La castanicoltura da frutto ha storicamente rivestito un ruolo fondamentale per la sopravvivenza delle popolazioni delle aree più interne e svantaggiate del nostro Paese. Al valore inestimabile che essa continua a rappresentare per l’economia della montagna, si aggiungono oggi le funzioni sociale, culturale e paesaggistica. Il valore paesaggistico del castagneto è, tra l’altro, funzionale al mantenimento dei caratteri identitari del territorio e della sua immagine, garanzia per la promozione dei prodotti locali e volano dell’offerta turistica. Negli ultimi decenni, purtroppo, la castanicoltura è stata pesantemente messa in ginocchio dai mutamenti climatici e dalle trasformazioni economiche e sociali verificatesi a partire dal secondo dopoguerra. Tali vicissitudini, in primo luogo lo spopolamento dei territori montani, hanno portato ad un progressivo abbandono ed all’invecchiamento dei castagneti. A queste congiunture sfavorevoli si è aggiunto anche il declino fisiologico dei castagneti, accentuato dalla recrudescenza o dall’introduzione di gravi malattie, come il “Mal dell’inchiostro” e il “Cancro del castagno”, che hanno letteralmente devastato cedui e castagneti da frutto. A partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, tuttavia, dopo decenni di oblio, grazie anche al miglioramento della situazione fitosanitaria, conseguente alla remissione del cancro corticale dovuta alla diffusione dell’ipovirulenza, i castagni hanno cominciato a riprendersi ed a prosperare. Si è quindi registrato un rinnovato interesse per la coltura del castagno, il cui frutto si è affermato sul mercato, sia nazionale che estero, come un’importante risorsa dell’agroalimentare italiano. Ciò è stato favorito anche dal recupero e dal rilancio di alcune cultivar di marroni e di castagne di pregio. Tra i fattori che hanno incentivato la ripresa della castanicoltura, soprattutto in alcune aree castanicole orograficamente vocate, vi è l’impulso che il progresso tecnologico ha fornito al settore, con la meccanizzazione della raccolta e di altre operazioni di campo, quali la potatura. Purtroppo, a partire dagli anni 2000, l’introduzione di nuovi parassiti, nella fattispecie il cinipide galligeno ed il marciume bruno o gessoso delle castagne, hanno nuovamente messo in crisi la castanicoltura, ancora oggi condotta in vaste aree del Paese con metodi tradizionali, decurtando pesantemente la produzione castanicola. Per invertire tale trend negativo e salvaguardare questa preziosa coltura, come pure per provare ad arginare lo spopolamento della montagna, le cui popolazioni costituiscono un presidio fondamentale per la protezione del territorio (anche dal dissesto idrogeologico), diventa prioritaria la conoscenza dell’ospite castagno, delle sue avversità parassitarie e delle innovazioni tecnologiche che possono far conseguire un aumento ed una diversificazione del reddito. Questo manuale, dopo una disamina degli aspetti biologici ed ecologici della coltura del castagno e delle sue principali avversità parassitarie, fornisce conoscenze e criteri per una gestione del castagneto che riesca a coniugare tradizione e modernità.
Il Castagno da frutto / Moricca Salvatore, Bracalini Matteo, Panzavolta Tiziana. - ELETTRONICO. - (2022).
Il Castagno da frutto
Moricca Salvatore;Bracalini Matteo;Panzavolta Tiziana
2022
Abstract
La castanicoltura da frutto ha storicamente rivestito un ruolo fondamentale per la sopravvivenza delle popolazioni delle aree più interne e svantaggiate del nostro Paese. Al valore inestimabile che essa continua a rappresentare per l’economia della montagna, si aggiungono oggi le funzioni sociale, culturale e paesaggistica. Il valore paesaggistico del castagneto è, tra l’altro, funzionale al mantenimento dei caratteri identitari del territorio e della sua immagine, garanzia per la promozione dei prodotti locali e volano dell’offerta turistica. Negli ultimi decenni, purtroppo, la castanicoltura è stata pesantemente messa in ginocchio dai mutamenti climatici e dalle trasformazioni economiche e sociali verificatesi a partire dal secondo dopoguerra. Tali vicissitudini, in primo luogo lo spopolamento dei territori montani, hanno portato ad un progressivo abbandono ed all’invecchiamento dei castagneti. A queste congiunture sfavorevoli si è aggiunto anche il declino fisiologico dei castagneti, accentuato dalla recrudescenza o dall’introduzione di gravi malattie, come il “Mal dell’inchiostro” e il “Cancro del castagno”, che hanno letteralmente devastato cedui e castagneti da frutto. A partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, tuttavia, dopo decenni di oblio, grazie anche al miglioramento della situazione fitosanitaria, conseguente alla remissione del cancro corticale dovuta alla diffusione dell’ipovirulenza, i castagni hanno cominciato a riprendersi ed a prosperare. Si è quindi registrato un rinnovato interesse per la coltura del castagno, il cui frutto si è affermato sul mercato, sia nazionale che estero, come un’importante risorsa dell’agroalimentare italiano. Ciò è stato favorito anche dal recupero e dal rilancio di alcune cultivar di marroni e di castagne di pregio. Tra i fattori che hanno incentivato la ripresa della castanicoltura, soprattutto in alcune aree castanicole orograficamente vocate, vi è l’impulso che il progresso tecnologico ha fornito al settore, con la meccanizzazione della raccolta e di altre operazioni di campo, quali la potatura. Purtroppo, a partire dagli anni 2000, l’introduzione di nuovi parassiti, nella fattispecie il cinipide galligeno ed il marciume bruno o gessoso delle castagne, hanno nuovamente messo in crisi la castanicoltura, ancora oggi condotta in vaste aree del Paese con metodi tradizionali, decurtando pesantemente la produzione castanicola. Per invertire tale trend negativo e salvaguardare questa preziosa coltura, come pure per provare ad arginare lo spopolamento della montagna, le cui popolazioni costituiscono un presidio fondamentale per la protezione del territorio (anche dal dissesto idrogeologico), diventa prioritaria la conoscenza dell’ospite castagno, delle sue avversità parassitarie e delle innovazioni tecnologiche che possono far conseguire un aumento ed una diversificazione del reddito. Questo manuale, dopo una disamina degli aspetti biologici ed ecologici della coltura del castagno e delle sue principali avversità parassitarie, fornisce conoscenze e criteri per una gestione del castagneto che riesca a coniugare tradizione e modernità.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
INGECA Manuale dic.2022 web.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Pdf editoriale (Version of record)
Licenza:
Open Access
Dimensione
5.69 MB
Formato
Adobe PDF
|
5.69 MB | Adobe PDF |
I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.