Bologna nel Cinquecento fu uno straordinario crocevia di esperienze e competenze la cui importanza per la storia dello spettacolo non è stata ancora adeguatamente posta in valore. Grazie alla sua posizione geografica fu tappa privilegiata di artisti, attori, cantanti e intellettuali che, attratti anche dagli importanti avvenimenti politico-diplomatici che qui si svolsero, trovarono negli accademici bolognesi dei committenti privilegiati. Il fitto tessuto di relazioni tra gli architetti-scenografi e i sodali del Viridario, del circolo di Achille Bocchi e dei meno noti Affumati e Sonnacchiosi furono il terreno ideale per la genesi dei trattati di Serlio e Vignola e per la definizione di un palcoscenico tecnologico che, realizzato nel 1543 da Prospero Fontana, può essere proficuamente messo a confronto con le coeve complessità macchinistiche descritte ante 1552 da Anton Francesco Doni e con quelle andate in scena a Milano nel 1549 di fronte al ventunenne Filippo d’Asburgo. Esperienze, a cui non furono estranei Baldassarre Peruzzi e Giorgio Vasari, che furono esportate nelle corti e nelle piazze d’Europa, contribuendo in modo sostanziale alla creazione di un linguaggio teatrale, architettonico e spettacolare comune. Basti qui ricordare la presenza nella Francia di Francesco I di Serlio, «pittore e architetto del Re», e Primaticcio, con le sue “capricciose invenzioni” per feste e mascherate di corte.

Architetti-scenografi a Bologna (1515-1543) / Lorena Vallieri. - In: WWW.DRAMMATURGIA.IT. - ISSN 1724-0336. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 0-0.

Architetti-scenografi a Bologna (1515-1543)

Lorena Vallieri
2020

Abstract

Bologna nel Cinquecento fu uno straordinario crocevia di esperienze e competenze la cui importanza per la storia dello spettacolo non è stata ancora adeguatamente posta in valore. Grazie alla sua posizione geografica fu tappa privilegiata di artisti, attori, cantanti e intellettuali che, attratti anche dagli importanti avvenimenti politico-diplomatici che qui si svolsero, trovarono negli accademici bolognesi dei committenti privilegiati. Il fitto tessuto di relazioni tra gli architetti-scenografi e i sodali del Viridario, del circolo di Achille Bocchi e dei meno noti Affumati e Sonnacchiosi furono il terreno ideale per la genesi dei trattati di Serlio e Vignola e per la definizione di un palcoscenico tecnologico che, realizzato nel 1543 da Prospero Fontana, può essere proficuamente messo a confronto con le coeve complessità macchinistiche descritte ante 1552 da Anton Francesco Doni e con quelle andate in scena a Milano nel 1549 di fronte al ventunenne Filippo d’Asburgo. Esperienze, a cui non furono estranei Baldassarre Peruzzi e Giorgio Vasari, che furono esportate nelle corti e nelle piazze d’Europa, contribuendo in modo sostanziale alla creazione di un linguaggio teatrale, architettonico e spettacolare comune. Basti qui ricordare la presenza nella Francia di Francesco I di Serlio, «pittore e architetto del Re», e Primaticcio, con le sue “capricciose invenzioni” per feste e mascherate di corte.
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Lorena Vallieri
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