Il monitoraggio estensivo delle condizioni delle foreste in Italia (Livello I – rete Con.Eco.For. – ICP Forests) ha messo in evidenza un progressivo peggioramento delle chiome, con una significativa tendenza all’aumento della defogliazione e della mortalità degli alberi nel periodo 2010 - 2022. I valori più alti di defogliazione coincidono con gli anni in cui si sono verificate ondate di calore e siccità (2012, 2017 e 2021-22) o gelate tardive (2016). La perdita di foglie è accompagnata da sintomi fogliari, soprattutto viraggi di colore. Latifoglie e conifere mostrano andamenti diversi. Le conifere occupano una specifica e limitata nicchia ecologica che si estende alla fascia montana dell’arco alpino. Hanno in genere un livello di defogliazione minore, rispetto alle latifoglie; ma negli ultimi anni la loro defogliazione è considerevolmente aumentata, probabilmente a causa di una combinazione di disturbi ambientali (tempesta Vaia e attacchi di bostrico). Per le latifoglie, abbiamo osservato risposte, in termini di defogliazione e mortalità di alberi, speciespecifiche, soprattutto in relazione alla capacità di ripristinare in breve tempo la condizione della chioma precedente agli impatti (resilienza). La roverella è la specie più resiliente, mentre il cerro, pur con livelli di defogliazione minori, mostra una maggiore mortalità. Le specie mesofile, come il faggio e il carpino nero, sono particolarmente soggette a defogliazione estiva; il castagno unisce agli impatti climatici i noti problemi fitosanitari. Anche le specie sempreverdi mediterranee (leccio) mostrano sensibilità agli eventi siccitosi. Le latifoglie hanno subito, inoltre, gli effetti delle anomalie climatiche estive del 2017 più intensamente alle basse quote, mentre nel 2022 è stato il piano montano appenninico a manifestare i maggiori incrementi di defogliazione. Dalle osservazioni e studi effettuati emergono le possibili evoluzioni delle condizioni delle foreste (resilienza, sub-ottimalità, declino), ed è evidenziata l’importanza del monitoraggio ai fini della futura gestione delle foreste e pianificazione territoriale e paesaggistica.

Bussotti F., Papitto G., Di Martino D., Cocciufa C., Cindolo C., Cenni E., Bettini D., Iacopetti G., Pollastrini M., 2023. Cambiamenti climatici e stato di salute delle foreste in Italia: tendenze e scenari dal monitoraggio estensivo (rete di Livello I - ICP Forests) nel periodo 2010-2022. Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (CUFAA). Roma / Bussotti F., Papitto G., Di Martino D., Cocciufa C., Cindolo C., Cenni E., Bettini D., Iacopetti G., Pollastrini M. - STAMPA. - (2023), pp. 1-26.

Bussotti F., Papitto G., Di Martino D., Cocciufa C., Cindolo C., Cenni E., Bettini D., Iacopetti G., Pollastrini M., 2023. Cambiamenti climatici e stato di salute delle foreste in Italia: tendenze e scenari dal monitoraggio estensivo (rete di Livello I - ICP Forests) nel periodo 2010-2022. Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (CUFAA). Roma

Bussotti F.;Cenni E.;Bettini D.;Iacopetti G.;Pollastrini M
2023

Abstract

Il monitoraggio estensivo delle condizioni delle foreste in Italia (Livello I – rete Con.Eco.For. – ICP Forests) ha messo in evidenza un progressivo peggioramento delle chiome, con una significativa tendenza all’aumento della defogliazione e della mortalità degli alberi nel periodo 2010 - 2022. I valori più alti di defogliazione coincidono con gli anni in cui si sono verificate ondate di calore e siccità (2012, 2017 e 2021-22) o gelate tardive (2016). La perdita di foglie è accompagnata da sintomi fogliari, soprattutto viraggi di colore. Latifoglie e conifere mostrano andamenti diversi. Le conifere occupano una specifica e limitata nicchia ecologica che si estende alla fascia montana dell’arco alpino. Hanno in genere un livello di defogliazione minore, rispetto alle latifoglie; ma negli ultimi anni la loro defogliazione è considerevolmente aumentata, probabilmente a causa di una combinazione di disturbi ambientali (tempesta Vaia e attacchi di bostrico). Per le latifoglie, abbiamo osservato risposte, in termini di defogliazione e mortalità di alberi, speciespecifiche, soprattutto in relazione alla capacità di ripristinare in breve tempo la condizione della chioma precedente agli impatti (resilienza). La roverella è la specie più resiliente, mentre il cerro, pur con livelli di defogliazione minori, mostra una maggiore mortalità. Le specie mesofile, come il faggio e il carpino nero, sono particolarmente soggette a defogliazione estiva; il castagno unisce agli impatti climatici i noti problemi fitosanitari. Anche le specie sempreverdi mediterranee (leccio) mostrano sensibilità agli eventi siccitosi. Le latifoglie hanno subito, inoltre, gli effetti delle anomalie climatiche estive del 2017 più intensamente alle basse quote, mentre nel 2022 è stato il piano montano appenninico a manifestare i maggiori incrementi di defogliazione. Dalle osservazioni e studi effettuati emergono le possibili evoluzioni delle condizioni delle foreste (resilienza, sub-ottimalità, declino), ed è evidenziata l’importanza del monitoraggio ai fini della futura gestione delle foreste e pianificazione territoriale e paesaggistica.
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