L'Ottocento segna il raggiungimento del massimo potenziale espressivo dell'esperienza coreutica. A partire dagli anni Quaranta del secolo, viene tracciata una nuova rotta che porta a una consistente migrazione di ballerine europee verso le coste degli Stati Uniti. L'attrazione centrale di questa migrazione è la ballerina romantica. Alcune di queste ballerine, straordinariamente adattabili, si sarebbero integrate perfettamente; altre sarebbero diventate ambasciatrici fugaci della cultura europea nel Nuovo Mondo, lasciando un segno indelebile e riportando un'esperienza che avrebbe certamente arricchito la loro reinterpretazione della tradizione del balletto. Il saggio si concentra sull'evoluzione della danza romantica e la migrazione delle ballerine italiane nel contesto americano dalla seconda metà dell'Ottocento; un momento cruciale in cui la danza europea, caratterizzata da virtuosismo e innovazioni tecniche e rappresentata in particolare dalle ballerine provenienti dai grandi teatri come la Scala di Milano, influenza e arricchisce la cultura performativa degli Stati Uniti, portando anche alla definizione di nuovi generi autoctoni. L'attrattiva dell'America per le ballerine italiane è vista come una sfida e un'opportunità, un territorio ancora non consolidato ma ricco di potenziale, soprattutto rispetto al contesto più rigidamente codificato dell'Europa. Queste “silfidi en pointe”, grazie alla mediazione degli impresari americani, trovano successo negli Stati Uniti non solo attraverso il balletto classico ma anche integrandosi in spettacoli più popolari come vaudeville e musical theatre, adattandosi alle richieste culturali locali. La loro presenza rappresenta un ponte tra le tradizioni classiche europee e la cultura emergente americana, offrendo una prospettiva di spettacolarità che riflette le ambizioni e le trasformazioni sociali dell'America post-Guerra Civile. Il saggio si concentra su tre ballerine, Maria Bonfanti, Rita Sangalli e Giuseppina Morlacchi, pioniere di questa migrazione culturale, artiste e donne intraprendenti, estremamente adattabili, capaci di integrarsi in un contesto culturale e artistico completamente diverso da quello della loro formazione, dimostrando una profonda capacità di adattamento che permette loro di riscuotere importanti successi e consacrazioni al di fuori dell'ambiente tradizionale del balletto europeo e di influenzare lo sviluppo di una nuova estetica dello spettacolo americano, combinando elementi del balletto classico con le forme di intrattenimento locali, destinati a lasciare un'impronta duratura nella storia dello spettacolo.

Silfidi en pointe: ballerine italiane nel nuovo mondo, / Pagnini Caterina. - In: DRAMMATURGIA. - ISSN 1122-9365. - STAMPA. - XVIII / n.s. 8:(2021), pp. 63-101. [10.36253/dramma-13541]

Silfidi en pointe: ballerine italiane nel nuovo mondo,

Pagnini Caterina
2021

Abstract

L'Ottocento segna il raggiungimento del massimo potenziale espressivo dell'esperienza coreutica. A partire dagli anni Quaranta del secolo, viene tracciata una nuova rotta che porta a una consistente migrazione di ballerine europee verso le coste degli Stati Uniti. L'attrazione centrale di questa migrazione è la ballerina romantica. Alcune di queste ballerine, straordinariamente adattabili, si sarebbero integrate perfettamente; altre sarebbero diventate ambasciatrici fugaci della cultura europea nel Nuovo Mondo, lasciando un segno indelebile e riportando un'esperienza che avrebbe certamente arricchito la loro reinterpretazione della tradizione del balletto. Il saggio si concentra sull'evoluzione della danza romantica e la migrazione delle ballerine italiane nel contesto americano dalla seconda metà dell'Ottocento; un momento cruciale in cui la danza europea, caratterizzata da virtuosismo e innovazioni tecniche e rappresentata in particolare dalle ballerine provenienti dai grandi teatri come la Scala di Milano, influenza e arricchisce la cultura performativa degli Stati Uniti, portando anche alla definizione di nuovi generi autoctoni. L'attrattiva dell'America per le ballerine italiane è vista come una sfida e un'opportunità, un territorio ancora non consolidato ma ricco di potenziale, soprattutto rispetto al contesto più rigidamente codificato dell'Europa. Queste “silfidi en pointe”, grazie alla mediazione degli impresari americani, trovano successo negli Stati Uniti non solo attraverso il balletto classico ma anche integrandosi in spettacoli più popolari come vaudeville e musical theatre, adattandosi alle richieste culturali locali. La loro presenza rappresenta un ponte tra le tradizioni classiche europee e la cultura emergente americana, offrendo una prospettiva di spettacolarità che riflette le ambizioni e le trasformazioni sociali dell'America post-Guerra Civile. Il saggio si concentra su tre ballerine, Maria Bonfanti, Rita Sangalli e Giuseppina Morlacchi, pioniere di questa migrazione culturale, artiste e donne intraprendenti, estremamente adattabili, capaci di integrarsi in un contesto culturale e artistico completamente diverso da quello della loro formazione, dimostrando una profonda capacità di adattamento che permette loro di riscuotere importanti successi e consacrazioni al di fuori dell'ambiente tradizionale del balletto europeo e di influenzare lo sviluppo di una nuova estetica dello spettacolo americano, combinando elementi del balletto classico con le forme di intrattenimento locali, destinati a lasciare un'impronta duratura nella storia dello spettacolo.
2021
XVIII / n.s. 8
63
101
Pagnini Caterina
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