Il processo di riorganizzazione dell’ospedale di Reggio Emilia, dopo la previsione del nuovo servizio di Radioterapia, prosegue con un altro elemento fondamentale: il trasferimento delle attività ambulatoriali in un nuovo edificio all’estremo nord est del corpo anteriore dell’ospedale, che libera i reparti di degenza dal disturbo di traffici estranei. Sono previsti collegamenti ai due livelli fondamentali con la struttura esistente, per permettere l’agevole trasferimento del personale medico nonché un rapido collegamento con il pronto soccorso e il servizio di radiodiagnostica. I pazienti hanno un accesso diretto dall’esterno che conduce all’atrio di smistamento nel quale, oltre alla segreteria-reception, sono presenti i collegamenti verticali, scala e ascensori. Il piano seminterrato è destinato al servizio immuno-ematologico e trasfusionale, pertanto ad attività prevalentemente laboratoriali. I tre piani superiori, destinati ad ambulatori, sono organizzati secondo il medesimo schema. Le attese per i pazienti, dimensionate in funzione di un utilizzo intensivo a rotazione dei diversi ambulatori, considerando il fattore di contemporaneità e la frequente presenza di accompagnatori, sono organizzate in un ampio spazio comune attraversato verticalmente da un vuoto centrale, dotato di illuminazione zenitale. Questo ampio spazio di sosta e circolazione, circondato dai diversi ambulatori, da qui direttamente accessibili, è stato inteso come spazio di soggiorno, in grado di limitare le sensazioni fobiche che spesso accompagnano l’accesso alle strutture ospedaliere. Le occasioni di distrazione sono favorite dalla presenza di numerosi affacci sull’esterno ma soprattutto sull’interno della struttura, dalla possibilità di passeggiare e di percorrere i collegamenti tra i due lati dello spazio centrale, senza perdere di vista il proprio ambulatorio, anche raggiungendo i piani superiore o inferiore tramite la scala principale che si sviluppa nel vuoto centrale.

Ospedale S. Maria Nuova, Reggio Emilia: Poliambulatori (con Enea Manfredini) / Alberto Manfredini. - (1992).

Ospedale S. Maria Nuova, Reggio Emilia: Poliambulatori (con Enea Manfredini)

Alberto Manfredini
1992

Abstract

Il processo di riorganizzazione dell’ospedale di Reggio Emilia, dopo la previsione del nuovo servizio di Radioterapia, prosegue con un altro elemento fondamentale: il trasferimento delle attività ambulatoriali in un nuovo edificio all’estremo nord est del corpo anteriore dell’ospedale, che libera i reparti di degenza dal disturbo di traffici estranei. Sono previsti collegamenti ai due livelli fondamentali con la struttura esistente, per permettere l’agevole trasferimento del personale medico nonché un rapido collegamento con il pronto soccorso e il servizio di radiodiagnostica. I pazienti hanno un accesso diretto dall’esterno che conduce all’atrio di smistamento nel quale, oltre alla segreteria-reception, sono presenti i collegamenti verticali, scala e ascensori. Il piano seminterrato è destinato al servizio immuno-ematologico e trasfusionale, pertanto ad attività prevalentemente laboratoriali. I tre piani superiori, destinati ad ambulatori, sono organizzati secondo il medesimo schema. Le attese per i pazienti, dimensionate in funzione di un utilizzo intensivo a rotazione dei diversi ambulatori, considerando il fattore di contemporaneità e la frequente presenza di accompagnatori, sono organizzate in un ampio spazio comune attraversato verticalmente da un vuoto centrale, dotato di illuminazione zenitale. Questo ampio spazio di sosta e circolazione, circondato dai diversi ambulatori, da qui direttamente accessibili, è stato inteso come spazio di soggiorno, in grado di limitare le sensazioni fobiche che spesso accompagnano l’accesso alle strutture ospedaliere. Le occasioni di distrazione sono favorite dalla presenza di numerosi affacci sull’esterno ma soprattutto sull’interno della struttura, dalla possibilità di passeggiare e di percorrere i collegamenti tra i due lati dello spazio centrale, senza perdere di vista il proprio ambulatorio, anche raggiungendo i piani superiore o inferiore tramite la scala principale che si sviluppa nel vuoto centrale.
1992
Alberto Manfredini
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