Le città stanno, infatti, irreversibilmente crescendo, al contrario di ciò che ipotizzavano Gilder e Peters: nel 1995, sentenziarono in un articolo pubblicato su Forbes che “Le città sono un avanzo lasciatoci dall’era industriale”. Analizzando le potenzialità infinite di Internet, ritenevano che la Rete avrebbe annullato tutte le distanze rendendo quindi obsolete e inutili le città. Nello stesso anno l’Economist annunciò che la rivoluzione delle comunicazioni avrebbe portato alla “morte delle distanze”. La storia degli ultimi anni ha invece mostrato una tendenza opposta. I grandi agglomerati urbani stanno crescendo in un modo che si può definire bulimico: una porzione sempre maggiore della popolazione si sta spostando nelle grandi città del pianeta. Internet non ha svuotato di senso le città, anzi, le tecnologie digitali hanno invaso le strade e quartieri arricchendoli di nuovi servizi e creando un nuovo modo di vivere i centri abitati. Tuttavia, se da una parte è vero che nelle aree urbane vive ormai il 54% della popolazione mondiale ed è principalmente nelle città che si creano le nuove idee, si diffonde rapidamente la conoscenza e l’innovazione e si crea lavoro, dall’altra le città portano con sé inquinamento, problemi sociali e un’alterazione più o meno accentuata delle condizioni climatiche (isola di calore urbano) e sanitarie (inquinamento, costituito soprattutto dalle polveri sottili). Secondo un altro grandissimo scienziato-scrittore, Jared Diamond, non vi è dubbio che la vita in città implica dei compromessi: grossi vantaggi in cambio di grosse rinunce. il compromesso fra libertà individuale e interessi collettivi e quello tra legami sociali e anonimato. La recente crisi economica sta comunque comportando, per tutte le città, un ripensamento della pianificazione urbanistica e una difficile riflessione strategica sullo sviluppo (Benanti, 2011). Se da una parte, come detto, le città sono innegabilmente centri di innovazione, di produttività, di gara intellettuale e hanno rappresentato e rappresentano tuttora un polo di attrazione per tutti (si pensi a Roma Imperiale, alla Firenze del Rinascimento, alla Parigi del ‘700 e alle città considerate attualmente all’avanguardia come Londra, New York, San Francisco ma anche, più recentemente, Dubai, Singapore e Bangalore), dall’altra non possono cancellare l’importanza delle interazioni sociali, del contatto “face to face” che, pur essendo cambiati per essere al passo con i tempi, continueranno a giocare un ruolo fondamentale. Il progresso materiale dell’uomo negli ultimi decenni è stato enorme, soprattutto nei paesi più evoluti e ricchi. Il boom delle scoperte scientifiche e l’avvento di sempre nuove tecnologie hanno cambiato il volto della vita quotidiana, le nostre abitudini, i nostri gesti e anche i nostri rapporti personali che, nell’era “social”, sono purtroppo spesso ridotti a scontri sul web, invece che al confronto nella vita reale. E il progresso ha anche prodotto una situazione veramente difficile a causa delle alterazioni e delle distruzioni inferte dall’uomo all’ambiente. Oggi paghiamo interessi passivi molto alti per questo “capitale ambientale” che abbiamo distrutto.
Il verde non è solo un colore: effetti su salute e benessere / Francesco Ferrini. - STAMPA. - (2022), pp. 66-77. (Intervento presentato al convegno “Il paesaggio al centro” tenutosi a Napoli nel 2018).
Il verde non è solo un colore: effetti su salute e benessere
Francesco Ferrini
Writing – Original Draft Preparation
2022
Abstract
Le città stanno, infatti, irreversibilmente crescendo, al contrario di ciò che ipotizzavano Gilder e Peters: nel 1995, sentenziarono in un articolo pubblicato su Forbes che “Le città sono un avanzo lasciatoci dall’era industriale”. Analizzando le potenzialità infinite di Internet, ritenevano che la Rete avrebbe annullato tutte le distanze rendendo quindi obsolete e inutili le città. Nello stesso anno l’Economist annunciò che la rivoluzione delle comunicazioni avrebbe portato alla “morte delle distanze”. La storia degli ultimi anni ha invece mostrato una tendenza opposta. I grandi agglomerati urbani stanno crescendo in un modo che si può definire bulimico: una porzione sempre maggiore della popolazione si sta spostando nelle grandi città del pianeta. Internet non ha svuotato di senso le città, anzi, le tecnologie digitali hanno invaso le strade e quartieri arricchendoli di nuovi servizi e creando un nuovo modo di vivere i centri abitati. Tuttavia, se da una parte è vero che nelle aree urbane vive ormai il 54% della popolazione mondiale ed è principalmente nelle città che si creano le nuove idee, si diffonde rapidamente la conoscenza e l’innovazione e si crea lavoro, dall’altra le città portano con sé inquinamento, problemi sociali e un’alterazione più o meno accentuata delle condizioni climatiche (isola di calore urbano) e sanitarie (inquinamento, costituito soprattutto dalle polveri sottili). Secondo un altro grandissimo scienziato-scrittore, Jared Diamond, non vi è dubbio che la vita in città implica dei compromessi: grossi vantaggi in cambio di grosse rinunce. il compromesso fra libertà individuale e interessi collettivi e quello tra legami sociali e anonimato. La recente crisi economica sta comunque comportando, per tutte le città, un ripensamento della pianificazione urbanistica e una difficile riflessione strategica sullo sviluppo (Benanti, 2011). Se da una parte, come detto, le città sono innegabilmente centri di innovazione, di produttività, di gara intellettuale e hanno rappresentato e rappresentano tuttora un polo di attrazione per tutti (si pensi a Roma Imperiale, alla Firenze del Rinascimento, alla Parigi del ‘700 e alle città considerate attualmente all’avanguardia come Londra, New York, San Francisco ma anche, più recentemente, Dubai, Singapore e Bangalore), dall’altra non possono cancellare l’importanza delle interazioni sociali, del contatto “face to face” che, pur essendo cambiati per essere al passo con i tempi, continueranno a giocare un ruolo fondamentale. Il progresso materiale dell’uomo negli ultimi decenni è stato enorme, soprattutto nei paesi più evoluti e ricchi. Il boom delle scoperte scientifiche e l’avvento di sempre nuove tecnologie hanno cambiato il volto della vita quotidiana, le nostre abitudini, i nostri gesti e anche i nostri rapporti personali che, nell’era “social”, sono purtroppo spesso ridotti a scontri sul web, invece che al confronto nella vita reale. E il progresso ha anche prodotto una situazione veramente difficile a causa delle alterazioni e delle distruzioni inferte dall’uomo all’ambiente. Oggi paghiamo interessi passivi molto alti per questo “capitale ambientale” che abbiamo distrutto.File | Dimensione | Formato | |
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