Il contributo prende in esame il significato che presso alcune fra le principali città del ducato e granducato, nonché di altri stati subregionali toscani (la repubblica lucchese e il dominio signorile di Massa e Carrara) assunse la stampa degli statuti municipali durante il corso del XVI secolo. Prescindendo dall’impressione dei bandi e dei regolamenti relativi ad istituzioni non territoriali, il lavoro intende mostrare come la resa tipografica di antichi e recenti testi normativi (parte dei quali parzialmente abrogata da deliberazioni derogatorie dei regimi oligarchici e signorili) sia stata spesso motivata non da prevalenti necessità amministrative, bensì da istanze apologetiche e intenti celebrativi di una tradizione identificata con l’autonomia comunale, di cui gli statuti erano stati la più emblematica espressione. In questo senso viene proposto un parallelismo tra la pubblicazione a caratteri mobili e il volgarizzamento trecentesco dei dettati latini, essendo stato anch’esso, in primo luogo, un’operazione d’immagine finalizzata al raggiungimento del consenso politico più che alla concreta applicazione della legge
Traduzioni in volgare e stampe degli statuti cittadini nella Toscana medievale e moderna / Francesco Salvestrini. - In: ANNUARIO DELL'ARCHIVIO DI STATO DI MILANO. - ISSN 2282-1147. - STAMPA. - 2021:(2023), pp. 1-33.
Traduzioni in volgare e stampe degli statuti cittadini nella Toscana medievale e moderna
Francesco Salvestrini
2023
Abstract
Il contributo prende in esame il significato che presso alcune fra le principali città del ducato e granducato, nonché di altri stati subregionali toscani (la repubblica lucchese e il dominio signorile di Massa e Carrara) assunse la stampa degli statuti municipali durante il corso del XVI secolo. Prescindendo dall’impressione dei bandi e dei regolamenti relativi ad istituzioni non territoriali, il lavoro intende mostrare come la resa tipografica di antichi e recenti testi normativi (parte dei quali parzialmente abrogata da deliberazioni derogatorie dei regimi oligarchici e signorili) sia stata spesso motivata non da prevalenti necessità amministrative, bensì da istanze apologetiche e intenti celebrativi di una tradizione identificata con l’autonomia comunale, di cui gli statuti erano stati la più emblematica espressione. In questo senso viene proposto un parallelismo tra la pubblicazione a caratteri mobili e il volgarizzamento trecentesco dei dettati latini, essendo stato anch’esso, in primo luogo, un’operazione d’immagine finalizzata al raggiungimento del consenso politico più che alla concreta applicazione della leggeI documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.