Il progetto, non realizzato, di una Chiesa parrocchiale per la comunità di Rometta deve coesistere con due esigenze particolari e opposte. L'esiguità dimensionale dell'area di intervento e la gran quantità di fedeli da insediare nell'aula assembleare. La struttura è pertanto pensata a tre livelli. Il livello terreno, che è quello dell'ingresso principale che avviene da un particolare "nartece" a cielo aperto, è orientato verso il centro dell'azione liturgica, si sviluppa nell'aula per concludersi nel presbiterio, adeguatamente elevato, o comunque distinto, rispetto all'aula medesima. A questo livello l'aula funge pure da cappella feriale. Il secondo livello, collegato al livello terreno da un opportuno sistema di collegamenti verticali, intende definire l'aula liturgica nella sua massima dimensione. Si tratta in sostanza di una chiesa in cui l'aula liturgica è articolata su due livelli, comportando lo studio di una particolare curva di visibilità. Il terzo livello, raggiungibile sempre dal medesimo sistema di collegamenti verticali a servizio del livello superiore, è destinato prima di tutto a cripta, e ospita pure i cosiddetti servizi di supporto dell'unità pastorale. Il menzionato "nartece" di ingresso, vero e proprio elemento di "soglia"(dell'accoglienza e del rinvio), si configura come una sorta di micro-sagrato riuscendo a mantenere la funzione sua propria di "tramite" e di "filtro" nel rapporto con il contesto urbano.

Chiesa di San Pietro Apostolo, Sassuolo, Modena / Alberto Manfredini. - (1981).

Chiesa di San Pietro Apostolo, Sassuolo, Modena

Alberto Manfredini
1981

Abstract

Il progetto, non realizzato, di una Chiesa parrocchiale per la comunità di Rometta deve coesistere con due esigenze particolari e opposte. L'esiguità dimensionale dell'area di intervento e la gran quantità di fedeli da insediare nell'aula assembleare. La struttura è pertanto pensata a tre livelli. Il livello terreno, che è quello dell'ingresso principale che avviene da un particolare "nartece" a cielo aperto, è orientato verso il centro dell'azione liturgica, si sviluppa nell'aula per concludersi nel presbiterio, adeguatamente elevato, o comunque distinto, rispetto all'aula medesima. A questo livello l'aula funge pure da cappella feriale. Il secondo livello, collegato al livello terreno da un opportuno sistema di collegamenti verticali, intende definire l'aula liturgica nella sua massima dimensione. Si tratta in sostanza di una chiesa in cui l'aula liturgica è articolata su due livelli, comportando lo studio di una particolare curva di visibilità. Il terzo livello, raggiungibile sempre dal medesimo sistema di collegamenti verticali a servizio del livello superiore, è destinato prima di tutto a cripta, e ospita pure i cosiddetti servizi di supporto dell'unità pastorale. Il menzionato "nartece" di ingresso, vero e proprio elemento di "soglia"(dell'accoglienza e del rinvio), si configura come una sorta di micro-sagrato riuscendo a mantenere la funzione sua propria di "tramite" e di "filtro" nel rapporto con il contesto urbano.
1981
Alberto Manfredini
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