Introduzione. Sebbene durante la pandemia da covid-19 i tassi di violenza di genere fossero in aumento, le richieste di aiuto ai Centri Anti-Violenza (CAV) risultavano essere notevolmente scarse (Pramstrahler, 2020). Risulta quindi importante indagare i predittori psicosociali in grado di predire l’intenzione di richiedere aiuto in caso di bisogno. La Teoria dell’Azione Ragionata (TAR, Ajzen & Fishbein, 1980) fornisce una struttura di base che mira a spiegare come si concretizzano i comportamenti individuali. In particolare, essa individua tre fattori predittivi dell’attuazione del comportamento: l’intenzione comportamentale; le norme soggettive (l’influenza che le opinioni altrui esercitano sulle scelte dell’individuo); l’atteggiamento verso il comportamento (la valutazione favorevole o sfavorevole dell’adottare o meno uno specifico comportamento). La cultura, con i suoi fattori ideologici, gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento di determinate credenze sia sulla violenza di genere che sui suoi attori. Alla base della società ci sono ideologie molto radicate nel sessismo. Una forma specifica e “moderna” di sessismo è quello benevolo, che colloca le donne in uno stato subalterno rispetto all’uomo, promuovendo atteggiamenti estremamente protettivi e paternalistici, che nascondono sottilmente una considerazione negativa della donna (Glick & Fiske, 1996). Metodo. Hanno preso parte allo studio 110 donne italiane (età media = 37.46, DS = 15.07), che hanno compilato, durante la seconda fase del covid-19, una survey online, volta a misurare le seguenti variabili: norme soggettive relative al rivolgersi ad un CAV, atteggiamento verso il comportamento, sessismo benevolo e intenzione di rivolgersi ad un CAV. Sono state condotte analisi correlazionali e di regressione gerarchica multi-step. Risultati. I risultati mostrano come le norme soggettive (β = .66, p < .000) e l’atteggiamento favorevole verso il comportamento (β =.18, p < .01) predicono in modo positivo e statisticamente significativo le intenzioni di rivolgersi ad un CAV. Il sessismo benevolo risulta invece un predittore negativo (β = -.16, p < .05). Il modello spiega il 53% della varianza. Discussione e Conclusioni. In linea con la TAR (Fishbein & Ajzen, 1975), i risultati confermano il ruolo delle determinanti prossimali delle intenzioni comportamentali: le norme soggettive e l’atteggiamento verso il comportamento. La percezione che i referenti salienti (pari e famiglia) ritengano importante rivolgersi ad un CAV in caso di indicatori di violenza, insieme alla valutazione favorevole di tale comportamento, sembra incrementare la probabilità di rivolgersi in futuro ad un CAV. Inoltre, la percezione da parte delle donne di essere in uno stato subalterno rispetto all’uomo riduce le intenzioni di rivolgersi ad un CAV in caso di potenziale violenza. Questo risultato potrebbe essere spiegato considerando che il sessismo benevolo legittima reazioni negative verso coloro che non soddisfano le tradizionali aspettative di ruolo di genere, rifiutando la protezione maschile (Valor-Segura et al., 2011) che, in questo studio, corrisponde al rivolgersi ad un CAV. I risultati ottenuti potrebbero essere utili per strutturare interventi di promozione della salute, facendo leva sui referenti salienti e le credenze relative alle conseguenze positive della richiesta di aiuto. Contemporaneamente, sarebbe opportuno intervenire ristrutturando, nelle donne, le credenze disfunzionali alla base del sessismo benevolo interiorizzato.
Analisi dei predittori psicosociali dell’intenzione di rivolgersi ad un centro anti-violenza durante il covid-19 / Cristian Di Gesto; Giulia Rosa Policardo. - ELETTRONICO. - 1:(2023), pp. 233-254.
Analisi dei predittori psicosociali dell’intenzione di rivolgersi ad un centro anti-violenza durante il covid-19
Cristian Di Gesto
;Giulia Rosa Policardo
2023
Abstract
Introduzione. Sebbene durante la pandemia da covid-19 i tassi di violenza di genere fossero in aumento, le richieste di aiuto ai Centri Anti-Violenza (CAV) risultavano essere notevolmente scarse (Pramstrahler, 2020). Risulta quindi importante indagare i predittori psicosociali in grado di predire l’intenzione di richiedere aiuto in caso di bisogno. La Teoria dell’Azione Ragionata (TAR, Ajzen & Fishbein, 1980) fornisce una struttura di base che mira a spiegare come si concretizzano i comportamenti individuali. In particolare, essa individua tre fattori predittivi dell’attuazione del comportamento: l’intenzione comportamentale; le norme soggettive (l’influenza che le opinioni altrui esercitano sulle scelte dell’individuo); l’atteggiamento verso il comportamento (la valutazione favorevole o sfavorevole dell’adottare o meno uno specifico comportamento). La cultura, con i suoi fattori ideologici, gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento di determinate credenze sia sulla violenza di genere che sui suoi attori. Alla base della società ci sono ideologie molto radicate nel sessismo. Una forma specifica e “moderna” di sessismo è quello benevolo, che colloca le donne in uno stato subalterno rispetto all’uomo, promuovendo atteggiamenti estremamente protettivi e paternalistici, che nascondono sottilmente una considerazione negativa della donna (Glick & Fiske, 1996). Metodo. Hanno preso parte allo studio 110 donne italiane (età media = 37.46, DS = 15.07), che hanno compilato, durante la seconda fase del covid-19, una survey online, volta a misurare le seguenti variabili: norme soggettive relative al rivolgersi ad un CAV, atteggiamento verso il comportamento, sessismo benevolo e intenzione di rivolgersi ad un CAV. Sono state condotte analisi correlazionali e di regressione gerarchica multi-step. Risultati. I risultati mostrano come le norme soggettive (β = .66, p < .000) e l’atteggiamento favorevole verso il comportamento (β =.18, p < .01) predicono in modo positivo e statisticamente significativo le intenzioni di rivolgersi ad un CAV. Il sessismo benevolo risulta invece un predittore negativo (β = -.16, p < .05). Il modello spiega il 53% della varianza. Discussione e Conclusioni. In linea con la TAR (Fishbein & Ajzen, 1975), i risultati confermano il ruolo delle determinanti prossimali delle intenzioni comportamentali: le norme soggettive e l’atteggiamento verso il comportamento. La percezione che i referenti salienti (pari e famiglia) ritengano importante rivolgersi ad un CAV in caso di indicatori di violenza, insieme alla valutazione favorevole di tale comportamento, sembra incrementare la probabilità di rivolgersi in futuro ad un CAV. Inoltre, la percezione da parte delle donne di essere in uno stato subalterno rispetto all’uomo riduce le intenzioni di rivolgersi ad un CAV in caso di potenziale violenza. Questo risultato potrebbe essere spiegato considerando che il sessismo benevolo legittima reazioni negative verso coloro che non soddisfano le tradizionali aspettative di ruolo di genere, rifiutando la protezione maschile (Valor-Segura et al., 2011) che, in questo studio, corrisponde al rivolgersi ad un CAV. I risultati ottenuti potrebbero essere utili per strutturare interventi di promozione della salute, facendo leva sui referenti salienti e le credenze relative alle conseguenze positive della richiesta di aiuto. Contemporaneamente, sarebbe opportuno intervenire ristrutturando, nelle donne, le credenze disfunzionali alla base del sessismo benevolo interiorizzato.File | Dimensione | Formato | |
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