Al capitolo 54 della Vita Ambrosii di Paolino di Milano, si narra un episodio singolare. Giunto a Cartagine per un banchetto in casa del diacono Fortunato, insieme a Vincenzo, vescovo di Culci, a Murano, vescovo di Bol, e altri vescovi e diaconi, Paolino, poiché Murano ha iniziato a sparlare di Ambrogio, si vede costretto a raccontare l’infelice sorte toccata a un presbitero della Chiesa di Milano, un certo Donato, il quale, proprio come sta facendo ora il vescovo Murano, ha offeso la memoria di Ambrogio; immediatamente Murano incorre nella stessa fine: colpito da un grave malanno, nel giro di pochi giorni muore. Anche in Gallia non paiono mancare detractores: Sulpicio Severo contrappone l’umiltà di Martino di Tours alle abitudini ‘mondane’ del vescovo di Milano, pronto ad intrattenere rapporti proficui con le più influenti personalità, invitando a pranzo consules e praetores (Dial. 1,25,6). Come si vede, intorno alla figura di Ambrogio circolano maldicenze, che ne intaccano la memoria, senza contare che Pelagio lo chiama in causa a supporto della sua dottrina. Come intervenire e preservarne il retto ricordo? In funzione polemica, soprattutto in direzione antipelagiana, Agostino utilizza la figura di Ambrogio sul versante dottrinario, mostrandolo un campione della lotta contro gli ariani e dei nemici della Chiesa, un predicatore instancabile della parola divina, un maestro e modello esemplare, dispensator Dei, il cui carisma e insegnamento sono stati all’origine della sua conversione. Questa utilizzazione letteraria, diretta contro quanti denigrano post mortem la memoria di Ambrogio, trova un completamento sul versante agiografico nella stesura della Vita Ambrosii di Paolino, sollecitata da Agostino stesso. L’espressione detraheret memoriae Sacerdotis (vit. Ambr. 54,1) sembra proprio mettere in luce la volontà di rispondere a critiche e intenti polemici, per far conoscere ai lettori la vita di «questo santo uomo» (vit. Ambr. 1,1). Nella Vita Ambrosii, Ambrogio diventa, infatti, un campione di grazia e santità, unite strettamente alla pastorale, alla gestione degli affari della Chiesa, al culto dei martiri, ai rapporti con le autorità civili, alla diplomazia. Tali virtutes sono funzionali alla creazione di una nuova figura episcopale, garantita dal favore divino. Ecco fatta salva, propagandata e strumentalizzata la memoria del vescovo di Milano. Un secolo più tardi, nell’Italia ostrogota, i carmina di Ennodio, diacono di Milano, mostrano la portata, ormai universale, raggiunta dalla memoria di Ambrogio (instituit populos, è detto di lui) e dal ruolo da lui giocato nella costruzione di un nuovo equilibrio ecclesiale, politico e sociale. Egli è il capostipite di una schiera illustre di successori, la cui memoria si traduce naturalmente in esaltazione della Chiesa: Ambrogio è il fondatore della ʻChiesa ambrosianaʼ.

La costruzione letteraria della memoria di Ambrogio: Agostino, Paolino di Milano ed Ennodio / Roberta Franchi. - STAMPA. - (2023), pp. 369-383. (Intervento presentato al convegno La memoria: forme e finalità del ricordare nel cristianesimo antico).

La costruzione letteraria della memoria di Ambrogio: Agostino, Paolino di Milano ed Ennodio

Roberta Franchi
2023

Abstract

Al capitolo 54 della Vita Ambrosii di Paolino di Milano, si narra un episodio singolare. Giunto a Cartagine per un banchetto in casa del diacono Fortunato, insieme a Vincenzo, vescovo di Culci, a Murano, vescovo di Bol, e altri vescovi e diaconi, Paolino, poiché Murano ha iniziato a sparlare di Ambrogio, si vede costretto a raccontare l’infelice sorte toccata a un presbitero della Chiesa di Milano, un certo Donato, il quale, proprio come sta facendo ora il vescovo Murano, ha offeso la memoria di Ambrogio; immediatamente Murano incorre nella stessa fine: colpito da un grave malanno, nel giro di pochi giorni muore. Anche in Gallia non paiono mancare detractores: Sulpicio Severo contrappone l’umiltà di Martino di Tours alle abitudini ‘mondane’ del vescovo di Milano, pronto ad intrattenere rapporti proficui con le più influenti personalità, invitando a pranzo consules e praetores (Dial. 1,25,6). Come si vede, intorno alla figura di Ambrogio circolano maldicenze, che ne intaccano la memoria, senza contare che Pelagio lo chiama in causa a supporto della sua dottrina. Come intervenire e preservarne il retto ricordo? In funzione polemica, soprattutto in direzione antipelagiana, Agostino utilizza la figura di Ambrogio sul versante dottrinario, mostrandolo un campione della lotta contro gli ariani e dei nemici della Chiesa, un predicatore instancabile della parola divina, un maestro e modello esemplare, dispensator Dei, il cui carisma e insegnamento sono stati all’origine della sua conversione. Questa utilizzazione letteraria, diretta contro quanti denigrano post mortem la memoria di Ambrogio, trova un completamento sul versante agiografico nella stesura della Vita Ambrosii di Paolino, sollecitata da Agostino stesso. L’espressione detraheret memoriae Sacerdotis (vit. Ambr. 54,1) sembra proprio mettere in luce la volontà di rispondere a critiche e intenti polemici, per far conoscere ai lettori la vita di «questo santo uomo» (vit. Ambr. 1,1). Nella Vita Ambrosii, Ambrogio diventa, infatti, un campione di grazia e santità, unite strettamente alla pastorale, alla gestione degli affari della Chiesa, al culto dei martiri, ai rapporti con le autorità civili, alla diplomazia. Tali virtutes sono funzionali alla creazione di una nuova figura episcopale, garantita dal favore divino. Ecco fatta salva, propagandata e strumentalizzata la memoria del vescovo di Milano. Un secolo più tardi, nell’Italia ostrogota, i carmina di Ennodio, diacono di Milano, mostrano la portata, ormai universale, raggiunta dalla memoria di Ambrogio (instituit populos, è detto di lui) e dal ruolo da lui giocato nella costruzione di un nuovo equilibrio ecclesiale, politico e sociale. Egli è il capostipite di una schiera illustre di successori, la cui memoria si traduce naturalmente in esaltazione della Chiesa: Ambrogio è il fondatore della ʻChiesa ambrosianaʼ.
2023
LA MEMORIA FORME E FINALITÀ DEL RICORDARE NEL CRISTIANESIMO ANTICO XLVIII Incontro di Studiosi dell’Antichità Cristiana (Roma, 5-7 maggio 2022)
La memoria: forme e finalità del ricordare nel cristianesimo antico
Roberta Franchi
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