle tratte commerciali consolidate e la repentina comparsa nel panorama internazionale di nuovi e agguerriti soggetti economici, che a volte agivano in un regime di monopolio commerciale garantito dagli Stati di appartenenza (basta ricordare le compagnie privilegiate di Olanda e Inghilterra), mettevano gli operatori di fronte a nuove opportunità, ma anche a nuove sfide. Un altro aspetto era la capacità di comprimere i costi di produzione, quindi della materia prima e della manodopera. Le difficoltà che presentava il primo fattore riguardavano il controllo o quanto meno la facilità di accesso ai mercati di approvvigionamento, in modo da ottenere a prezzi vantaggiosi lana di qualità compatibile col tipo di produzione previsto dagli opifici. Lo strumento che aveva a disposizione un operatore per tenere basso il costo del lavoro, invece, era la scelta di un modello produttivo che permettesse di ottimizzare il numero di addetti, aumentandone la produttività. La declinazione concreta di questo strumento era la costituzione di un sistema efficiente di organizzazione della forza lavoro a cui si accompagnava, come fondamentale corollario, la predisposizione di una contabilità industriale dettagliata capace di operare un controllo efficace di tutto l’apparato. In questo intervento cercheremo di toccare questi aspetti calandoci nella realtà fiorentina del XVI secolo attraverso l’analisi delle scelte che i suoi operatori, in piena libertà o secondo le direttive dell’Arte della Lana, si trovarono ad affrontare.
L'Arte della Lana a Firenze nel Cinquecento: crisi del settore e risposte degli operatori / francesco ammannati. - In: STORIA ECONOMICA. - ISSN 1824-5064. - STAMPA. - 11:(2008), pp. 5-39.
L'Arte della Lana a Firenze nel Cinquecento: crisi del settore e risposte degli operatori
francesco ammannati
2008
Abstract
I problemi che potevano affliggere un imprenditore dell’epoca pre-industriale operante nel settore tessile laniero non differiscono poi molto, nella sostanza, da quelli che si trova ad affrontare un contemporaneo. Erano essenzialmente due gli aspetti su cui un operatore poteva agire autonomamente (escludendo i fattori non dipendenti dal suo controllo come ad esempio il livello dell’imposizione fiscale o gli episodi bellici) e che ne avrebbero determinato il successo o il fallimento. Anzitutto, la prontezza nel rispondere alla domanda del mercato con prodotti di successo, offerti a prezzi competitivi o con caratteristiche tali da escludere virtualmente la concorrenza degli imprenditori dello stesso settore. L’operazione si faceva più complessa in un periodo di maggiore integrazione dei mercati e di dilatazione degli spazi economici. Nell’Europa della prima Età Moderna il ridimensionamento dell’importanza delle tratte commerciali consolidate e la repentina comparsa nel panorama internazionale di nuovi e agguerriti soggetti economici, che a volte agivano in un regime di monopolio commerciale garantito dagli Stati di appartenenza (basta ricordare le compagnie privilegiate di Olanda e Inghilterra), mettevano gli operatori di fronte a nuove opportunità, ma anche a nuove sfide. Un altro aspetto era la capacità di comprimere i costi di produzione, quindi della materia prima e della manodopera. Le difficoltà che presentava il primo fattore riguardavano il controllo o quanto meno la facilità di accesso ai mercati di approvvigionamento, in modo da ottenere a prezzi vantaggiosi lana di qualità compatibile col tipo di produzione previsto dagli opifici. Lo strumento che aveva a disposizione un operatore per tenere basso il costo del lavoro, invece, era la scelta di un modello produttivo che permettesse di ottimizzare il numero di addetti, aumentandone la produttività. La declinazione concreta di questo strumento era la costituzione di un sistema efficiente di organizzazione della forza lavoro a cui si accompagnava, come fondamentale corollario, la predisposizione di una contabilità industriale dettagliata capace di operare un controllo efficace di tutto l’apparato. In questo intervento cercheremo di toccare questi aspetti calandoci nella realtà fiorentina del XVI secolo attraverso l’analisi delle scelte che i suoi operatori, in piena libertà o secondo le direttive dell’Arte della Lana, si trovarono ad affrontare.| File | Dimensione | Formato | |
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