L’esigenza espressa dall’Amministrazione di procedere a un riordino del complesso ospedaliero e a una riaggregazione di funzioni tra loro disconnesse, frutto inevitabile di una crescita episodica e per parti, comune del resto a molte realtà ospedaliere italiane, offre l’opportunità per un recupero e una valorizzazione dell’intera area ospedaliera, con effetti di riqualificazione ambientale che si spingono al di fuori dei confini fisici dell’area. Il modello a corpo quintuplo, per molto tempo ritenuto soluzione scontata per un moderno reparto di degenza, inizia a essere giustamente posto in discussione, per l’equivoco fondamentale dato da una visione meccanicistica che tende a privilegiare esclusivamente la presunta abbreviazione dei percorsi per il personale di assistenza (quando un buon sistema di intercomunicazione può fare molto di più), ignorando la qualità degli ambienti di lavoro del personale, i costi impiantistici e gestionali aggiuntivi e problemi a volte banali, ma frequenti, legati alla lentezza di ricambio aria di taluni locali di servizio. Si è pertanto adottata una soluzione, definibile sinteticamente a “doppio corpo triplo”, in cui si sommano i vantaggi del corpo triplo (ambienti di lavoro tutti illuminati naturalmente) con quelli del corpo quintuplo (abbreviazione dei percorsi sanitari e di trasporto materiali; mutuabilità dei ruoli fra una unità operativa e l’altra al variare delle necessità senza intersecare gli spazi per il pubblico o le aree dipartimentali). La scelta di utilizzare solo stanze a due letti con servizio autonomo è, come noto, la scelta migliore in termini di flessibilità di utilizzo, potendosi all’occorrenza trasformare in stanze singole senza eccessiva perdita di posti letto. La stessa previsione di stanze di degenza per l’esercizio libero - professionale potrebbe pertanto essere numericamente integrata all’occorrenza da alcune stanze di degenza ordinaria. Se la scelta generalizzata di stanze di degenza a due letti è garanzia di un ambiente confortevole per i degenti, l’ipotesi progettuale cerca di migliorare ulteriormente gli aspetti qualitativi della classica stanza a due letti tramite una particolare organizzazione interna della cellula. Si è cercato di facilitare la creazione di ambiti spaziali individualizzati, pur a parità di caratteristiche dimensionali con la cellula tradizionale a letti affiancati (Kaserne Typ). Si è ottenuto ciò con il semplice sfalsamento dei due letti, che consente anche una particolare arredabilità della stanza. Il loggiato esterno viene previsto come estensione dell’ambito spaziale più privato, per un eventuale contatto più diretto con le nuove zone boschive di riqualificazione ambientale. Gli schemi sintetici di commento mostrano succintamente i miglioramenti più qualificanti ottenibili con lo schema a letti sfalsati rispetto alla soluzione tradizionale.

Polo Chirurgico "Borgo Trento", Verona - Concorso Internazionale / Alberto Manfredini. - (1999).

Polo Chirurgico "Borgo Trento", Verona - Concorso Internazionale

Alberto Manfredini
1999

Abstract

L’esigenza espressa dall’Amministrazione di procedere a un riordino del complesso ospedaliero e a una riaggregazione di funzioni tra loro disconnesse, frutto inevitabile di una crescita episodica e per parti, comune del resto a molte realtà ospedaliere italiane, offre l’opportunità per un recupero e una valorizzazione dell’intera area ospedaliera, con effetti di riqualificazione ambientale che si spingono al di fuori dei confini fisici dell’area. Il modello a corpo quintuplo, per molto tempo ritenuto soluzione scontata per un moderno reparto di degenza, inizia a essere giustamente posto in discussione, per l’equivoco fondamentale dato da una visione meccanicistica che tende a privilegiare esclusivamente la presunta abbreviazione dei percorsi per il personale di assistenza (quando un buon sistema di intercomunicazione può fare molto di più), ignorando la qualità degli ambienti di lavoro del personale, i costi impiantistici e gestionali aggiuntivi e problemi a volte banali, ma frequenti, legati alla lentezza di ricambio aria di taluni locali di servizio. Si è pertanto adottata una soluzione, definibile sinteticamente a “doppio corpo triplo”, in cui si sommano i vantaggi del corpo triplo (ambienti di lavoro tutti illuminati naturalmente) con quelli del corpo quintuplo (abbreviazione dei percorsi sanitari e di trasporto materiali; mutuabilità dei ruoli fra una unità operativa e l’altra al variare delle necessità senza intersecare gli spazi per il pubblico o le aree dipartimentali). La scelta di utilizzare solo stanze a due letti con servizio autonomo è, come noto, la scelta migliore in termini di flessibilità di utilizzo, potendosi all’occorrenza trasformare in stanze singole senza eccessiva perdita di posti letto. La stessa previsione di stanze di degenza per l’esercizio libero - professionale potrebbe pertanto essere numericamente integrata all’occorrenza da alcune stanze di degenza ordinaria. Se la scelta generalizzata di stanze di degenza a due letti è garanzia di un ambiente confortevole per i degenti, l’ipotesi progettuale cerca di migliorare ulteriormente gli aspetti qualitativi della classica stanza a due letti tramite una particolare organizzazione interna della cellula. Si è cercato di facilitare la creazione di ambiti spaziali individualizzati, pur a parità di caratteristiche dimensionali con la cellula tradizionale a letti affiancati (Kaserne Typ). Si è ottenuto ciò con il semplice sfalsamento dei due letti, che consente anche una particolare arredabilità della stanza. Il loggiato esterno viene previsto come estensione dell’ambito spaziale più privato, per un eventuale contatto più diretto con le nuove zone boschive di riqualificazione ambientale. Gli schemi sintetici di commento mostrano succintamente i miglioramenti più qualificanti ottenibili con lo schema a letti sfalsati rispetto alla soluzione tradizionale.
1999
Alberto Manfredini
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