In this article I went back to my doctoral research to show, through the analysis of archival material, how the Museum of Anthropology in Vancouver, a majority museum, according to Clifford's definition, turned from “savior” to “patron” in relation to indigenous artifacts and became trough the years, starting with the direction of Michael Ames (1974-97 and 2002-04), an international benchmark for collaborative approach in museums. This article, focusing on the 1950s and 1960s, still shows the outcomes of a salvage anthropology and the idea of disappearing cultures, although in the 1960s the idea of new and original indigenous productions begins to make its way. Since Clifford first visited the museum in the 1990s, significant changes have occurred. In the early 2000's the MOA received funding for the implementation of a new type of collaborative research, the Reciprocal Research Network (RRN), in which research is determined by the interests of the Indigenous communities rather than the museum or scholars. In questo articolo ritorno sulla mia ricerca di dottorato per mostrare, attraverso l'analisi di materiali d'archivio, come il museo di antropologia di Vancouver, un museo maggioritario, secondo la definizione data da Clifford, si è trasformato da “salvatore a “mecenate” per ciò che riguarda i manufatti delle popolazioni indigene e sia divenuto nel tempo, a cominciare dalla direzione di Michael Ames (1974-97 e 2002-04), un punto di riferimento importante per gli approcci collaborativi nei musei. L'articolo, che si concentra sugli anni '50 e 60 del '900, ancora mostra gli esiti di un'antropologia di salvataggio e l'idea di culture in via di sparizione, benchè negli anni '60 cominci a farsi strada l'idea di produzioni indigene nuove e originali. Da quando Clifford ha visitato questo museo, negli anni '90, molte cose sono cambiate. All'inizio degli anni 2000 il MOA ha ricevuto i finanziamenti per l'implementazione di un nuovo tipo di ricerca collaborativa: il Reciprocal Research Network (RRN), nel quale la ricerca è stabilita dagli interessi delle comunità indigene piuttosto che da quelli del museo o degli studiosi

People, Museums and the Rhetoric of Temporality: Considerations Regarding the Formation of the Collection at The Museum of Anthropology of Vancouver / Emanuela Rossi. - In: ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO. - ISSN 2038-3215. - ELETTRONICO. - 24:(2022), pp. 1-22.

People, Museums and the Rhetoric of Temporality: Considerations Regarding the Formation of the Collection at The Museum of Anthropology of Vancouver

Emanuela Rossi
2022

Abstract

In this article I went back to my doctoral research to show, through the analysis of archival material, how the Museum of Anthropology in Vancouver, a majority museum, according to Clifford's definition, turned from “savior” to “patron” in relation to indigenous artifacts and became trough the years, starting with the direction of Michael Ames (1974-97 and 2002-04), an international benchmark for collaborative approach in museums. This article, focusing on the 1950s and 1960s, still shows the outcomes of a salvage anthropology and the idea of disappearing cultures, although in the 1960s the idea of new and original indigenous productions begins to make its way. Since Clifford first visited the museum in the 1990s, significant changes have occurred. In the early 2000's the MOA received funding for the implementation of a new type of collaborative research, the Reciprocal Research Network (RRN), in which research is determined by the interests of the Indigenous communities rather than the museum or scholars. In questo articolo ritorno sulla mia ricerca di dottorato per mostrare, attraverso l'analisi di materiali d'archivio, come il museo di antropologia di Vancouver, un museo maggioritario, secondo la definizione data da Clifford, si è trasformato da “salvatore a “mecenate” per ciò che riguarda i manufatti delle popolazioni indigene e sia divenuto nel tempo, a cominciare dalla direzione di Michael Ames (1974-97 e 2002-04), un punto di riferimento importante per gli approcci collaborativi nei musei. L'articolo, che si concentra sugli anni '50 e 60 del '900, ancora mostra gli esiti di un'antropologia di salvataggio e l'idea di culture in via di sparizione, benchè negli anni '60 cominci a farsi strada l'idea di produzioni indigene nuove e originali. Da quando Clifford ha visitato questo museo, negli anni '90, molte cose sono cambiate. All'inizio degli anni 2000 il MOA ha ricevuto i finanziamenti per l'implementazione di un nuovo tipo di ricerca collaborativa: il Reciprocal Research Network (RRN), nel quale la ricerca è stabilita dagli interessi delle comunità indigene piuttosto che da quelli del museo o degli studiosi
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Emanuela Rossi
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